INVOCAZIONE
PARTE SESSANTATREESIMA
La Volontà. Sul piano buddhico, atmico, monadico e logoico è sviluppata e posta in uso la divina volontà spirituale; essa è un aspetto di quel proposito indefinibile cui diamo il semplice nome di Volontà divina. Nel Maestro, l’intelligenza e l’amore sono stati pienamente sviluppati, ma la volontà è ancora embrionale, dal punto di vista di quelli che hanno la responsabilità della formazione del Maestro e dell’iniziato superiore. È solo per mezzo della volontà divina, che il Maestro comincia a liberarsi delle limitazioni dei raggi.
La Gerarchia reagisce o risponde alle energie e alle influenze che provengono dal “piano astrale cosmico” (fuori del nostro pianeta Terra); da quel livello di vita spirituale si riversa in essa il vero amore divino. Shamballa reagisce al “piano mentale cosmico” (fuori del nostro pianeta Terra) alla natura e agli scopi della Mente di Dio; l’espressione di QUELLO che adombra Sanat Kumara è simile all’anima che adombra l’uomo spirituale incarnato.
In ogni caso, quando lo studente o il discepolo ritornerà in incarnazione, questa conoscenza impartita (immagazzinata nella coscienza dell’anima) sarà allora disponibile.
Quando il discepolo ha ottenuto il frutto dell’esperienza che è conoscenza, e impara a trasmutarla in saggezza, il suo obiettivo è di vivere in senso autentico e reale, e quando la volontà/di/bene rappresenta la meta che dovrà coronare la sua vita quotidiana, allora può cominciare a evocare la volontà. Ciò farà del legame fra mente inferiore e superiore, fra spirito e materia e fra Monade e personalità, una realtà precisa ed esistente.
La proiezione è un processo vivente, che si sviluppa dall’esperienza cosciente quotidiana e che dipende, in una certa misura, dall’espressione degli aspetti divini nella vita sul piano fisico. Quando esiste il tentativo di avvicinare la vita della personalità alle richieste dell’anima e di usare l’intelletto a favore dell’umanità, l’amore comincia a dominare. A questo punto è possibile proiettare il ponte antahkarana. La vibrazione è stabilita sui livelli inferiori della manifestazione divina e diventa abbastanza forte da produrre una risposta da quelli superiori.
Il compito dell’Invocazione basata sull’Intenzione, la Visualizzazione e la Proiezione, è stato accuratamente svolto dal discepolo, ed egli percepisce con chiarezza, almeno in una certa misura, il lavoro compiuto con il duplice mezzo della vita spirituale e del lavoro occulto tecnico e scientifico. Egli è perciò invocativo. L’effetto della sua vita è registrato sui livelli superiori di coscienza, ed egli è riconosciuto come “un punto di tensione invocativa”. Questa tensione, questa riserva d’energia vivente che è il discepolo stesso, sono messe in moto dal pensiero proiettato, dall’uso della volontà e dall’enunciazione di una Parola o espressione di Potere.
Ne risulta che la potenza da lui sviluppata e il suo raggio d’influenza ora sono abbastanza forti da richiamare una risposta dalla Triade Spirituale. Vi è allora un’emanazione verso l’aspetto dell’antahkarana, costruito dal discepolo, lungo il quale la vita dell’anima e del corpo possono avanzare. Il Padre (la Monade) operando lungo il filo va incontro al Figlio (l’anima arricchita dall’esperienza della vita della personalità nei tre mondi) e dai livelli superiori viene emessa una risposta e una linea di proiezione di energia, che alla fine entrerà in contatto con la proiezione inferiore. In questo modo è costruito l’antahkarana. “La tensione dell’inferiore evoca l’attenzione del superiore”.
Questo è il processo tecnico d’Invocazione ed Evocazione. Vi è un avvicinamento graduale di entrambi gli aspetti divini. Per effetto reciproco, la vibrazione d’entrambi s’intensifica progressivamente. Giunge poi un momento in cui nella meditazione le due proiezioni entrano in contatto. Non è un contatto fra l’anima e la personalità (meta dell’aspirante medio) bensì fra le energie fuse dell’anima e della personalità e l’energia della Monade operante tramite la Triade Spirituale. Ciò non costituisce un momento di crisi, ma una sorte di Fiamma di Luce, di una realizzazione di liberazione e di un riconoscimento del fatto esoterico che l’uomo stesso è la via.
Le due parole Invocazione ed Evocazione descrivono quel qualcosa di misterioso – emanazione, appello silenzioso, impulso innato verso la luce - che è insito in tutte le forme, che produce scambi e rapporti reciproci, e che è la causa d’ogni progresso o spinta in avanti lungo il sentiero d’una coscienza in espansione e di una penetrazione nella luce. Lo è anche del discepolo che penetra nel regno della luce e della vita dell’anima, dell’iniziato che passa di grado in grado nella Gerarchia di Liberazione, dell’Entità cristica che entra nella Camera del Consiglio di Shamballa, e dello stesso Signore del Mondo che intraprende i processi che Lo condurranno in regni di vita divina, che nemmeno il più alto iniziato del nostro pianeta concepisce. Tutto avviene come parte di un grande sistema d’invocazione ed evocazione, d’appello e risposta, e tutti contraddistinguono il “metodo di vita” che governa tutta la Gerarchia dell’Essere sul nostro pianeta.
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