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settantasette

 

 

 

 

 

 

SERVIZIO

PARTE SETTANTASETTESIMA

Non esiste libertà se non nello scegliere e nel servire.  L’idea stessa di libertà può essere una prigione. Non esistono anime libere se non quelle che per libera scelta si imprigionano e si sottopongono alla legge del servizio. Sono il servizio, la responsabilità e il lavoro di gruppo che alla fine contano; le fluttuazioni e le reazioni personali possono ritardare, ma non impedire il successo. Le fluttuazioni, le indecisioni e i dubbi della personalità non hanno importanza reale a lungo andare e alla luce dell’anima, ma hanno importanza nel tempo e nello spazio per quanto concerne il gruppo dei fratelli.

        Essere un discepolo consacrato porta con se gioia, ma anche responsabilità, disciplina, ma anche vantaggi. Il lavoro è sempre una crescente realizzazione. Egli deve divenire consapevole di ogni suo passo e del suo risultato, di ogni suo movente e del suo effetto, di ogni meta raggiunta e della sua conseguenza. Deve comprendere chiaramente i frutti della disciplina senza attaccamento ai risultati. Bisogna accostarsi consapevolmente alla meta, si dà aver continua coscienza di un contatto in due direzioni: con la vita soggettiva interiore e con il mondo oggettivo esterno; a un’attività duplice e sintetica che bisogna intraprendere e sviluppare.

La disciplina deve impadronirsi contemporaneamente di tutti gli aspetti del sé inferiore. Chi non è discepolo può esercitarla nell’uno o nell’al­tro dei suoi corpi inferiori.  Il discepolo la impone su tutti e tre simultaneamente, cioè sulla personalità nel suo insieme. Per una utilità maggiore nel servizio bisogna fare attenzione all’applicazione pratica della conoscenza alla situazione. Molto spesso, per gli aspiranti, la debolezza principale è insita in uno dei corpi.

Negli esercizi di respirazione il riempimento dei polmoni non dev’essere indebitamente accentuato con tropo sforzo. L’efficacia e la sottigliezza del pranayama stanno nella potenza del pensiero a sostegno dell’atto del respirare, e non nel gonfiare il torace. Tutto si rias­sume nell’aforisma “l’energia segue il pensiero”. L’effetto principale è sui ”nadi” che sottostanno ai nervi, e non sull’azione di mantice dei polmoni.

La disciplina della vita di gruppo è la più alta e supera qualsiasi idea autoimposta circa la vita e la verità.  Quando un discepolo vede e confronta il dharma individuale e la responsabilità di gruppo può scegliere la giusta azione. Bisogna estendere il concetto alla vita superiore di servizio, e non semplicemente alla vita disciplinata, ordinata e governata da un programma, ma al servizio a cui   è consacrato. Ciò eleva il tema fuori dalla vita personale e pervade il pensiero con la vastità del Nostro Piano. È il piano stesso che deve modellare la vita, l’attività e la disciplina e forgiare lo strumento occorrente. La disciplina alla quale tutti dobbiamo volontariamente sottoporci provoca quanto segue: dapprima il gruppo viene temporaneamente avvolto dalle illusioni, poi un periodo di difficoltà personali per la gran parte dei membri.

  

Sarà utile rivelare la disciplina che imbriglia molti membri del gruppo Individualmente si è sottoposti alla disciplina:

·         Del recupero.

·         Dell’ aggiustamento.

·         Dell’incapacità fisica.

·         Dell’isolamento interiore.

·         Della purificazione astrale.

·         Della riscoperta della verità.

·         Della luce. Ciò mostra:

·         La varietà di discipline cui l’aspirante viene assoggettato.

·         La realtà della vita di gruppo, che ha attività e insegnamento interiori assai simili.

·         Il fatto palese che nessuno di noi è realmente solo. Ciascuno è osservato e vigilato e, interiormente, procede insieme; le circostanze esterne possono differire, ma la preparazione e la meta sono uguali. La solitudine terminerà quando sarà stabilita l’interiore continuità di coscienza del gruppo.

 

            L’accento posto sulla disciplina, sulla purificazione, sul lavoro duro ed impegnativo e sull’abbandono di ciò che è caro alla personalità, è una fase necessaria dello sviluppo occulto. Generalmente ciò viene riconosciuto spesso malvolentieri. Ma, parallelamente al periodo di dolore e difficoltà, c’è l’attività compensatrice dell’anima che porta la vita e le circostanze ad una vera prospettiva e ad una trasformazione di atteggiamenti in modo talmente radicale, che il riconoscimento di un’adeguata ricompensa sostituisce la consapevolezza del dolore.

Esiste una disciplina di dolore e di sofferenza, può esserci anche una disciplina di gioia e di realizzazione. Oggi gli uomini devono imparare questa nuova verità la cui percezione muterà notevolmente la coscienza umana, Quello che è beatitudine oggi è già qui, sta per arrivare; ai discepoli ed aspiranti di quest’epoca si deve insegnare a riconoscerla e a realizzarla.

Da un obiettivo di gruppo unificato scaturisce il senso di fedeltà alla Gerarchia e di vita uniformemente disciplinata, perché la disciplina è quella dell’inclinazione spirituale e dell’intenzione ispirata che produce la similarità di vita delle unità dell’Ashram; naturalmente questa è diversificata dalla qualità di raggio degli aspiranti, dei discepoli e dalla tradizione della personalità.

Servire, comprendere la Via e costruire la vera linea di evasione, ecco il compito da assolvere sul sentiero del discepolato. Tale è l’obiettivo proposto a tutti gli studiosi di esoterismo dei giorni nostri, purché lo vogliano e imparino a lavorare in modo impersonale per i loro simili. A mano a mano che riescono a farlo e si avvicinano non agli opposti, ma alla via di mezzo, la Legge di  Ripulsa comincia ad operare . Dopo la terza iniziazione essa predomina nella condotta della vita. Il termine ripulsa, considerata spiritualmente e in senso scientifico, indica semplicemente “gli atteggiamenti verso ciò che non è desiderabile”, Ciò a sua volta (mentre si cerca di determinare ciò che è desiderabile) attiva nel discepolo la virtù della discriminazione, del distacco imparziale e della disciplina, nonché la capacità di decentrarsi. Questi termini significano lo stimolo a valutare ciò che è irreale e indesiderabile, a disciplinare la natura inferiore per operare, con prontezza e facilità, quelle scelte che permettono di scartare ciò che imprigiona od ostacola l’anima. I concetti principali sono la via o il processo scelti con decisione e con cura, che liberano l’anima dal mondo delle forme, e l’identificano, dapprima con se stessa (liberandola dall‘illusione), poi con il mondo delle anime, che è la Coscienza della Superanima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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