INVOCAZIONE PARTE SESSANTESIMA
Nell’Amore e Saggezza deve prevalere l’amore altruistico, e non l’amore di essere amato. Deve prevalere il potere di attirare a sé. Che è destinato un giorno a non penetrare più nei mondi della forma. Tale è il primo passo per una ricerca più profonda.
La parola procede dall’anima alla forma: “Liberati di tutto ciò che ti circonda, che non ha nulla da offrirti, e rivolgiti a me”. “Io sono Colui che ti costruisce, sostiene e trae in alto”. “Guardami con amore, e cerca il sentiero che dal cerchio esterno va al punto”. “Io, in quel punto sostengo”. “Io, in quel punto, attraggo”. “Io, in quel punto, dirigo, scelgo e domino”. “Io, in quel punto, amo tutti gli esseri, li attiro al centro, e con tutti i punti avanzo verso il grande Centro dov’è l’unico punto”. “Che intendi con quella parola”?
Considerando il secondo raggio è opportuno ricordare che i raggi sono sottoraggi del secondo di Amore/Saggezza. L’Uno che è al centro, il “punto entro il circolo” della manifestazione, ha tre qualità principali: Vita o attività nella forma, amore e potere di attrazione. Qui ci occupiamo di queste due ultime qualità della divinità, e (in rapporto al secondo raggio) affiora la dualità d’attrazione e astrazione, entrambe latenti e suscettibili d’attività perfezionata nei rispettivi settori.
Nella vita dell’aspirante giunge sempre il momento in cui considera con stupore il significato della nota reazione di non trovare alcuna soddisfazione nelle cose consuete; l’antica vita di desiderio per le forme usuali d’esistenza ed espressione non attrae più il suo interesse.
L’attrazione o il potere attrattivo di Colui che è al centro (il vero Sé superiore) manca anch’esso. Non è ancora un “richiamo” familiare. L’aspirante, insoddisfatto e con un senso sempre più profondo d’impotenza e di vuoto, è “sospeso alla periferia” del divino “anello invalicabile” da lui stesso stabilito. A questo punto e in questa situazione deve riflettere su quella formula (detta in precedenza) e applicarla.
Così si esprime l’Antico Commentario: “Esiste dunque una linea o via diretta (simbolicamente) fra l’uomo che medita, pensa e riflette, alla periferia dell’influenza dell’anima, e questa stessa, l’Uno che è al centro”. “Quando questa linea di contatto, quest’antahkarana, è stabilita e riconosciuta, sopravviene la crisi d’evocazione, seguita da un’altra d’intensa attività, durante la quale l’uomo occultamente si distacca dal punto più lontano, alla periferia della vita, e si spinge con decisione verso il Centro”.
Questi concetti non possono essere espressi che simbolicamente, lasciando che i misteri dell’anima siano afferrati da quelli la cui influenza raggiunge quella periferia, e sia riconosciuta per quel che è. Generalmente questa crisi dura a lungo, assai più dell’altra, quella di primo raggio. Tuttavia, quando l’aspirante di secondo raggio ha compreso l’occasione e se n’è avvalso, e vede la linea che lo unisce al centro, “la luce irrompe”.
Il problema principale per l’aspirante progredito odierno si presenta appunto in questa crisi, e solleva l’interesse dello psichiatra e dello psicologo; invece di considerare la difficoltà come segno di progresso e di un livello evolutivo relativamente alto, e quindi sotto tale aspetto incoraggiante, questi la trattano come una malattia della mente e della personalità. Invece di esaminare la situazione come degna di essere capita e spiegata, ma non preoccupante tentano di eliminare l’ostacolo, anziché risolverlo, e se anche la personalità ne prova un sollievo temporaneo, l’opera dell’anima per quel ciclo particolare resta bloccata e differita.
La luce rivela, e segue pertanto lo stadio di rivelazione. Questa luce sulla via produce visione e permette di vedere:
- Anzitutto i difetti: La luce rivela l’uomo a se stesso, qual è, ossia come l’anima vede la personalità.
- Il prossimo passo da fare, il quale, quando compiuto, indica le direttive per la procedura seguente.
- Quelli che percorrono la stessa via.
- Una breve apparizione "dell'Angelo Custode", pallido riflesso dell’Angelo della presenza, Quello solare, che accompagna ogni essere umano dalla nascita alla morte, e incarna la quantità di luce che l’uomo può usare ed esprimere in un dato momento evolutivo.
- Un lampo fugace (nei rari momenti di elevazione) dell’Angelo della presenza stesso.
- Talvolta, e se ritenuto necessario, una fuggevole vista del Maestro del proprio gruppo di raggio. Ciò rientra generalmente in due categorie di esperienze e cause.
a. Nei primi stadi, quando si è ancora immersi nell’illusione e nell’annebbiamento astrale, si ha la visione di una forma astrale, illusoria, esistente su quei livelli. Non si tratta quindi dell’apparizione del Maestro stesso, bensì del suo simbolo astrale, o della forma costruita dai suoi discepoli e seguaci devoti.
b. Contatto vero e proprio con il Maestro. Ciò può avvenire quando il discepolo ha compiuto le necessarie integrazioni della triplice natura inferiore.
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