SERVIZIO
PARTE SESSANTASEIESIMA
Servizio verso gli altri
Il discepolo si esprime anche mediante la rinuncia ed il servizio, distogliendosi dalle cose personali e, servendo, scopre la potenza dell’amore in senso occulto. Dà e quindi riceve; rinuncia e la ricchezza del cielo si riversa in lui; elargisce ed è colmo; non chiede nulla per sé ed è l’uomo più ricco della Terra.
Il discepolo che serve in modo mentale deve sostituire la paura con la pace; all’attesa ansiosa la fiducia, serena e attiva, nella vittoria finale; il desiderio di cose materiali all’aspirazione per le cose dell’anima.
Il vero servizio è lo spontaneo fluire di energie da un cuore che ama e da una mente intelligente; deriva dall’essere nel posto giusto e di restarvi; è causato dell’inevitabile afflusso di forza spirituale e non da strenua attività fisica; è l’effetto naturale di essere un figlio di Dio e non di parole o atti ricercati e voluti. Deve raccogliere attorno a sé coloro che ha il dovere di servire e soccorrere con la forza della sua vita e della sua personalità resa spirituale, e non con vane pretese o parole altisonanti. Serve, dimentico di sé. Cammina nel mondo con spirito di abnegazione e non si dà pensiero della grandezza o modestia di ciò che fa, senza preconcetti sul proprio valore o utilità. Vive, serve, lavora, influenza e non chiede nulla per il sé separato.
Dal servizio reso come espressione d’amore verso l’umanità, si sviluppano la coscienza ed il servizio del Piano e ci si consacra al Proposito della Grane Esistenza che ha manifestato ogni cosa per un fine specifico.
Uno dei requisiti essenziali del discepolo è che ciascuno sia disposto a lavorare senza ricompensa, in maniera soggettiva, “dietro le quinte”. Occorre pertanto non cedere all’ambizione, né all’orgoglio di nessun genere, senza il pensiero di meriti personali. Inoltre, bisogna essere sensibili al prossimo, ai pensieri ed alle circostanze ambientali; capaci di seguire i comandi dell’anima e le esigenze della collettività.
Un discepolo deve servire col cuore e non intromettersi emotivamente nelle attività altrui e poi deve sempre domandarsi: “mi comporto da individuo a individuo o agisco come membro di un gruppo verso un altro gruppo? Il movente è egoico o sono spinto dall’emozione, dall’ansia di rifulgere, dalla brama di essere amato e ammirato?”
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