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SERVIZIO PARTE VENTISETTESIMA


 

SERVIZIO
PARTE VENTISETTESIMA 

…Negli esercizi di respirazione il riempimento dei polmoni non dev’essere indebitamente accentuato con troppo sforzo. L’efficacia e la sottigliezza del pranayama  sono nella potenza del pensiero  a sostegno dell’atto del respirare, e non nel gonfiare il torace. Tutto si rias­sume nell’aforisma “l’energia segue il pensiero”. L’effetto principale è sui ”nadi” (72.000 centri sensibili) che sottostanno ai nervi, e non sull’azione di mantice dei polmoni.

La disciplina della vita di gruppo è la più alta e supera  qualsiasi idea autoimposta circa la vita e la veritàQuando un discepolo vede e confronta il dharma  individuale e la responsabilità di gruppo può scegliere la giusta azione. Bisogna estendere il concetto alla vita superiore di servizio, e non semplicemente alla vita disciplinata, ordinata e governata da un programma, ma al servizio a cui   è consacrato. Ciò eleva il tema fuori dalla vita personale e pervade il pensiero con la vastità del nostro Piano . È il piano stesso che deve modellare la vita, l’attività e la disciplina e forgiare lo strumento occorrente. La disciplina  alla quale tutti dobbiamo volontariamente sottoporci provoca quanto segue: dapprima il gruppo viene temporaneamente avvolto dalle illusioni , poi un periodo di difficoltà personali per la gran parte dei membri.

Sarà utile rivelare la disciplina che imbriglia molti membri del gruppo e che, Individualmente, si è sottoposti ad essa:

·         Del recupero.

·         Dell’ aggiustamento.

·         Dell’incapacità fisica.

·         Dell’isolamento interiore.

·         Della purificazione astrale.

·         Della riscoperta della verità.

·         Della luce. Ciò mostra:

·         La varietà di discipline cui l’aspirante viene assoggettato.

·         La realtà della vita di gruppo, che ha attività e insegnamento interiori assai simili.

·         Il fatto palese che nessuno di noi è realmente solo. Ciascuno è osservato e vigilato e, interiormente, procede insieme; le circostanze esterne possono differire, ma la preparazione e la meta sono uguali. La solitudine terminerà quando sarà stabilita l’interiore continuità di coscienza  del gruppo.

            L’accento posto sulla disciplina, sulla purificazione , sul lavoro duro ed impegnativo e sull’abbandono di ciò che è caro alla personalità, è una fase necessaria dello sviluppo occulto. Generalmente ciò viene riconosciuto spesso malvolentieri. Ma, parallelamente al periodo di dolore e difficoltà, c’è l’attività compensatrice dell’anima che porta la vita e le circostanze ad una vera prospettiva e a una trasformazione d’atteggiamenti in modo talmente radicale, che il riconoscimento di un’adeguata ricompensa sostituisce la consapevolezza del dolore.

Esiste una disciplina di dolore e di sofferenza, può esserci anche una disciplina di gioia e di realizzazione. Oggi gli uomini devono imparare questa nuova verità la cui percezione muterà notevolmente la coscienza  umana, Quello che è beatitudine  oggi è già qui, sta per arrivare; ai discepoli  ed aspiranti  di quest’epoca si deve insegnare a riconoscerla e a realizzarla.

Da un obiettivo di gruppo unificato scaturisce il senso di fedeltà alla Gerarchia e di vita uniformemente disciplinata, perché la disciplina è quella dell’inclinazione spirituale e dell’intenzione ispirata che produce la similarità di vita delle unità dell’Ashram ; naturalmente questa è diversificata dalla qualità di raggio degli aspiranti, dei discepoli e dalla tradizione della personalità.

