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centesima

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

PARTE CENTESIMA

 

            Nessuna relazione può stabilirsi fra esseri umani, che non comporti reciproci obblighi o doveri. L’amore cerca sempre di aiutare e benedire non ha bisogno che le si dica “devi o non devi”. La ragione retta trasforma le azioni spontanee dell’amore in obblighi permanenti o doveri e l’emozione d’amore diventa elemento permanente nella condotta: si chiama virtù.

Egli è mosso da emozioni rese permanenti dall’intelletto il quale riconosce che la felicità dipende dallo stabilire ovunque relazioni armoniche. L’amore, ragionato e reso permanente dall’intelletto è virtù.

            Lo stato permanente di un’emozione d’odio è un vizio. Un individuo dalle passioni indomate è poco evoluto di carattere, viene alle mani; questa è un’espressione d’odio spontanea. Ciò gli capita spesso, e diventa in lui un’abitudine, quand’è in collera. Egli infligge dolore e vi gode. Si sviluppa il vizio della crudeltà, e, se incontra una persona più debole di lui, dà sfogo alla crudeltà per il semplice fatto di essere venuto in relazione con quella persona. Così l’emozione di odio diretta e affermata dalla ragione pervertita e ignorante è vizio.

            Il più rapido modo di rafforzare le virtù è di eliminare i vizi, ossia agire direttamente sul lato emozionale del carattere. Lo sviluppo dell’emozione d’amore è il modo più efficace per sviluppare il carattere morale, poiché le virtù sono le gemme e i frutti che nascono dalla radice dell’amore.

            L’amore è la forza costruttrice dell’universo. L’amore con l’esercizio si rafforza, va sempre più estendendosi fino ad abbracciare tutti gli esseri senzienti.

 “Un uomo dovrebbe cercare di lavorare per un bene pubblico della comunità con la stessa energia e con lo stesso interesse con cui lavora per la sua famiglia. Così sorge la grande virtù dello spirito pubblico. Più tardi egli darà amore e lavoro per l’umanità e finalmente il suo amore abbraccerà tutti gli esseri senzienti; ed egli diventerà amico di ogni creatura.”

             Anche l’odio ha la sua utilità, anzi esso allontana tutti gli elementi incompatibili che non possono accordarsi insieme, evitando così attriti continui. Per quanto concerne persone incompatibili e poco evolute è meglio per loro venir allontanate affinché ognuna segua il proprio sentiero d’evoluzione, anziché essere trattenute insieme, così da suscitare l’una nell’altra emozioni sempre peggiori.

            In secondo luogo, la repulsione che un’anima comune prova per una persona cattiva è un bene perché la preserva dal cadere sotto quell’influenza. Il disprezzo verso il bugiardo, l’ipocrita, il crudele è un’emozione utile per chi la prova e anche per chi la suscita; poiché tende ad evitare al primo di cadere in simili vizi e tende a risvegliare nella persona disprezzata un senso di vergogna. Ben presto, a misura che essa evolva, farà distinguere fra il male e chi lo commette e COMPATIRA’ quest’ultimo, limitando la sua avversione al male stesso. Più tardi, forte di questa virtù, non odierà più chi commette il male né il male stesso, ma riconoscerà serenamente uno stadio inferiore d’evoluzione, dal quale si sforzerà di sollevare il suo fratello minore con mezzi appropriati.

            Quando sentiamo in noi repulsione per una persona, possiamo essere sicuri d’avere in noi qualche leggera traccia di ciò che in lei ci urta, perché quando l’Ego scorge pericolo ne ritrae i suoi veicoli.

            Raggiunta la perfezione verremo ad amare il peccatore come il santo e forse anche a dimostrarle più amore, poiché il santo non ha bisogno d’aiuto, mentre il peccatore se non amato può cadere.

            Quando l’uomo si è elevato al punto di non odiare né peccatore né peccato, allora la forza disintegrante - che fra gli uomini è odio - diventa una semplice energia atta a distruggere gli ostacoli che ingombrano il sentiero. Il sentirsi diverso dagli altri è la “grande eresia”, poiché la separatività è in opposizione alla legge per cui tutto evolve tendendo all’unità.

            Il discepolo non frappone barriere fra sé ed il peccatore, ma abbatte qualsiasi barriera eretta da quest’ultimo e dovrebbe, nella sua vita giornaliera, cercare di praticarlo, sia pure imperfettamente. Trattando con le persone meno avanzate, dovrebbe sempre cercare di eliminare la parete divisoria poiché il sentimento di separatività è subdolo e perdura finché non abbiamo raggiunto lo stato cristico.

            Possiamo però con lo sforzo diminuirlo gradualmente e tentare d’identificarci con gli inferiori, esercitare quell’energia costruttrice che tiene uniti i mondi e diventare canali dell’Amore divino.

 

 

 

 

 

 



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