MEDITAZIONE PARTE TRENTUNESIMA
…La contemplazione , a un certo punto s’interrompe senza la nostra volontà, e notiamo che affiorano delleidee che non sono le nostre ma che provengono, attraverso la nostra Anima , dalla Mente Universale o dalla "nuvola di cose conoscibili" (come ci dice Patanjali) o dal piano buddhico dove si trova il nostro Ashram.
Nella contemplazione, l'atteggiamento ricettivo avviene inavvertitamente e si comincia a percepire una sensibilità e un modo d'essere più profondo, ampio, intuitivo e immediato.
La meditazione spirituale è di carattere eminentemente ricettivo e porta non solo alla completezza e all’armonia, ma anche allo sviluppo di una sensitività diversa, all'attivazione di facoltà fino allora latenti, al risveglio dell’intuizione e della creatività e, soprattutto, alla capacità di vivere in maniera autentica e totale, esprimendo il nostro vero essere, il Sè .
Con la parola resa al divino, s’intende un atteggiamento di totale accettazione e di completa fiducia verso la Volontà del Sé, che deriva dal superamento delle resistenze e delle "ostinazioni" del non-sè , principale ostacolo al risveglio della vera coscienza .
E' essenziale essere dei contemplativi, in senso occulto e non mistico . Nella meditazione dobbiamo mirare a conseguire il più rapidamente possibile il culmine del processo, attraverso gli stadi di allineamento , concentrazione , meditazione e contemplazione; per vivere come anima nel proprio mondo, contemplando l'oceano di energie in cui operano gli iniziati e dove ciascuno di noi dovrà un giorno, in questa vita o in un'altra, occupare il posto. Questo stato deve essere perseguito e annotarne esattamente le impressioni. Quando siamo in meditazione profonda, dobbiamo immaginare l'anima (che è noi stessi) che contempla nel suo mondo e perciò dobbiamo cercare di vedere ciò che Essa conosce in rapporto al tema scelto.
La contemplazione è l’identificazione del conoscitore (la personalità) con l’anima , entro la forma. Questa comunione praticata anche fra esseri umani dà la possibilità di acquisire una conoscenza più profonda; quando si supera la forma e si perviene alla qualità altrui, si tocca allora quell’aspetto della coscienza che è analogo alla propria. Se ne conoscono i propositi, le aspirazioni, le speranze e gli scopi. Quanto meglio si conosce se stesso e la propria anima, tanto più profonda è la conoscenza del nostro fratello. Infine può identificarsi con lui ed essere quale egli è, conoscendo e sentendo come l’anima sua conosce e sente.
Nella contemplazione l’oggetto (presentato alla mente dalla memoria) non è più considerato, né si ode la parola che lo designa e ne esprime il potere. Solamente l’idea, di cui oggetto e parola sono espressione, è realizzata, e il percipiente penetra nel mondo delle idee e delle cause. È la contemplazione pura, senza forma né pensiero. Egli guarda il mondo delle cause, vede con chiarezza gli impulsi divini e, avendo così contemplato le opere recondite del regno di Dio, riflette nella mente quieta ciò che ha "visto" e questa riversa la conoscenza nel cervello…
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