SERVIZIO PARTE VENTICINQUESIMA
La Legge di Sacrificio e di Compensazione
La Legge del sacrificio e di Compensazione sono strettamente collegate, ma quella del Sacrificio è la prima ad entrare in attività e a divenire un fattore riconosciuto nella vita quotidiana. La compensazione si riconoscerà più tardi. Ogni regno offre un sacrificio a quello che lo segue nell’ordine evolutivo, la Legge di Sacrificio determina la natura di ciascuno di essi.
Il sesto raggio insegnò il significato del sacrificio, e l’emblema principale ne fu la crocifissione - per gli iniziati. Lo stesso insegnamento per l’umanità progredita, si tradusse nella filantropia. L’ideale alquanto vago d’essere semplicemente “cortese”, è lo stesso movente, applicato alle moltitudini che non pensano.
Il settimo raggio recherà alla coscienza dei futuri iniziati il concetto di servizio e di sacrificio di gruppo. Ciò inaugurerà l’epoca del “servizio divino”. L’ideale di donarsi come individuo in sacrificio e in servizio, nell’ambito del gruppo e per suo l’ideale, sarà la meta dei pensatori d’avanguardia nella Nuova era , e per il resto dell’umanità la fratellanza sarà la nota dominante dei loro sforzi.
Il sesto raggio promosse lo spirito individualistico. I gruppi esistevano, ma erano composti d’individui raccolti attorno ad un altro.
Il settimo alimenterà lo spirito di gruppo e i fenomeni principali saranno il ritmo , lo scopo e l’azione rituale del gruppo.
Le parole usate per esprimere le iniziazioni sono state: Rinuncia, Ascensione, Rivelazione. Tutte queste trasmettono alla mente dei concetti utili e pratici, e tuttavia il loro vero significato implica, nello stesso tempo, un distacco, una divina indifferenza e una percezione spirituale .
La Grande Rinuncia.
La Grande Rinuncia, diventa possibile, perché il discepolo , per molte vite, ha imparato, calcando il sentiero dell’iniziazione, a rinunciare coscientemente e con un preciso proposito alle piccole rinunce. Alla stessa maniera, la sesta iniziazione della Decisione è possibile perchè l’iniziato, fin dalla sua affiliazione alla Gerarchia, ha imparato a fare la scelta giusta, e la sua capacità di farlo emerge dallo sforzo fatto, quando era sul sentiero della prova nei primi stadi del discepolato , di fare scelte corrette e prendere decisioni spiritualmente motivate.
La Grande Rinuncia diviene possibile soltanto, quando la pratica delle piccole rinunce governa la vita del discepolo e del gruppo. Rinunciare all’ambizione, ai legami personali, a tutto ciò che ostacola il progresso, come si rivela all’occhio dell’anima, pone una solida base per la Gran trasferenza finale, che si fonda sulla rinuncia a quello che per eoni ha denotato bellezza, verità e bontà , e che è sembrato lo scopo finale d’ogni sforzo d’aspirazione. Voi tutti, come discepoli o aspiranti, potete interpretare l’operare del Principio di Conflitto, quando osservate l’effetto nelle vostre vite, delle azioni, degli sforzi e delle tensioni, e dei punti di crisi o di tensione prodotti dal conflitto fra l’anima e la personalità. Il conflitto e sempre presente e antecedente alla rinuncia, ed è soltanto al momento di questa quarta gran crisi spirituale che il conflitto, quale l’intendiamo noi, finisce.
Il vero condividere implica molte piccole rinunce, ed in conformità a queste che lentamente sì genera la capacità d’essere libero, e si può infine stabilizzare l’abitudine alla rinuncia; queste capacità, abitudini, attività altruistiche e atteggiamenti spirituali abituali, sono gli stadi preparatori all’iniziazione della Rinuncia, così come lo sforzo di servire il prossimo prepara a prendere la terza Iniziazione della Trasfigurazione. L’Iniziazione ammette l’aspirante fra i membri della Gerarchia. Questo implica, esotericamente parlando, l’abbandono di tutte le reazioni separative della personalità, in una serie di rinunce progressive; queste culminano nella quarta iniziazione e sono di nuovo misteriosamente accentuato alla nona iniziazione.
