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INSEGNAMENTI - (PARTE SEDICESIMA)



Al di là del velo

     L’aspirante  dopo la morte del corpo fisico entra subito in una sfera di servizio  che riconosce immediatamente, perchè è stato acquisito aula dell'apprendimento ,durante il sonno.

La morte non esiste per chi possiede la continuità di coscienza , e riesce a vivere simultaneamente in due mondi: fisico ed astrale.

Fra il sonno e la morte c’è un nesso preciso solo che non ce ne rendiamo conto e non riusciamo a registrarlo con la memoria del cervello fisico. In fondo essi sono identici con la sola differenza che nel primo il “filo d'argento” o sutratma resta intatto, per poter rientrare nel corpo; nel secondo si ha invece l’interruzione e per conseguenza, mancando il principio di coesione , il corpo fisico si disintegra. In altre parole, la morte sopravviene quando l’anima  ritira il sutratma, perchè non è più impegnata o interessata ad acquisire espe­rienze nel mondo fisico, ma bensì in altre imprese sui livelli superiori.

Si può presagire la morte quando si è a conoscenza del volere dell’Ego e persino le modalità della dipartita, purché si abbia il contatto con Esso. Con la continuità di coscienza e la conoscenza delle Leggi dell’Astrazione si può lasciare il corpo fisico in piena coscienza di veglia ed entrare consapevolmente nel mondo astrale.

Ciò che fa paura della morte è il processo di separazione, l’incomprensione, l’ignoto, i dubbi sulla sopravivenza, le vecchie paure causate da morti violente in altre vite e vecchi pregiudizi religiosi.

La vera morte è l’immersione nella forma e non il suo abbandono. Al di là del velo si entra in una vita più vasta e priva della pesan­tezza fisica. Per l’uomo non evoluto è come un sonno, poichè la mente non è in grado di reagire e la memoria non ha ricordi. In quello di medio sviluppo la consapevolezza resta inalterata. Colui che vive solo per la materia resta nei pressi della terra, interessato alle sue ultime vicende terrene. L’aspirante, poichè durante il sonno ha continuato ad apprendere e a servire, entra in una sfera di espressione alla quale era già abituato e che riconosce subito.

Un giorno il “trapasso” verrà studiato scientificamente, tanto quanto quello della nascita, così scomparirà l’ignoranza ed il terrore.

Bisognerebbe permettere al morente di prepararsi alla morte, considerandola un “preludio glorioso all’esodo cosciente”; un comune accordo dovrebbe essere stabilito tra il morente e gli astanti in attesa, per una conclusione rapida; in futuro essa sarà riconosciuta come un evento felice quanto la nascita e il matrimonio. Il discepolo deve sottoporre a controllo il trapasso e cercare di capirne la tecnica.

Il velo che ci separa dall’al di là è l’involucro eterico o energetico. Esso sbarra i tre orifizi situati rispettivamente nel plesso solare, nel cuore e al sommo della testa, i quali, a tempo e debito, consentiranno la dipartita.

Quando il potere ed il volere dell’anima sono forti abbastanza, il velo si lacera e così l’orifizio da il via libera. Quello del plesso solare per gli esseri poco evoluti, quello del cuore per i mediamente evoluti e quello della testa per i più evoluti.

Coloro che hanno la capacità di uscire dal corpo hanno il velo del plesso solare perforato già nei primi anni di vita, ma non hanno coscienza del mondo astrale. Coloro che hanno il velo della testa aperto invece sono coscienti della luce, del sapere e dell’ispirazione, ed entrano facilmente in “samadhi ”. Per agevolare il trapasso esiste la tecnica del morire, cioè imparare a focalizzarsi nella testa visualizzando e meditando.

Servire con il cuore, ma senza intromettersi nelle attività altrui, serve a concentrare l’energia vitale sopra il diaframma, invece che nel plesso solare, così questo conserverà il velo eterico intatto. Bisogna imparare, prima di addormentarsi, a ritrarre la coscienza entro la testa e osservare i fenomeni sia durante la meditazione che nel disporsi al sonno.

Dopo la morte chi conosce le condizioni generali della vita astrale, si troverà in condizioni quasi in parte famigliari e saprà meglio orientarsi. Questo stato è temporaneo,  perchè è sufficiente uno sforzo d’intensa aspirazione spirituale, per cambiare e spostare il suo centro d’interesse, svolgendo così la sua vita sempre più nel mondo del pensiero.

La vita astrale è principalmente una tappa intermedia nel ciclo completo della vita e della morte, il cui scopo è la preparazione alla vita sul piano mentale.

Se la vita terrena era caratterizzata dalla purezza e dall’attività mentale, piuttosto che dalle passioni, il corpo astrale essendo poco vivificato non costituirà che un pallido duplicato dell’uomo e si disintegrerà facilmente per poi morire rapidamente.


 


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