FIORE DI LOTO
PARTE SESSANTASETTESIMA
I petali del sacrificio
Le energie o le forze che vi scorrono, producendo così l’attività nel giro più interno di petali, quelli del sacrificio, sono sempre di genere simile a quelli già elencati con un più, una definita stimolazione di potere in due direzioni.
Una delle influenze stimolanti viene dall’aspetto Volontà della Monade. E quindi (per trasmissione) dal primo aspetto del Logos planetario; le altre emanano dal bocciolo sacro che vela il Gioiello. Questa è una vibrazione particolarmente forte, perché quando il cerchio interno è aperto, il Gioiello è rivelato, e i tre “veli di petali sacri” si aprono e si spiegano.
Così è evidente quanto siano numerosi gli agenti energizzati da cui dipende il “moto” occultamente inteso, dal loto egoico. C’è la vita inerente alle unità atomiche che formano ciascun petalo, e la vita circolatoria del petalo stesso considerato come singola unità. C’è parimenti la vita del cerchio di tre petali, e a questa dobbiamo aggiungere l’attività unificata dei tre cerchi esterni, la fusione delle forze d’amore che sono le energie naturali dell’Angelo solare, e delle forze di sacrificio che si riversano dalla Monade. Si ha così un meraviglioso aggregato di correnti di energie interiori ancora più grandi (perché cosmiche). Infine si ha la forza dinamica del “Gioiello” nel cuore, che è il punto focale per la vita del Logos planetario e attraverso di Lui su tutti gli altri Logos.
Non è possibile dare agli studiosi un’idea adeguata della bellezza del loto egoico quando ha raggiunto lo stadio dell’apertura completa. Non mi riferisco qui alla radiosità dei colori, ma allo splendore dei fuochi e al rapido scintillio delle correnti e dei punti d’energia che si muovono incessantemente. Ogni petalo pulsa di vibranti “punti” di fuoco e ogni giro di petali vibra di vita, mentre al centro rifulge il Gioiello, che irradia correnti d’energia dal centro alla periferia del cerchio più esterno.
I fuochi d’energia vivente circolano intorno a ogni singolo petalo, e il metodo con cui i fuochi s’intrecciano e circolano, ha un carattere settemplice (come si può ben capire) in accordo con la natura settemplice del logos interessato. Col procedere dell’evoluzione ciascun cerchio di petali diviene del pari attivo e gira intorno al Gioiello centrale, così, non solo si ha l’attività dei petali, e dei punti viventi o vite deviche entro la circonferenza dei petali, ma anche l’attività unificate di ciascun giro del triplice loto.
A uno stadio specifico dell’evoluzione, prima dell’apertura del bocciolo centrale che vela i tre giri di petali considerati come un’unità, cominciano a girare, di modo che l’intero loto sembra in moto. Nello stadio finale il cerchio centrale di petali si apre rivelando ciò che è celato, e ruota intorno al gioiello ma in senso contrario al loto esterno che circola rapidamente. Qui non se ne può rivelare la ragione, perché è nascosta nella natura dello stesso fuoco elettrico dello Spirito.
Il Gioiello rimane occultamente statico e non ruota. È un punto di pace; pulsa ritmicamente come un cuore dell’uomo, e da esso s’irradiano otto correnti di fuoco vivente che si estendono al punto dei quattro petali dell’amore e dei quattro del sacrificio. Questa energia ottuplice è atma/buddhi.
È questa irradiazione finale che produce infine il disgregamento del corpo dell’Ego. I petali della conoscenza, non essendo più oggetto dell’attenzione del fuoco centrale, a tempo debito cessano di essere attivi; la conoscenza è costruita dalla saggezza divina, e la forza dei petali dell’amore è parimenti assorbita.
Nulla rimane alla fine se non il desiderio di “sacrificio”, e poiché l’impulso vibratorio è di natura affine al Gioiello vivente, esso è sintetizzato nell’unità centrale, e rimane soltanto il Gioiello di fuoco. Quando tutti i petali hanno fuso le loro forze altrove, il processo di rivelazione è completo. I fuochi inferiori si spengono; il fuoco centrale e assorbito, e solo rimane il punto radioso di fuoco elettrico. Allora, all’iniziazione finale, si osserva un curioso fenomeno; il Gioiello di fuoco sfolgora come sette gioielli in uno o come settemplice scintilla elettrica, e l’intensità dello splendore così creato è assorbita nella Monade o nell’Uno. A questo processo corrisponde, al compimento finale dell’evoluzione solare, il divampare dei sette soli, prima del grande Pralaya.
