MEDITAZIONE PARTE VENTISETTESIMA
Con la meditazione si partecipa al processo che riflette e corrisponde al ritmo creativo della vita planetaria che si manifesta come allineamento, penetrazione, accostamento a un Centro superiore di conoscenza e contatto con Esso, con l’anima , la Triade , la Gerarchia e il Maestro . Vi è poi un interludio superiore in cui la mente, tenuta ferma nella luce, ne percepisce una più grande e ne è pervasa. Segue la precipitazione, cioè un flusso d’energia conforme a uno scopo e a un modello specifici. Il flusso d’energia è concentrato e indirizzato nell’azione progettata e ciò costituisce l’interludio inferiore in cui il cervello è impregnato e stimolato all’azione.
La mente usa come veicolo la personalità. Essa ha come specialità la capacità di Legare insieme le percezioni unendovi le varie sensazioni in una sola. Quest’attività del corpo mentale agisce sull’astrale, il quale a sua volta agisce sull’eterico e sul denso . Il pensare, dal lato forma è stabilire delle relazioni fra queste immagini; dal lato Vita consiste nelle corrispondenti modificazioni che avvengono nell’interno del conoscitore stesso.
Da manas proviene il senso di libertà, la certezza di poter dirigere se stessi, di dominare con la materia superiore l’inferiore, per quanto quest’ultima possa ribellarsi e lottare.
La personalità è l’amalgama di energia mentale ed emotiva con la forza vitale, tutte e tre mascherate, celate e anche rivelate da un involucro esterno, cioè da una forma di materia fisica concreta, quest’ultima caricata di energia negativa. La loro fusione causa quel senso d’individualità che giustifica l’uso dell’“io” e riferisce a sé ogni evento. Questo ente centrale e consapevole, quando esiste, adopera la mente, reagisce in maniera sensoria tramite il veicolo emotivo, infonde energia sul fisico denso (mediante l’eterico) e si chiama personalità.
Personalità è uno stato di coscienza dominata dalla mente ed è superata, quando questa perde il predominio; poiché la mente individuale è parte integrante dell’universale e il principio mentale è inerente a tutte le forme e individualità.
Tutto l’insegnamento, che riguarda la “magia bianca”, è esposto dal punto di vista dell' Angelo solare e del Fuoco solare. Le prime sei regole riguardano il lavoro del mago sul piano mentale, la sua manipolazione dell’energia solare e la capacità di stimolare i costruttori a collaborare con i suoi propositi, le Leggi della parola, l’apparizione exoterica (per intuizione) dell’espressione scritta e il significato del colore e del suono .
La prima regola insegna che mediante l’allineamento con l’ego, il suo Angelo solare, il Mago si fa ricettivo ai suoi piani e propositi e perciò sarà capace di ricevere l'impressione superiore che è il risultato della vibrazione solare. I pitri solare comunicano con la sua ombra o riflesso mediante il sutratma che scende attraverso i corpi fino al punto d’ingresso del cervello fisico.
La seconda regola ci dice che ciò comporta una discesa di forza dai livelli superiori del piano mentale e una reciproca vibrazione tra l’ego e quell’emanante dall’uomo, il riflesso. Quando queste due vibrazioni sono sintonizzate e l’azione mutua e ritmica, allora le due meditazioni procedono simultaneamente e il lavoro di magia e di creazione può proseguire senza ostacoli, perché la forza circola liberamente attraverso:
· Quel cerchio di petali del loto egoico che l’Ego decide di usare o sta per usare.
· Il centro del cervello fisico, attivo nella meditazione.
· Il centro di forza generato dall’individuo sul piano mentale inferiore, quando costruisce la forma pensiero occorrente e a spingere in attività i Costruttori che possono rispondere alla vibrazione emessa.
L’Angelo solare forma un triangolo composto dallo stesso Angelo o Deva, dall’uomo sul piano fisico e dal minuscolo punto di forza derivante dal loro sforzo unito.
Nei tre mondi , l’uomo procede secondo linee analoghe al Logos , quando creò il sistema che nacque con l’unione dello spirito e della materia ; ossia: i tre che sono illuminati dalla luce dell’Uno sono le tre persone della triade inferiore, il corpo mentale, astrale e fisico. Essi insieme all’illuminatore fanno i “quattro” di cui si parla.
