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SERVIZIO

PARTE SETTANTESIMA

 

Analisi e Discernimento

Individualmente sarebbe opportuno annotare tutte le “voci interiori”, applicarle alla vita quotidiana e constatare in seguito la loro positività ed esattezza facendone un’analisi: più viene elaborato un discernimento, anche se mentale, più si purifica il risultato dell’intuizione.

 

Il Piano

Il Piano, dietro ispirazione di un grande Maestro, è presentato chiaramente nei libri di Alice Bailey che indica il futuro e rivela il processo evolutivo al quale l’umanità, per la prima volta, dovrà partecipare e collaborare con intelligenza con i vari Ashram, percependo così la verità.

Il discepolo dev’essere preparato ad ogni sorta di disillusione nei suoi rapporti con l’umanità, prima di poter servire sinceramente ed agire secondo una retta motivazione.

 

Il Discepolo

L’uomo spirituale usa, mediante l’intuizione, l’anima ed imprime nella sua coscienza le leggi, la conoscenza, le forze, e le ispirazioni divine divenendo consapevole del gruppo, della coscienza planetaria e della Vita Una. L’opera del discepolo in prova consiste nell’utilizzare le proprie risorse al servizio della razza umana, sul piano fisico, dimostrando in tal modo, al Maestro che osserva, di aver qualcosa da dare. Deve mostrare che il suo unico desiderio è quello di beneficiare e servire, anziché prendere e trattenere per se stesso. La vita spesa per acquisire allo scopo di offrire deve avere per incentivo gli ideali realizzati in meditazione e per ispirazione ciò che fluisce dai livelli superiori come risultato della meditazione. Il servizio è di tante specie, chi serve saggiamente, chi cerca di trovare la sfera che più gli si attagli, e, trovatala, fatica lieta­mente per il bene del tutto, è un uomo che si sviluppa individualmente in modo costante. In ogni caso però la mira del progresso personale è di secondaria importanza.

 

La Discriminazione

         Nel servizio, prima e sopra ogni altra cosa, dev’esserci la facoltà di discriminare. Chi crede di poter fare ogni cosa, che non indietreggia qualunque cosa accada, che corre dove altri più saggi procedono con cautela, che pensa di avere le capacità richieste per ciò che si tratta di compiere, che ha tanto zelo e usa poco il cervello per pensare al problema del servizio, e sperpera energie: questi sovente altro non fa che un’azione distruttiva, e sciupa il tempo di altri più saggi e più grandi, che dovranno correggere i suoi errori commessi a fin di bene e non serve altro scopo che i suoi propri desideri. Potrà ricavarne la ricompensa che spetta alle buone intenzioni, ma spesso questa è annullata dagli effetti di un modo di agire privo di senno. Serve con discriminazione chi si rende conto del posto, grande o piccolo che sia, che occupa nello schema generale delle cose; chi valuta con prudenza le proprie risorse mentali ed intellettuali, il proprio calibro emotivo e le forze fisiche e si pone poi con la totalità delle sue energie a compiere la sua parte.

Serve con discriminazione chi giudica dalla natura e dalla misura del problema da risolvere con l’aiuto del proprio Sé superiore, o si rende conto del fattore tempo nell’azione,  sapendo che ogni giorno non ha che ventiquattro ore e che le sue risorse gli permettono giusto quel tanto e non più, adatta con saggezza le sue capacità ed il tempo disponibile.

Un buon servitore non procura “ansietà” al Maestro a cagione del suo fisico e ci si può fidare che sappia conservare e risparmiare le sue forze fisiche in modo da essere sempre disponibile per eseguire ciò che il Maestro richiede. Non viene meno a causa d’infermità fisica. Bada a che il suo veicolo inferiore abbia riposo sufficiente e le giuste ore di sonno. Si alza presto e si corica ad un’ora conveniente. Si rilassa non appena lo possa fare. Si ciba di alimenti sani e adatti e si astiene dal mangiare troppo. Poco cibo, ben scelto e ben masticato è assai meglio di un pasto abbondante. Sospende il lavoro quando il suo corpo reagisce all’azione e chiede che l’attenzione gli sia rivolta. Allora egli riposa, dorme e usa precauzioni dietetiche e le necessarie cure mediche. Obbedisce ad ogni saggia istruzione e si concede il tempo necessario per recuperare le forze.

 

Le Emozioni

            Altro passo è poi quello di curare e controllare il corpo emotivo. Questo, come sapete, è il più difficile di ogni veicolo da disciplinare. Non devessere permessa alcuna emozione violenta, ma forti correnti d’amore per ogni cosa che respira possono inondarlo. L’amore poi è la legge del sistema, è costruttivo e stabilizzante e armonizza ogni cosa. Chi aspira ad essere servitore di ogni cosa non permette che il proprio corpo emotivo sia scosso da alcun timore, ansietà o preoccupazione. Coltiva la serenità, la stabilità e un senso di sicura fiducia nella legge di Dio. Una gioiosa confidenza caratterizza la sua attitudine abituale. In lui non alberga alcuna gelosia, cupa depressione, né avidità o compassione di sé, ma  realizzando che tutti gli uomini sono fratelli e che tutto ciò che è esiste per tutti, procede con calma per la sua via.

 

Il Veicolo mentale

Segue poi lo sviluppo del veicolo mentale. Controllando il corpo emotivo, il servitore assume un’attitudine eliminativa. Sua mèta è di addestrarlo in modo che sia privo di colore, che abbia una vibrazione quieta, sia chiaro, placido e limpido come un piccolo lago in un calmo giorno estivo. Nel preparare al corpo mentale per il servizio, egli usa la cosa opposta dell’eliminazione; cerca di fornirlo d'infor­mazioni, di ammassare conoscenza e fatti, di addestrarlo in modo intellettuale e scientifico, sì che possa dimostrarsi, con il passare del tempo, come una base stabile per la saggezza divina. La saggezza sos­tituisce la conoscenza, che è un passo preliminare indispensabile. Dovete ricordare che il servitore deve passare nell’Aula dell'Apprendimento prima di entrare nell’Aula della Saggezza. Addestrando il corpo mentale egli tende quindi ad una ordinata acquisizione della conoscenza, a fornirlo di quanto può scarseggiarvi, alla comprensione sequenziale delle innate facoltà mentali accumulate in vite precedenti ed infine a rendere stabile la mente inferiore in modo che quella superiore passa avere il sopravvento e la facoltà creativa del pensiero possa proiettarsi in quella quiete. “Dal silenzio dell’Assoluto fu proiettato l’universo. Dalle tenebre scaturì la luce, dal soggettivo venne emanato l’oggettivo. La placidità negativa del corpo emotivo lo fa capace di ricevere le impressioni affluenti dall’alto. La calma positiva del corpo mentale permette l’ispirazione superiore”… Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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