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INVOCAZIONE

PARTE NOVANTOTTESIMA

 

STANZE PER I DISCEPOLI

IL SENTIERO

Non cercare, O Tu due volte benedetto, di raggiungere l’essenza spirituale prima che la mente si calmi. Non è così che si cerca la saggezza. Solo a colui che ha imbrigliato la mente e vede il mondo come in uno specchio, si può affidare senza pericolo il senso interiore. Soltanto colui che sa che i cinque sensi non sono che illusione, e che nulla rimane tranne i due che seguono, può essere ammesso nel segreto della trasposizione Cruciforme.

 

Il sentiero percorso dal Servitore è il sentiero di fuoco che passa attraverso il suo cuore e porta alla testa. Non è sul sentiero del piacere né su quello del dolore che può esser ottenuta la liberazione o che viene la saggezza. È trascendendo entrambi, fondendo dolore e piacere, che la meta viene raggiunta, quella meta che sta innanzi, come un punto di luce veduto nelle tenebre di una notte d’inverno.

 

 Quel punto di luce può richiamare alla mente la minuscola candela in qualche tetra soffitta, ma man mano che si fondono le coppie degli opposti, si segue il sentiero che porta a quella luce, e quel punto minuscolo, freddo e vacillante cresce regolarmente in radiosità fino a suggerire, alla mente del viandante sulla via, la luce calda di qualche lampada splendente.

 

Vai avanti, O pellegrino, con ferma perseveranza. Laggiù non v è né luce di candela né lampada ad olio. La radiosità cresce sempre più finché il sentiero non termina in una vampa di gloria, e il viandante della notte diviene il figlio del sole, ed entra nei portali di quell’orbita radiosa.

 

 

 

 

 

 

 



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