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INSEGNAMENTI

PARTE NOVANTOTTESIMA 

            Il fatto di compiere una mala azione indica semplicemente che la memoria delle sofferenze passate non è ancora abbastanza potente da vincere l’attrazione di un piacere immediato vivamente pregustato. È necessario che la lezione si ripeta ancora qualche volta per rinforzare la memoria del passato; dopo di ciò la vittoria è certa.

La sofferenza è un elemento necessario per lo sviluppo dell’anima. Ora il pensatore, lottando contro la natura del desiderio, chiama in suo aiuto quella stessa natura, tentando di risvegliarvi un desiderio opposto a quelli contro cui combatte. Nello stesso modo come l’attrazione di un magnete debole può essere sopraffatta da quello di uno più potente, così un desiderio può venire rinforzato per soffocarne un altro; si può risvegliare un desiderio saggio per combatterne uno malsano.

Ecco l’utilità di un ideale. Quando si incoraggiano e si alimentano desideri sani, quelli bassi svaniscono naturalmente per mancanza di alimento. Ogni sforzo per scacciare un desiderio basso è accompagnato dalla ferma risoluzione del pensiero di non permettergli di trasformarsi in azione. La volontà comincia a metter un freno all’azione anche sotto gli stimoli del desiderio e così diminuisce gradatamente ogni attrattiva. I desideri svaniscono per mancanza di soddisfazione e ci si purifica.

            A volte si trova impossibile liberarsi dei desideri bassi, e, nonostante ogni sforzo, la mente cede ai loro potenti impulsi ed il cervello si affolla di immagini basse. Si può vincere fingendo di cedere e seguendo il corso di questi pensieri bassi, fino alle inevitabili loro conseguenze. Si obbliga con fermezza la mente ribelle a soffermarsi su questo miserevole spettacolo del trionfo di desideri impuri, finché sorga internamente una forte repulsione per essi, un insopportabile spavento e ribrezzo delle conseguenze delle presenti debolezze. Questo mezzo però deve essere evitato finché vi sia un altro mezzo a cui ricorrere.

            Il desiderio deve venir purificato per volontà imperiosa della Divinità interna, che non ammette disobbedienza perché questo divino , che vuole raggiungere le massime altezze, deve inevitabilmente alla fine trionfare di tutto. Allora la volontà prende il posto del desiderio. Il bene ed il male vengono guardati come forze divine che agiscono per l’evoluzione, del pari necessarie e l’una essendo completamento dell’altra.

            Quando il Sé ha sviluppato l’aspetto sapienza, egli guarda con uguale occhio il giusto e l’improbo, il santo e il peccatore, pronto quindi a soccorrere entrambi ugualmente, a porgere loro una mano sicura. In tal modo l’uomo si innalza al di sopra della piramide delle coppie di opposti ed abita l’eterna pace. 

 

 

 

 

 

 



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