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QUARANTASEI

 

MEDITAZIONE
PARTE QUARANTASEIESIMA

 Senso esoterico

Per senso esoterico s’intende quel “feeling” che collega ogni manifestazione concreta con il mondo soggettivo; quella strana e bellissima sensazione d’essere strumenti o mezzi con i quali l’anima, la divinità, il Maestro si esprime. Questo avviene, in parte, in rapporto al nostro grado di purezza, saggezza e amore verso il tutto.

Il     segreto del successo risiede nella capacità mentale di orientarsi a volontà nella direzione voluta. Questo potere mentale può lenire, guarire, incoraggiare e portare luce e pace a tutti coloro con i quali entrano in contatto. Esso può anche captare le idee, trasmutarle in ideali e renderle concrete in atti oggettivi, ma soprattutto può penetrare nel mondo delle anime e riconoscere i suoi compagni di lavoro e collaborare con loro. 

La sensibilità spirituale

Il problema maggiore esistente tra personalità e anima, tra Maestro e discepolo e tra umanità e Gerarchia è la separatività, perciò i discepoli devono evitarla non creando differenziazioni tra gli aspetti dell’Ashram e tra i membri del gruppo, pensando sempre tutti gli Ashram come un’unità.

       Ciò accade soltanto se si lavori concentrati e focalizzati e da un punto di tensione che provoca la liberazione dell’energia e un afflusso di rivelazione. Occorrono anche un giusto orientamento, un vero senso dei valori e mancanza di dispersione.

La sensibilità al Maestro, alla vita dell’Ashram e ai fratelli di gruppo richiede concentrazione, vivere al centro della coscienza, servire totalmente, forte consacrazione, entusiasmo, dinamismo e distacco dall’aspetto forma della vita.

L’obbedienza occulta alla propria anima, per conseguenza al Maestro, e l’integrazione di gruppo portano al diritto d’accesso. Essi sono i tre principi fondamentali eh controllano il lavoro dell’Ashram.

L’obbedienza al Maestro deve essere totale, senza paura di perdere delle prerogative poiché all’interno della vita ashramica, nel servizio sia soggettivo sia oggettivo vige massima libertà.

Il contatto con l’Ashram rivela il servizio, ma anche le limitazioni, perciò l’umiltà e il lavoro sono d’obbligo, una risposta decentrata e un contributo altruistico alla vita dell’Ashram.

        L’intensità del servizio prestato dal discepolo accettato è il tirocinio di preparazione per l’iniziazione. Egli deve considerare che appartenere al gruppo di un Maestro è relativamente importante, lo è invece essere scelto quale membro dell’Ashram, perché dimentico di se stesso, segue esclusivamente ciò che è dell’anima ed esclude i rapporti personali, fossero pure quelli del Maestro.

       Si contribuisce alla vita dell’Ashram se si seguono le intuizioni positive, gli impulsi e le impressioni superiori, la purezza di moventi, la sensibilità spirituale, la rispondenza alla verità, agli ideali e alla saggezza scartando accuratamente tutte le inclinazioni della personalità.

       La sensibilità verso gli altri potrebbe deviarci, perciò occorre conservare sempre un perfetto distacco; ciò significa mancanza di coinvolgimenti e di reazioni e specialmente di non preoccuparsi del proprio sviluppo personale. Questo per non innalzare una barriera fra il discepolo e la vita dell’Ashram. È imperativo impegnarsi nella vita dell’anima da non aver più tempo per l’introspezione della personalità.

       Una volta nell’Ashram il discepolo può utilizzare qualsiasi energia ashramica e divenire consapevole delle vibrazioni dell’anima, registra quelle dell’Ashram e di qualche discepolo più avanzato e cosciente della vibrazione del Maestro.

       La Scienza di Impressione è la sensibilità spirituale al contatto, la relativa registrazione delle energie di tutti e sette i centri, e la loro corrispondenza superiore, le energie dei sette raggi, che attraversa il discepolo, e la fusione della coscienza con quella del Maestro, con la quale si risponde alle vibrazioni dell’anima umana e dell’Ashram.

        L’attività di gruppo richiede: sensibilità, impersonalità, doti fisiche, polarizzazione mentale, disciplina e tirocinio. Sensibilità significa capacità di espandere la coscienza, consapevolezza dei piani superiori, riconoscimento dei rapporti, reazione immediata della personalità alle necessità della vita nei tre mondi, prontezza al contatto con l’anima, alla voce del Maestro, all’intuizione e alle idee nuove. Ciò può essere realizzato coltivando la sensibilità spirituale mediante l’uso dei centri superiori nel servizio.

       Bisogna distinguere tra la sensibilità e il suo eccesso dovuta all’astralità; per eliminare quest’ultima basta polarizzarsi al meglio sul piano mentale prendendo contatto con l’anima e servendo come anima.

       La continuità dell’impressione mentale in meditazione e il collegamento con il servizio quotidiano devono essere registrati a tempo debito nel cervello. L’agente d’impressione è la Triade spirituale e la qualità dell’impressione è la volontà o proposito divino, usati come volontà - di - bene dai lavoratori gerarchici.

       Ecco perché bisogna diventare sensibili alle impressioni che giungono dai vari livelli di coscienza e dalla “nuvola carica di cose conoscibili”, mediante la telepatia, l’allineamento, l’uso della mente e la ricettività del cervello. Questo porta gradualmente alla comprensione del processo pensante del Logos planetario; naturalmente solo attraverso l’Ashram o rivelazione da parte del Maestro. Ciò sarebbe meglio però se accadesse con la capacità del discepolo di inserirsi da solo e penetrare senza aiuto nei processi di tensione di Sanat Kumara.

       Il servizio è programmato dal Maestro e il discepolo deve rendersi sensibile alla Sua impressione; specialmente il discepolo di primo raggio che, con uno sforzo supplementare, deve seguire lo schema di servizio mondiale congiunto e organizzato, e non solo quello da lui costituito, sennonché non sia inserito nel Piano gerarchico.

       Prendendo in considerazione l’insegnamento spirituale è possibile creare una linea di luce con l’umanità e trasmettere energia di volontà-di-bene.

       In quanto all’interazione telepatica intendiamo la sensibilità fra i membri dell’Ashram ottenuta con l’amore e la fiducia reciproca, che permette la vera trasmissione di pensiero se è esente da critiche.

       La sensibilità all’impressione superiore e all’ispirazione interiore si ottiene pensando in termini di sintesi di gruppo, vivendo simultaneamente la vita verticale dello spirito e quella orizzontale di relazione.

       Lo sviluppo della sensibilità alle impressioni ancora più elevate si ottiene alla fine di ogni stadio del processo iniziatico, ed è l’unico modo con cui la distinzione e la meta divengono evidenti entro i livelli eterici del piano fisico cosmico; al di là c’è la Via dell’Evoluzione Superiore.

       La sensibilità spirituale e psichica è anche frutto della conoscenza dei propri e altrui raggi che permettono di comprendere rapidamente e per conseguenza di cooperare intelligentemente. La sensibilità e la discriminazione sono necessarie quando si accolgono le cosiddette anime forti per essere avviate al discepolato, secondo la visione dell’opera gerarchica. La sensibilità spirituale è la base della telepatia fra i membri di un Ashram. I veri sensitivi sono consapevoli delle sofferenze del mondo e ne soffrono, ma devono sforzarsi di sopportarle con saggezza per servire meglio: un’anima forte è divinamente indifferente perché conosce le fonti e le radici della sofferenza insita nei tre mondi. 

 


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