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MEDITAZIONE PARTE VENTINOVESIMA


 

MEDITAZIONE
PARTE VENTINOVESIMA 

… idee percepite dall’anima , affiorino nella mente, partecipando al processo creativo della forma pensiero  collettiva.

       Il processo è ben descritto nella regola undici di magia bianca , dove spiega come “manipolare” l’idea presentata, formulata ed esternata. Un esempio illuminante di forma pensiero lo troviamo nel secondo e terzo stadio della meditazione sul settimo riconoscimento.

      “Per collaborare al meglio col proprio gruppo, che è un preciso dovere del discepolo , occorre sviluppare l’intuizione  che coglie la realtà con chiarezza e dà accesso alla comprensione del Piano , almeno una sua parte, che sgorga direttamente dalla Mente divina”.

       Lo scopo immediato del piano è l’applicazione della Legge dei Giusti Rapporti umani e del Principio della buona volontà , ossia la fratellanza  o meglio la realizzazione della comunione di tutti gli esseri, con un’ispirata e precisa attività costruttiva. Affinché quest’attività sia proficua, occorre il distacco , vedendoci come appartenenti a un grande esercito che opera per la gerarchia . Distacco che non dev’essere separativo ma lavoro e coesione di gruppo .

       In sostanza, il discepolo deve percepire il Piano soggettivo in costante sviluppo e presentarlo con chiarezza in termini appropriati – impressionando certe menti con dei suggerimenti – in modo che gli uomini che sanno pensare mutino le vecchie tendenze mentali e possano illuminare il mondo.  Il Piano al quale siamo interessati non è l’intero Proposito  del logos , ma soltanto quello che concerne l’espressione su questo pianeta, specialmente in questo periodo di crisi e tensione  planetaria. E’ il risultato del processo iniziatico  che rivela al discepolo iniziato , membro dell’ashram , la natura del Piano e la relativa cooperazione con la Gerarchia.

       Un vero discepolo può essere impressionato e registrare nella mente astratta  non solo il contenuto delle menti dei membri dell’ashram e del Maestro , ma anche l’intento gerarchico, o l’aspetto proposito del piano, e in modo crescente anche le impressioni provenienti da Shamballa , anche se quest’ultima attività interessa principalmente il Maestro.

       Il Tibetano ci dice di: “Coltivare la sensibilità superiore, di renderci così puri e altruisti, che la mente rimanga indisturbata dagli avvenimenti nei tre mondi, di cercare quel senso spirituale d’attenzione che ci metterà in grado d’essere impressionati e d’interpretare poi correttamente le impressioni ricevute”.

   Per collaborare al meglio col proprio gruppo, che è un preciso dovere del discepolo, occorre sviluppare l’intuizione che coglie la realtà con chiarezza e dà accesso alla comprensione del Piano, per mezzo delle idee che sgorgano direttamente dalla Mente divina.

       La percezione della Volontà  divina è in rapporto al grado d’iniziazione dei discepoli, e il loro compito è d’esprimere il Piano col servizio  orizzontale e verticale.  In termini di volontà-di-bene  e di buona volontà  il piano consiste per prima cosa nell’eliminare la separatività  – siamo una sola umanità, figli di un solo Padre; secondo nell’instaurare la buona volontà e i giusti rapporti umani con coloro che si contatta sia in alto che in basso. Essi sanno che la forma pensiero (anche se per ora inconsciamente) nella meditazione  è creata da tutti i membri del Nuovo  Gruppo dei Servitori del Mondo.

        Il Piano, in questa Nuova Era , richiede dei cambiamenti da parte dell’umanità, in particolar modo una nuova religione e un nuovo insegnamento basati sul consenso e sul servizio collettivo, diretto verso il bene comune e basato sull’interdipendenza  di tutto il genere umano, compresi tutti gli altri Regni di natura.

       Il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo è la nostra famiglia spirituale, dove tutto ciò che disponiamo, come luce, amore altruistico e intelligente, volontà-di-bene e buona volontà, appartiene alla comunità, e devono essere messi a disposizione di tutti per realizzare il Piano divino.

       Per il discepolo il distacco  è essenziale, anche se continua a usare le cose terrene come strumenti di servizio, per preparare l’umanità all’avvento del quinto Regno spirituale.

       Il discepolo, quando costruisce la forma pensiero di gruppo per il servizio verticale, deve tener presente che:

·         L’energia dinamica del proposito che è convertita in Piano dalla Gerarchia.

·         L’energia magnetica del desiderio  che attiva i costruttori.

·         La legge di sintesi  che limita la vita della forma pensiero.

·         La legge di vibrazione che concorre alla costruzione.

·         La precipitazione attiva che produce l’esistenza in manifestazione.

       Il risveglio spirituale, permette di “costatare” la luce della Triade spirituale  che pervade i tre mondi  e tutti i Regni della natura , basta saper “ascoltare” e “vederla” agire nell’ambiente, per poterla poi, tramite l’esperienza, impiegarla nella propria sfera di attività, per produrre effetti positivi nelle altre persone, naturalmente occupandoci degli aspetti più sottili, dei contenuti e dei significati sempre esistenti.

       Si tratta di stabilire cosa c’“impressiona” in un dato momento e in che modo ci condiziona, e giungere così a un’interpretazione ispirata. L’allievo fino al terzo stadio del discepolato di norma fa parte del gruppo del Maestro; al quarto stadio diviene membro dell’ashram o della Gerarchia, potendo così reagire alla vibrazione e all’influenza di Shamballa, anche perché, essendo cambiato il metodo di preparazione, è implicato lo sviluppo dell’amore , dell’intuizione e della volontà.

       Al Maestro interessa la sensibilità e la capacità del discepolo di influire sui piccoli da formare per il sentiero del discepolato . Lo sviluppo della sensibilità comporta l’interiorità, la calma, la pace e il riconoscersi come essere spirituale  non disturbato dai clamori del mondo.

       D'altronde le condizioni del gruppo dipendono dall’aggregato delle vibrazioni di tutti i membri, che non devono manifestare alcuna separatività o differenziazioni sia interiori sia esteriori.

       Il vero lavoro esoterico si realizza in profonda concentrazione , focalizzazione e tensione   meditativa su un livello di coscienza superiore, liberando l’energia per l’afflusso di rivelazione .

       Se il discepolo riconosce il richiamo vibratorio del Maestro, è anche consapevole della “qualità”, della “sfera d’influenza” e dell’”aura dell’ashram”.

       L’elevazione col pensiero su uno stato di coscienza superiore, permette scoperte intuitive e spirituali che producono il seme di una nuova creazione o un nuovo campo di consapevolezza.

       Il movente di ogni meditazione di gruppo  è il servizio altruistico e la nota chiave è la creatività.

Il gruppo è condizionato da ogni pensiero creativo di ciascun discepolo; è nel gruppo che essi ricevono ispirazione  e sviluppano l’intuizione.

       Il gruppo, mediante l’allineamento , può impressionare la Gerarchia, i Contemplativi e Shamballa. Esso collabora anche con l’Entità cristica  e i Maestri, impressionando il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo e l’umanità, creando un grande Sentiero di luce mediante il quale, simbolicamente parlando, verrà il Cristo (l’amore divino).

       La meditazione ashramica rende creativi e attivi i desideri, le aspirazioni e le riflessioni degli uomini qualunque sia il loro livello evolutivo.

       “La meditazione è il massimo agente creativo dell’universo. Questo processo creativo si svolge in sette fasi: medita il Logos, Shamballa, i Nirmanakaya   , la Gerarchia, i Maestri, il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo e l’umanità ".


 


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