Tutti questi modi d’espressione sono raffigurazioni per dare qualche piccola idea della bellezza e della complessità del processo divino che si attua nel microcosmo e macrocosmo. Servono a limitare e circoscrivere la realtà, ma per l’uomo in cui l’occhio divino, si sta apprendo e per chi ha risvegliato la facoltà dell’intuizione superiore, queste figurazioni servono da chiave per interpretazioni superiori. Esse rivelano allo studioso certe idee sulla natura del fuoco.
Ciò che vi è da dire circa il moto del corpo causale, voglio segnalare che anch’esso – sul suo piano – ha le tre caratteristiche d’inerzia, mobilità e ritmo. L’inerzia caratterizza lo stadio che precede la rivoluzione dei vari giri di petali, la quale comincia a essere sentita solo quando i petali diventano attivi.
Si può affermare che il passaggio del pellegrino attraverso l’Aula dell'Ignoranza corrisponde al periodo “dell’inerzia egoica”. Durante questo periodo gli atomi permanenti sono i punti di luce più rilevanti del loto; essi costituiscono i “conduttori d’energia” del petalo. Più tardi, quando il pellegrino sul piano fisico diventa più attivo, e di conseguenza il loto egoico si dischiude con maggior rapidità, sopravviene lo stadio di mobilità, e i cerchi cominciano la loro rivoluzione. Infine, quando l’uomo è sul sentiero e il suo proposito è intensificato, il bocciolo centrale si dischiude, la rivoluzione è unificata e con la radiazione dei fuochi del Gioiello è imposto al loto un ritmo specifico e le sue energie sono stabilizzate.
Questo ritmo varia secondo il tipo di Monade di cui si tratta e la natura del Logos planetario e del suo proposito divino. Con l’uso di certi termini sono trasmesse delle informazioni ai lavoratori del pianeta, la Fratellanza della luce; circa la natura dell’Ego di cui si tratta, la qualità del suo raggi, il numero della sua vibrazione e il punto d’evoluzione raggiunto. È quindi evidente perché non sia permesso rendere pubblici i nomi dei sette gruppi ritmici.
Uno degli effetti prodotti nell’uomo inferiore per mezzo dei centri, dall’attività unificata del corpo causale, è il coordinamento delle energie inferiori dell’essere umano. Queste energie inferiori si manifestano, come sappiamo, per mezzo:
· Dei tre gruppi di centri dei tre corpi.
· Del corpo eterico stesso.
· Dei centri del corpo fisico. La ghiandola pineale, il corpo pituitario e la milza (vedi schema n°4).
Qui non alludiamo al lavoro di quei centri di chi è auto iniziato, perché inerente alla loro natura, ma agli effetti prodotti in essi quando i tre giri di petali funzionano con crescente coerenza e la forza latente del Gioiello fa sentire la sua presenza. Si può dire che questi effetti si manifestano in maniera triplice.
Primo. Essi fanno sì che il gruppo di “ruote” o centri su ciascun piano (o in ciascuno dei veicoli sottili) divenga quadridimensionale e funzioni come “ruote che girano su se stesse”.
Secondo. Essi producono la distribuzione ordinata della forza, formando vari triangoli d’energia entro i corpi. È l’energia accumulata nel Corpo Causale e che da qui fa sentire la sua presenza, che produce l’esoterica circolazione di forza fra i centri, che infine collega ogni centro in un modo geometrico particolare, assoggettando così ogni parte della natura dell’uomo inferiore.
Terzo. Essi producono la stimolazione di certe ghiandole del corpo che presentemente sono ritenute puramente fisiche, e consentono così all’Angelo solare di controllare il corpo fisico denso e mantenerlo in linea con il suo proposito.
Può essere d’aiuto allo studioso tener presente il fatto che ogni centro può essere considerato un’espressione dell’energia o fuoco solare manifestandosi come mezzo dell’energia inferiore o del fuoco d’attrito. Quando questi centri funzionano, l’Angelo solare è in grado d’imporre gradatamente il suo ritmo e la sua vibrazione a ciò che vibra secondo un ritmo interiore; così egli porta gradatamente l’intera forma/sostanza inferiore sotto il suo dominio.
CONTINUA…
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