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meditazione parte trentaduesima



MEDITAZIONE
PARTE TRENTADUESIMA

Il      processo per raggiungere la contemplazione  è il seguente:

I.       La coscienza del corpo (istintiva e volta all’esterno) si tras­ferisce nella testa. Ciò richiede il ritirarsi e la definitiva concentrazione della coscienza nella regione della ghiandola pineale .

2.  La coscienza si trasferisce dalla testa nella mente; il cervello rimane ben desto e il ritiro è intrapreso cosciente­mente tramite il corpo eterico , usando il brahamananda (centro della testa), cioè l’apertura alla sommità del capo. Tutto ciò senza trance, senza cadere nel sonno o nell’incoscienza. Il processo è attivo.

3.     La coscienza passa dalla mente all’anima, nel corpo causale  o loto egoico. Allora cervello, mente  e anima  sono un’unità coerente, viva, desta, positiva e stabile.

        È possibile quindi il samadhi  o contemplazione spirituale o identificazione  in cui l’anima osserva il proprio mondo, vede le cose della Realtà divina quali sono.

È molto difficile descrivere o spiegare l’elevato stato di samadhi o contemplazione, perché parole e frasi sono il tentativo di trasmettere al cervello quanto gli consenta d’intendere e volere il processo.

Nella contemplazione si trascende:

I.       La coscienza cerebrale o le percezioni fisiche di tempo e spazio.

2.     Le reazioni emotive al soggetto della meditazione.

3.     Le attività mentali, si che tutte le modificazioni del principio pensante e le reazioni emotive  del desiderio —mente sono soggiogate e non se n’è più coscienti.

         Si è tuttavia intensamente vivi, positivi e vigili, perché cervello e mente sono sotto rigido controllo e non possono interferire. Letteralmente ciò significa che la vita indipendente delle forme, mediante cui opera il sè reale , è acquietata e dominata ed egli, cosciente nel proprio mondo, fa pieno uso del cervello, della mente e dei corpi del sé inferiore, suo veicolo o strumento. Egli è perciò concentrato in Sé, cioè nell’anima. Ogni senso di separazione del sè inferiore  è trasceso, ed egli s’identifica con l’anima della forma oggetto di meditazione.  Non ostacolato dalla sostanza mentale né dal desiderio, entra in samadhi, che ha quattro caratteristiche:

1.      Assorbimento nella coscienza  dell’anima, e per ciò consapevolezza  dell’anima di tutte   le cose. La forma è perduta di vista e si scorge la realtà che tutte le forme celano.

2.    Liberazione dai tre mondi  della percezione sensoria, di modo che si conosce e    sperimenta soltanto ciò che non è vincolato, né dalla forma, né dal desiderio, né dalla  mente concreta.

3.      Realizzazione dell’unità con tutte le anime, subumane, umane e superumane. Si può esprimere con la coscienza di gruppo , così come con la coscienza separata - cioè consapevolezza dell’identità indivi­duale e caratteristica della coscienza nei tre mondi.

4.     illuminazione o sensibilità all’aspetto luce come punto di essenza ignea . La pratica  nel meditare permette di focalizzare  quella luce  su qualsiasi oggetto e di mettersi in rapporto con la luce che esso nasconde. Si costata allora che essa è una in essenza col proprio centro di luce e quindi comprende, comunica e s’identifica.

Quando concentranzione , meditazione e contemplazione formano un solo atto sequenziale, si ha il samyama. È la sintesi delle tre fasi della meditazione, attuabile solo quando si è padroni dei tre stadi del controllo mentale che danno i seguenti risultati:

·         libertà  dai tre mondi della mente, delle emozioni e dell’esistenza fisica che non attirano più l’attenzione e l’interesse.

·         Fissità volontaria dell’attenzione  e mente stabile per tempo indefinito, mentre si opera intensamente nel mondo mentale , se si vuole.

·         Accentramento nella coscienza dell’anima o uomo spirituale, riconosciuta come distinta dalla mente, dalle emozioni, dai desideri, dai sentimenti e dalla forma, che costituiscono l’uomo inferiore. Quest’ultimo (il complesso degli stati mentali, delle emozioni e degli atomi fisici) è inteso semplicemente come strumento per comunicare a volontà con i tre mondi inferiori.

·         Facoltà di contemplare o capacità d’identificarsi con l’anima, nel cui reame si guarda, così come l’uomo inferiore vede nel mondo fisico.

·         Si può trasmettere al cervello, per mezzo della mente dominata, ciò che si vede e impartire la conoscenza del Sé e del suo regno all’uomo fisico…


 



Prelevato da: www.centrodimeditazione.it