La conoscenza dell'imminente apparizione del quinto regno della natura , per mezzo della coscienza del quarto, e il sacrificio di questo al quinto, dell’essere umano all’anima e dell’umanità al regno di Dio, sono l’analogia (su una voluta superiore della spirale) del sacrificio del terzo regno animale, al quarto umano. Il processo si ripete fino in fondo alla scala, sacrificio sempre dell’inferiore al superiore.
La personalità giunge anche a rendersi conto che in realtà non esiste sacrificio. Generalmente il sacrificio è il desiderio della natura inferiore contrastato, ciò è sopportato volontariamente dall’aspirante, ma in questa fase, è un’interpretazione errata ed una limitazione, in realtà, il sacrificio è il completo conformarsi alla volontà di Dio. La volontà spirituale dell’uomo e quella divina (tale come Lui la riconosce nel piano) sono la Sua volontà. Vi è una crescente identificazione col proposito, perchè, la volontà personale, il desiderio e le attività intelligenti aventi una duplice motivazione, è vista e riconosciuta semplicemente come espressione inferiore dei tre aspetti divini, e lo sforzo consiste nell’esprimerli in termini d’anima e non, come finora, in termini di personalità dedicata e correttamente orientata. Ciò è realmente possibile solo, quando il punto focale della vita è nel veicolo mentale, e tanta la testa che il cuore diventa attivo.
Prima che il ponte possa essere effettivamente costruito, e “proiettato sulla via ascendente, fornendo un cammino sicuro ai piedi stanchi del pellegrino”, il discepolo deve cominciare a reagire come risposta al bocciolo chiuso o gioiello al centro del loto aperto. Questo avviene quando i petali del sacrificio del loto egoico assumono il governo della sua vita, quando la sua conoscenza si trasmuta in saggezza ed il suo amore per il tutto si accresce; a questi fattori si aggiunge il “potere di rinunciare”. Queste tre qualità egoiche, quando acquistano un certo grado di potenza, producono un’accresciuta attività proprio nel centro della vita dell’anima e nel cuore del loto.
Corrispondenze: Shamballa … Il gioiello nel loto. Gerarchia… tre gruppi di petali. Umanità … I tre atomi permanenti nell’aura del Loto.
Gli studenti dovrebbero anche liberarsi del consueto concetto di sacrificio visto come un processo d’abbandono o rinuncia a tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Tecnicamente, il sacrificio è il conseguimento di uno stato di beatitudine e d’estasi, perchè è la realizzazione di un altro aspetto divino che finora era celato dall’anima e dalla personalità. È la comprensione ed il riconoscimento della volontà-di-bene , che rese possibile e inevitabile la creazione, che fu la vera causa della manifestazione.
Il concetto di sacrificio ha permeato tutto l’insegnamento concernente, l’Iniziazione della Crocifissione o della Rinuncia, sia in Oriente sia in Occidente. È un’idea di sacrificio associata al concetto di dolore, d’angoscia, sofferenza, pazienza, prolungamento e morte. Tuttavia la vera radice della parola “Sacer”rimane la stessa e dà il significato vero di rendere sacro questo, è quello che capita in realtà all’iniziato. Egli è “fatto santo” e “messo da parte” in vista di uno sviluppo e di un servizio spirituale. È separato completamente da ciò che è naturale, materiale, trasmesso e ostacolante, d’impedimento e distruttiva, e da ciò che diminuisce la giusta attività consacrata a ciò che è nuovo. Egli impara a mostrare la Totalità, che è suo diritto e prerogativa divina. Rinunciare, sacrificare o ripudiare. Distogliere lo sguardo dalla personalità. Nulla chiedere per il sé separato.
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