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Novantaquattro

 

 

 

INVOCAZIONE

PARTE NOVANTAQUATTRESIMA

 

Gli studenti dovrebbero esercitarsi a distinguere il sutratma dall’antahkarana, il filo della vita dal filo della coscienza. L’uno è la base dell’immortalità e l’altro è la base della continuità. Per il ricercatore questa è una sottile distinzione.

 

Un filo (il sutratma) collega e vivifica tutte le forme in un solo tutto operante, e incarna in sé la volontà e il proposito dell’entità che si esprime, sia essa un uomo, Dio o un cristallo.

 

L’altro filo (l’antahkarana) incorpora la risposta della coscienza entro la forma a una serie di contatti in continua espansione entro il tutto circostante.

 

Uno è la diretta corrente di vita, ininterrotta e immutabile, che si può considerare simbolicamente come una corrente diretta d’energia vivente che fluisce dal centro alla periferia, e dalla sorgente all’espressione esteriore o apparenza fenomenica. È la vita.

 

 Produce il processo individuale e lo sviluppo evolutivo di tutte le forme. È perciò il sentiero della vita, che va dalla Monade alla personalità, tramite l’anima.

Questo è il filo animico, ed è uno e indivisibile. Trasmette l’energia della vita e trova l'ancoraggio finale nel centro del cuore umano, e in un punto centrale in tutte le forme d’espressione divina. Nulla è e nulla rimane tranne la Vita.

Il filo della coscienza (l’antahkarana) è il risultato dell’unione di vita e sostanza, ossia delle energie fondamentali che costituiscono la prima differenziazione nel tempo e nello spazio; ciò produce qualcosa di diverso, che emerge soltanto come terza manifestazione divina dopo che l’unione delle dualità di base è avvenuta.

Il filo della vita, la corda d’argento o sutratma, per quanto riguarda l’uomo è di natura duplice. Il filo della vita propriamente detto, che è uno dei due fili che compongono il sutratma, è ancorato nel cuore (e da la vita), mentre l’altro filo, che incarna il principio coscienza, è ancorato nella testa (che da la coscienza).

 

Questo lo sapete già, ma sento la necessità di ripeterlo continuamente. In ogni caso, nell’opera del ciclo evolutivo, l’uomo deve ripetere ciò che il Logos ha già fatto. Egli stesso deve creare, sia nel mondo della coscienza che in quello della vita. Come un ragno, l’uomo tesse fili di collegamento e così si collega ed entra in contatto con l’ambiente, procurandosi con ciò esperienza e sostentamento.

 

Negli antichi libri occulti e nelle scritture dell’India il simbolo del ragno è usato spesso in relazione a questa attività dell’essere umano. I fili creati dall’uomo sono tre e con i due fili di base che sono stati creati dall’anima costituiscono i cinque tipi d’energia che fanno dell’uomo un essere umano cosciente.

 

Il triplice filo creato dall’uomo è ancorato nel plesso solare, nella testa e nel cuore. Quando il corpo astrale e la natura mentale cominciano a funzionare come un’unità, e anche l’anima è collegata coscientemente (non dimenticate che inconsciamente è sempre collegata) un prolungamento di questo filo quintuplice — i due fondamentali e i tre umani — è portato al centro della gola; quando ciò avviene l’uomo può diventare un creatore cosciente sul piano fisico. Da queste linee principali d’energia altre linee secondarie possono irradiare a volontà. Tutto lo sviluppo psichico intelligente del futuro dovrà essere basato su questa conoscenza.

 

Nel paragrafo precedente e nelle sue implicazioni avete una breve e inadeguata esposizione della Scienza dell’Antahkarana. Ho cercato di esprimerla in termini, se volete, simbolici, che trasmettono alle vostre menti un’idea generale. Possiamo apprendere molto con l’uso dell’immaginazione pittorica che visualizza. Questa connessione deve attuarsi:

 

1. Tra il corpo fisico e quello vitale o eterico. Questo è in realtà un prolungamento del filo della vita fra il cuore e la milza.

2. Tra il corpo fisico e vitale, considerati come un’unità, e il veicolo astrale o emozionale. Questo filo emana dal plesso solare, o vi è ancorato, ed è portato verso l’alto per mezzo dell’aspirazione, fino ad ancorarsi nei petali dell’amore del Loto egoico.

3. Tra i veicoli fisico ed astrale e il corpo mentale. Un’estremità è ancorata nella testa e l’altra nei petali di conoscenza del Loto egoico, ed è provocata da un atto di volontà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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