FIORE DI LOTO
PARTE CENTESIMA
L’uso del colore in meditazione
Tutti i colori emanano da un sola sorgente o da un solo colore primario (in questo sistema solare il raggio cosmico indaco che vela l’amore o saggezza cosmica) che si suddivide poi nei tre colori maggiori e quindi nei quattro minori, formando i sette colori dello spettro.
Potete osservare il medesimo effetto nella vita dell’individuo, poiché sempre il macrocosmo influenza il microcosmo. Il suo colore primario è il raggio monadico che si manifesta nei tre colori della Triade e nei quattro del Quaternario. Sul sentiero del ritorno questi si risolvono nei tre e poi di nuovo nell’uno.
Il sentiero della manifestazione, della differenziazione, è quello dell’acquisizione. È l’omogeneo che diventa i molti o l’eterogeneo. È il frangersi dell’unico colore fondamentale nelle molte parti che lo compongono. Questo è il lato forma, espressione di ciò che vela la vita.
È il sé con le inerenti capacità dell'Unico Sé che usa le forme per dimostrare la propria perfezione che tutto include. Dal lato intelligenza è il metodo con cui la vita si serve della forma e ne sviluppa la comprensione, l'analisi e l'intelletto perfetti. È il rapporto tra vita e forma, tra sé e non-sé, fra spirito e materia, che si manifesta in modi di espressione mediante i quali la divinità entrostante impone le sue caratteristiche alla sostanza di cui dispone.
Il Dio interiore esprime tutte le sue virtù latenti tramite le forme usando attività o intelligenza. La vita mostra colori e la forma li perfeziona a mano a mano che l’aspetto intelligenza (che costituisce il legame che infonde energia) evolve e la comprensione si sviluppa.
Sul sentiero del ritorno la rinuncia è la regola, contrapposta al metodo precedente. La vita entrostante rinuncia alle forme fino allora considerate, necessariamente, essenziali. Usando ora l’intelligenza che ha collegato le due paia degli opposti, spirito e materia, coscienza e forma, le forme costituite di materia e con l’aiuto dell’intelligenza vengono ripudiate una dopo l’altra, ancora con l’aiuto della stessa intelligenza o facoltà raziocinante tramutata in saggezza.
Le forme scompaiono, ma la vita permane. I colori sono gradualmente assorbiti, ma le virtù divine persistono, ora stabili e utilizzabili perennemente grazie all’esperienza. Questi attributi divini non sono potenziali, ma sviluppati in poteri utilizzabili. Le facoltà inerenti sono divenute caratteristiche attive elevate all’ennesima potenza. I veli sono rimossi uno ad uno; gli involucri vengono lasciati cadere e sostituiti. I veicoli non sono indispensabili e le forme non sono più necessarie, ma la vita sempre rimane e torna al raggio che l’ha generata.
Ciò è giunto a compimento poiché la vita si è servita delle molteplici forme, usando l’intelligenza come mezzo per impiegarle come metodo di apprendimento. Essendosi manifestato come un aspetto di quel raggio primario, avendolo differenziato durante molte incarnazione nelle sue molteplici parti costituenti, e dopo averlo velato con tutti i sette colori che lo compongono, lo Jiva che si reincarna si avvia sul sentiero del ritorno e dai sette diviene il tre e dal tre di nuovo l’uno.
Quando l’uomo lo fa coscientemente, quando volontariamente e con piena comprensione di ciò che deve fare tenta di liberare la vita entrostante dai veli che la nascondono e dagli involucri che la imprigionano, scopre che il metodo per giungervi è quello della vita soggettiva di meditazione occulta e della vita oggettiva di servizio. Il servizio comporta rinuncia e, secondo la legge occulta, nel servizio ciò che è soggettivo si libera dalla manifestazione oggettiva. Riflettetevi, poiché molto è celato sotto il velo delle parole.
|