Nella terza regola è detto che il mago bianco accresce la vibrazione con strenua concentrazione, visualizza la forma che vuole costruire in tutte le sue parti e la vede “davanti con l’occhio della mente”; alla nota emanata dall’Ego sul suo piano che risvegliò il “riflesso” e suscitò la risposta, risponde la seconda nota emessa dall’individuo sul piano fisico che ascende ed è udita sul piano mentale.
Per produrre dei risultati l’aspirante:
· Tranquillizza i suoi corpi e ascolta “la voce del silenzio”, risponde coscientemente a quella voce e riflette su quanto comunica.
· Pronuncia la Parola “sacra ”, riprendendo la nota dell’Ego, e mettendola per potenziare il suono egoico e per mettere in moto la materia del piano mentale, visualizzando contemporaneamente la forma—pensiero per incarnare in dettaglio i propositi egoici.
Se il processo riesce, il punto focale dell’energia sul piano mentale inferiore si rafforza e la sua luce o il suo fuoco si fa sentire. Esso diventa visualmente oggettivo e attira l’attenzione dei costruttori minori con l’irradiazione, la vibrazione attiva, il suono o la nota e la luce. Con ciò essi radunandosi fanno apparire la forma prendendo uno dopo l’altro il proprio posto.
Quarta regola. L’individuo è stato spinto finora dalla volontà egoica, ma ha mescolato a essa molta energia di desiderio e amore, raccogliendo così sul piano mentale il materiale occorrente per la forma-pensiero. Sui livelli concreti del piano mentale si vede una forma di materia mentale coerente, viva, vibrante e del genere desiderato. Con un atto di volontà l’uomo dà alla forma vivente il potere di “liberarsi” in modo che essa compia inevitabilmente la sua missione.
Quinta regola. Il mago deve badare che la forma che ha costruito e che tiene legata a sé con un filo sottile di sostanza animata, non muoia per mancanza di sostentamento vitale, né che ritorni a lui senza aver compiuto la sua missione, poiché altrimenti diventa una minaccia per il mago, che diverrebbe vittima di ciò che ha creato. Egli perciò sta attento che il movente o desiderio sottostante all’idea, ora rivestita del suo primo involucro, conservi la primitiva purezza, che non sia permesso ad alcuna traccia d’intento egoistico, a nessuna perversione del proposito iniziale dell’Angelo Solare, d’introdurre una vibrazione indegna. Dopo aver “purificato” le acque o salvaguardato i suoi desideri, il pensatore procede poi (con l’uso di certe parole che gli sono insegnate dall’Angelo Solare) a proteggersi dai deva di natura elementale con i quali si propone di lavorare. Sul piano mentale, la natura e la vibrazione dell’Angelo davano una protezione sufficiente ma, ora si propone di lavorare con gli elementali e gli esseri più pericolosi dei tre mondi.
Nel momento in cui la forma pensiero è pronta a ricevere l’involucro astrale, sono pronunciate dal pensatore e dall’Angelo Solare, le formule protettive. Il mantra riguarda le forze che spingono all’attività gli Agnisurya e promuove una corrente d’energia protettrice da uno dei petali del cuore che compone il loto egoico. Questa circola attraverso il centro della gola dell’individuo e stabilisce intorno a lui una corrente circolatoria d’energia che respinge automaticamente i deva che potrebbero minacciare (con il loro lavoro cieco e non intelligente) la sua pace. Dopo aver tenuto conto di queste due fasi — aggiustato il desiderio e protetta l’identità — tanto l’Angelo Solare che l’operatore di magia conserva un atteggiamento di contemplazione , ossia quella condizione profonda che segue quella chiamata meditazione.
Nella contemplazione l’occhio interiore è fisso sull’oggetto della contemplazione e questo produce una corrente continua di energia centrata sull’obiettivo, producendo vitalizzazione e attività. Essa è la base del “lavoro di trasmutazione ”.
Sesta regola. Una delle regole fondamentali alla base di tutti i processi magici è che nessuno è un Mago o un operatore di magia bianca finché il terzo occhio non sia aperto o in via di aprirsi, perché è per mezzo di quest’occhio che la forma è energizzata, governata e diretta, e che i costruttori o forze minori sono spinti in una linea particolare di attività.
Riflettendo sulla volontà , l’aspetto Spirito, il Padre in Cielo, il proposito dirigente, l’energia cosciente e l’intento dinamico, fa sì che appaia la facoltà del terzo occhio. Con la pratica del potere di visualizzare il terzo occhio si sviluppa.
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