INSEGNAMENTI PARTE QUARANTOTTESIMA
DISCRIMINAZIONE
La discriminazione ha in sé una qualità selettiva, presuppone la valutazione intelligente, l’applicazione pratica del metodo scientifico, l’uso dell’esperimento, l’eliminazione di ciò che non può essere dimostrato e la selezione di quei fattori suscettibili dì essere investigati e conformi a leggi riconosciute.
La mente razionale, concreta, dotata di senso critico entra in campo: molte cose puerili, impossibili e non dimostrabili sono scartate e ne risulta una chiarificazione del pensiero. Questo processo scientifico discriminante ha concesso all’uomo di scoprire molta verità sui tre mondi. Il metodo scientifico svolge in rapporto alla mente umana le stesse funzioni che la meditazione occulta (nei suoi primi due stadi) compie in rapporto all’individuo. Ne derivano giusti processi mentali, si eliminano o si correggono le formulazioni inesatte o inutili, e la ferma concentrazione su un pensiero - seme, su un problema scientifico, su una filosofia o una situazione finisce per schiarire e conduce a idee giuste e sane conclusioni.
I migliori pensatori di qualsiasi scuola sono esponenti della meditazione occulta e le brillanti scoperte scientifiche, l’esatta interpretazione delle leggi naturali e le conclusioni accurate in tutti i campi sono la registrazione mentale (e poi cerebrale) delle verità eterne, sintomo che l’umanità ha iniziato a colmare il varco fra oggettivo e soggettivo, fra mondo delle forme e delle idee.
Non c’è dubbio che se si progredisce le distinzioni divengono più sottili. Alla discriminazione cruda fra torto e ragione, propria della coscienza ancora immatura, si succedono scelte più sottili, fra giusto e più giusto, fra alto e più alto, e i valori morali e spirituali devono essere graduati con la più meticolosa percezione spirituale. Nel travaglio e nelle lotte della vita, nella pressione costante che si esercita su tutti i membri di un gruppo, la complessità del problema è immensa.
Per risolverlo è bene che le ampie distinzioni precedano le più sottili; a quelle prime decisioni seguiranno altre, più delicate. Dopo la scelta fra torto o ragione, la più ovvia è fra l’atto egoistico e l’impersonale, che per l’animo onesto non è difficile. Discriminare fra beneficio individuale e collettivo elimina rapidamente altri fattori, ed è agevole per chi senta la “giusta responsabilità”.
La discriminazione — facoltà della mente concreta — esercita i corpi inferiori a discernere fra illusione e realtà, fra Sé e non-sé. Segue un periodo, che occorre superare, in cui l’attenzione dell’Ego è necessariamente accentrata sul sé minore e sui suoi veicoli; allora le vibrazioni della Triade, le leggi dell’evoluzione macrocosmica e il controllo da esercitare sono temporaneamente negletti. Quando si sa distinguere di colpo la verità di ciò che si vede e scegliere la realtà in modo automatico, s’impara l’azione gaudiosa e si apre la via alla beatitudine. Allora l’occultismo diventa possibile, poiché la mente concreta ha servito il suo scopo ed è ora non il padrone ma lo strumento, l’interprete e non il carceriere.
Una delle prime cose da imparare è dissociare la propria aura, in senso emotovo, dall’ambiente. Ciò richiede molto tempo. Ecco perché uno dei primi requisiti per il discepolato è la capacità di discriminare, poiché il corpo astrale si disciplina con l’uso della mente analitica e separatrice. Inoltre il piano astrale è il mondo dell’illusione e dell’annebbiamento, dove la realtà è distorta.
Ciò dipende dal fatto che ogni uomo manipola senza sosta materia astrale. La potenza del desiderio umano e del mondo in genere determina quella continua costruzione d’immagini e di forme che causa gli effetti più concreti in quella sostanza. Il desiderio individuale, di popolo, di razza, dell’umanità tutta e delle vite sub—umane vi determina moto e mutamento incessanti; vi nascono forme temporanee, alcune di rara bellezza, altre insignificanti, esse sono vivificate dall’energia astrale del loro creatore.
Se a tutto ciò si aggiunge quella scenografia persistente e sempre più ricca che chiamiamo “archivio dell’akasha”, che concerne la storia emotiva del passato, e le attività degli esseri disincarnati che vi transitano, diretti al piano fisico o da questo provenienti, e il desiderio potente, puro e intelligente di tutte le Vite sovrumane, ivi compresa la Gerarchia occulta del pianeta, il totale delle forze in campo è immenso. E tutte agiscono attraverso, attorno e su ciascun uomo, che reagisce secondo la tempra del corpo fisico e lo stato dei centri. L’aspirante deve aprirsi la strada in mezzo a questo scenario illusorio, trovando la chiave o la traccia che lo conduca fuori da quel labirinto, attenendosi a ogni frammento di realtà che gli si presenti, imparando a distinguere fra vero e falso, fra permanente e transitorio, fra certo e irreale.
Con l’ausilio delle sue due armi più potenti: discriminazione e distacco, l’aspirante acquisisce il “potere vitale”. Questo a poco a poco pone in attività il terzo occhio, ed egli ne ricava potenza e chiarezza di visione che gli consentono di progredire rapidamente. Il potere nasce e si sviluppa nel silenzio, e solo chi sa trovare un centro di pace nella testa, dove s’incrociano le vie delle forze corporee e i flussi delle energie spirituali, può veramente discriminare e praticare il distacco, il che subordina l’organismo astrale e mentale al controllo e alla guida dell’anima.
La percezione delle forze duali e la netta discriminazione fra i due sentieri favoriscono dunque lo sviluppo del potere vitale. Questo a sua volta permette all’aspirante uno stato di equilibrio e di star saldo in una vetta, dove “deve scegliere”. Di che scelta si tratta? Per l’aspirante si tratta di decidere fra progresso rapido o lento. Per il discepolo accettato e leale, consiste nel decidere di scegliere fra i vari metodi di servizio. Per l’iniziato sovente si tratta di scegliere fra il progresso spirituale e l’ardua impresa di restare con il gruppo, a eseguire il Piano. Il Maestro invece deve scegliere uno dei sette sentieri.
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