SERVIZIO
PARTE SETTANTANOVESIMA
… Il discepolo deve aiutare la Gerarchia, dimenticando se stessi, tanto come personalità dedicata al servizio, che come anima sulla via illuminata, perché l’umanità ha bisogno d'amore e di luce e la Gerarchia di canali e collaboratori in Terra.
Per irradiare la luce non offuscata dalle nubi del sé minore o preclusa dai riflessi della personalità è necessario non accentrarsi su se stesso, credendo d’essere felice o infelice, agitato o quieto, saggio o timoroso. Bisogna uscire dal centro del proprio quadro per essere semplicemente un canale d’amore e di luce dimentico di sé stesso.
Le qualità d’eloquenza e d’insegnamento non devono essere usate soprattutto per descrivere se stesso a chi ci conosce ed essere sempre il solo tema di conversazione. Quando però si sarà appreso a tacere di se stessi e di quel che si pensa, si sente e si fa, il servizio e la collaborazione con la Gerarchia si espanderanno notevolmente.
I discepoli devono evitare di ostacolare con forme di auto/asserzione, imponendo le proprie idee con metodi autoritari di vecchia maniera. Il discepolo sicuro d’avere sempre ragione o di non fallire mai nell’interpretazione, certo che gli altri debbano conformarsi ai suoi procedimenti, ostacola molto il lavoro.
Il discepolo esperto è tanto impegnato, tanto pervaso d’amore per il prossimo, che il suo orientamento è al servizio del Piano e non al proprio progresso o al Maestro. Quanto più si accosta al centro e al Maestro, minore è l’attenzione che Questi gli rivolge, e ancora meno lo pensa.
L’atteggiamento del discepolo è d’amore inalterabile, e l’opera sua è di irradiare. Ciò evoca attività o rispondenza dal prossimo, e attua la successiva fase del Piano nel soccorso immediato all’umanità…
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