Servire, comprendere la via e costruire la vera linea d’evasione, ecco il compito d’assolvere sul  sentiero del discepolato . Tale è l’obiettivo proposto a tutti gli studiosi d’esoterismo  dei giorni nostri, purché lo vogliano e imparino a lavorare in modo impersonale per i loro simili. A mano a mano che riescono a farlo e si avvicinano non  agli opposti, ma alla via di  mezzo, la Legge di  Ripulsa comincia ad operare. Dopo la terza iniziazione  essa predomina nella condotta della vita. Il termine ripulsa, considerata spiritualmente e in senso scientifico, indica semplicemente “l’atteggiamenti verso ciò che non è desiderabile”, Ciò, a sua volta, (mentre si cerca di determinare ciò che è desiderabile) attiva nel discepolo la virtù della discernimento , del distacco  imparziale, della disciplina e la capacità di decentrarsi. Questi termini significano lo stimolo a valutare ciò che è irreale e indesiderabile, a disciplinare la natura inferiore per  operare, con prontezza e facilità, quelle scelte che permettono di scartare ciò che imprigiona od ostacola l’anima. I concetti principali sono la via o il processo scelti con decisione e con cura, che liberano l’anima dal mondo delle forme, e l’identificano, dapprima con se stessa (liberandola dall‘illusione), poi con il mondo delle anime, che è la Coscienza della Superanima.

La sesta regola è l’opposto  polare della regola data ai postulanti. Nella sua esegesi  quella regola descritta in “Iniziazione Umana e Solare”, tro­verete che l’obiettivo del caso era la purificazione fisica, con l’accento posto sulla necessità della dieta vegetariana ad un certo stadio del processo preparatorio. Le ragioni di tale disciplina erano due: la purificazione e la necessità, per il postulante a quello stadio, di astenersi dal condividere “gli effetti derivanti dal cosiddetto “togliere la vita”, Ma si può togliere la vita? Penso di no. La vita È. Nulla in cielo o in terra può toccarla o influenzarla. Questo è un punto sovente dimenticato. Di conseguenza, la regola data ai postulanti riguarda la loro capacità di accettare una disciplina autoimposta e di aderirvi. Per mezzo di questa disciplina il postulante dimostra a se stesso il dominio della natura fisica e astrale, e l’effetto della disciplina e di risvegliarli certe debolezze fondamentali e inevitabili come il predominio della natura animale, la potente imposizione del desiderio , il senso di superiorità, di orgoglio e di separatività.

    La sua capacità di sopportare la disciplina e la stima di sé, perchè riesce a farlo, oltre  che al senso di   superiorità nei confronti di coloro che non sono così disciplinati, sono tutti segni di debolezza. Il suo fanatismo, latente o espresso, emerge con chiarezza nella sua coscienza e, se è sincero, anche se è cosciente di aver raggiunto una certa purezza fisica, è allo stesso tempo consapevole che forse comincia da ciò che è esteriore ed evidente, mentre dovrebbe cominciare da ciò che è interiore e non così facile da raggiungere ed esprimere.

    Moderazione in tutte le cose, uso avveduto di tutte le forme che ci sostengono e oblio di sè come caratteristiche che contraddistinguono il discepolo, ma non il principiante. Oggi molti discepoli che dovrebbero trovarsi nell’Aula della saggezza  continuano a lavorare fanaticamente nell’Aula dell'apprendimento  e sono ancora così zelanti nelle discipline fisiche, che le discipline dell’anima restano ignorate. Le regole minori sono regole nel tempo e nello spazio e non possono trattenere il gruppo.

Le sofferenze prodotte da eccesso di sensibilità indicano accentramento su se stesso, che a sua volta contrasta quella necessaria inclusività che darà successo al servizio prestato al gruppo. È una grave debolezza quando la sensibilità ci fa focalizzare indebitamente sul sè minore.

È necessario liberare la bellezza celata nel vero oblio di Sè e stabilizzare il gruppo con la dedizione e la sincerità. Non bisogna curarsi delle cose secondarie e personali ma prodigare se stessi ed il proprio tempo, dedicandoli ai confratelli. Presta  te stesso con gioia, forza e amore senza che il cuore, le parole e i pensieri li riportino al se minore.

Per servire bene il gruppo bisogna conseguire prima impersonalità  nelle questioni personali, così, oltre che essere utili a se stessi, si alimenta la vita, perchè si è un canale per la vita gerarchica, e non semplicemente un ricevente di essa… Continua nella parte ventottesima




 


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