MEDITAZIONE PARTE TRENTOTTESIMA
Rapporto personalità-anima in meditazione
Nella meditazione il rapporto personalità—anima si ottiene con la profonda concentrazione, mantenendo quanta più alta possibile la coscienza nella testa e la mente salda nella luce e allineata col cervello. La meditazione deve svolgersi in modo potente e con attenzione dinamica, affinché la mente cada sotto il dominio dell’anima. Bisogna tenere bene in vista l’atteggiamento costante dell’osservatore, di chi sa di percepire e di sviluppare, i poteri di osservazione dell’anima e coltivare la capacità di registrare, tramite la mente e il cervello, i pensieri del divino Percepente.
Sarebbe bene acquisire l’abitudine di pensare quotidianamente di essere il percepente e vedersi nella luce di questa percezione. Questo si ottiene con la capacità di trovare l’isolamento ritirandosi entro se stesso, in qualsiasi momento si voglia, anche nel tumulto della vita moderna.
Il rapporto con l’anima si costata:
· Nell’atteggiamento verso la vita, diventata tutt’una col servizio.
· Nella sintonia con la luce degli altri.
· Nello sgorgare dell’amore compassionevole e nel corrisponderlo dimenticando se stessi.
· Nel costatare che la gioia ci inonda e che vorremo condividerla con tutti.
· Nel sentirsi puliti e purificati e capaci di purificare chiunque con la nostra presenza.
· Nella capacità di volere l’elevazione di chi ci circonda, secondo la tendenza dell’anima, a costo di qualsiasi sacrificio.
· Nell’esatta sensazione di vivere all’ombra della Presenza, tramite l’anima, e di vederla in ogni forma.
La capacità di servire dipende dall’intensità dell’allineamento e da una crescente sensibilità agli impulsi dell’anima, che è amore compassionevole, distribuito vivendolo nella vita conscia di tutti i giorni. Il servizio è potente quando si è acquisita molta conoscenza, amore e saggezza, affluita nella personalità integrata, tramite l’allineamento con l’anima, che ci tramuta in servitori radianti e magnetici.
Il servizio deve essere svolto specialmente nel gruppo, concorrendo alla sua integrità e stabilità, affinché il lavoro e la collaborazione siano ininterrotti; ciò si ottiene liberando la mente dalle questioni personali, dedicando tutte le proprie capacità per il lavoro in comune, operando all’unisono (fusione), concentrati sul lavoro da compiere, comprendendolo, interpretandolo e facendolo con saggezza.
L’uso, a favore dell’umanità, del contenuto del pensiero del discepolo, dipende dalla potenza, dalla purezza, dalla corretta precipitazione, dalla comprensione di ciò che il gruppo vuol fare, dalla sua intelligente partecipazione e dalla natura delle energie che cercano espressione terrena per i cambiamenti previsti dal Piano. Tanto sarà grande la coordinazione, che governa l’integrazione della personalità e l’allineamento, che conferisce il dominio dell’anima, tanto maggiore sarà la capacità di servire.
La personalità infusa d’anima permette una crescente integrazione nel cuore stesso dell’umanità e in quello della Gerarchia, raccogliendo così energie superiori da riversare, tramite l’ashram, sul genere umano.
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