INVOCAZIONE
PARTE SESSANTACINQUESIMA
Sull'Invocazione ed Evocazione se ne può tradurre ben poco a parole e mi limiterò ad indicarli brevemente.
Il compito dell’Invocazione basata sull’Intenzione, la Visualizzazione e la Proiezione, è stato accuratamente svolto dal discepolo, ed egli percepisce con chiarezza, almeno in certa misura, il lavoro compiuto col duplice mezzo della vita spirituale e del lavoro occulto tecnico e scientifico. Egli è perciò invocativo. L’effetto della sua vita è registrato sui livelli superiori di coscienza ed egli è riconosciuto come “un punto di tensione invocativa”.
Questa tensione, questa riserva d’energia vivente che è il discepolo stesso, sono messe in moto dal pensiero proiettato, dall’uso della volontà e dall’enunciazione di una Parola o Espressione di Potere. Ne risulta che la potenza da lui sviluppata e il suo raggio d’influenza ora sono abbastanza forti da richiamare una risposta dalla Triade Spirituale. Vi è allora una emanazione verso l’aspetto dell’antahkarana, costruito dal discepolo, lungo il quale la vita dell’anima e del corpo possono avanzare. Il Padre (la Monade) operando lungo il filo va incontro al Figlio (l’anima arricchita dall’esperienza della vita della personalità nei tre mondi) e dai livelli superiori viene emessa in risposta una linea di proiezione d’energia, che alla fine entrerà in contatto con la proiezione inferiore. In questo modo viene costruito l’antahkarana. La tensione dell’inferiore evoca l’attenzione del superiore.
Questo è il processo tecnico di invocazione ed evocazione. Vi è un avvicinamento graduale di entrambi gli aspetti divini. Per effetto reciproco, la vibrazione di entrambi si intensifica progressivamente. Giunge poi un momento in cui nella meditazione le due proiezioni entrano in contatto. Non è un contatto fra anima e personalità (meta dell’aspirante medio) bensì fra le energie fuse dell’anima e della personalità e l’energia della Monade operante tramite la Triade Spirituale. Ciò non costituisce un momento di crisi, ma una sorta di Fiamma di Luce, di una realizzazione di liberazione e di un riconoscimento del fatto esoterico che l’uomo stesso è la Via. Il senso di anima e personalità o di ego e forma non esiste più, vi è soltanto l’Uno, operante su tutti i piani come punto d’energia spirituale e che giunge alla sfera di progettata attività per mezzo del sentiero di Luce. Nel considerare questo processo le parole si dimostrano totalmente inadeguate. A questo stadio, quando è molto avanzato, nessuna forma attrae la Monade in manifestazione esterna. Non vi è alcun modo con cui il richiamo della materia o della forma possa evocare una risposta dalla Monade. Rimane soltanto la grande trazione della coscienza dell’umanità nel suo insieme, ed a questa è possibile rispondere attraverso l’antahkarana completato. Lungo questo ponte si può scendere a volontà per servire l’umanità e per compiere la Volontà di shamballa.
Questa è un’esposizione del compimento finale. Ma prima che questo giunga al completamento perfetto occorre un lungo periodo di graduale avvicinamento dei due aspetti del ponte: il superiore, che emana dalla Triade Spirituale in risposta all’impulso monadico, e l’inferiore, che emana dalla personalità aiutata dall’anima, attraverso l’abisso della mente separatrice. Infine avviene il contatto fra ciò che proietta la Monade e ciò che proietta il discepolo, seguono allora gli stadi successivi.
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