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QUARANTASSETTE

 

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PARTE QUARANTASETTESIMA 

...segue dalla parte 46°

Economia e Finanza desiderabili 

            I sistemi economici degli stati/nazione sono differenti nel dettaglio, ma si basano sugli stessi principi fondamentali. Uno di questi principi è la convinzione che la fonte ultima di tutta la nostra ricchezza sulla Terra sia la Terra stessa. Un’altra convinzione condivisa è che i bisogni essenziali di tutte le persone devono essere soddisfati indipendentemente dall’età e dal sesso, siano essi fisicamente o mentalmente in grado d’impegnarsi in un lavoro remunerato o no. 

            Le economie nazionali cercano di trovare il loro equilibrio tra le forze di mercato, la valutazione delle loro economie e il benessere sociale. Alcuni paesi garantiscono un reddito per i loro cittadini in modo da assicurarsi che questi possono soddisfare i loro fondamentali bisogni: mansioni un tempo non retribuite, come svolgere le faccende domestiche, prendersi cura degli altri e dell’ambiente, produrre il proprio cibo, oggi è riconosciuto come impegni socialmente ed economicamente utili. In questo modo la gente nella maggior parte degli stati-nazione odierni non dipende dal mercato per procurarsi i prodotti alimentari essenziali, per un tetto e per un’educazione di base: può scegliere il suo lavoro o la sua professione preferita sentendosi libera dalle preoccupazioni esistenziali. 

            Dato che consideriamo il mondo naturale la nostra più grande risorsa, la sostenibilità di questo mondo per noi non è un’utopia: con un cambiamento dei valori e degli stili di vita, è sopraggiunto anche un cambiamento nei modelli di consumo, che coincidono con un’esigenza inferiore di energia e di materie e con un uso più moderato ed efficiente delle risorse. Grazie ad un uso controllato dei beni e dei servizi, a un minore spreco e a stili di vita più semplici, l’impatto dell’impronta ecologica degli individui e quella collettiva delle città e delle economie sta diminuendo ovunque nel mondo. L’impronta media si sta avvicinando alla sostenibilità di lungo termine: non è più di due ettari a persona. 

            L’economia e la politica non fanno più a pugni tra loro. Senza imposizioni dall’alto, il settore privato sta diventando una parte con ruolo attivo nella società civile. Coerentemente con la nostra comune valutazione della natura come fonte di tutte le nostre risorse, la finalità nel mondo degli affari non è più l’aumento del valore azionario attraverso lo sfruttamento delle risorse disponibili dell’azienda, ma la comune etica di amministrazione fiduciaria dei patrimoni che producono ricchezza. I manager aziendali, come molti leader commerciali nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo, oggi s’impegnano ad assicurare il successo delle loro imprese, ma cercano anche un ruolo tra gli artefici della società. Cercano di superare la tensione tra efficienza, profitto e dinamismo da un lato, e tra solidarietà, equità e sostenibilità dall’altro. Selezionano prodotti e servizi da immettere sul mercato consultandosi con i loro clienti, come pure con i loro dipendenti e partner. Anche se le decisioni nella sfera della produzione e del marketing rimangono, determinate da considerazioni di successo nel mercato, sono anche informate con più attenzione per l’impatto ambientale, per la soddisfazione dei dipendenti, per la reale utilità dei prodotti e dei servizi che l’azienda immette sul mercato. Di conseguenza, molto dello spreco che caratterizzava la cultura dell’usa/e/getta nel secolo scorso è eliminato, e il tasso d’invecchiamento incorporato nel prodotto (o nel servizio) è divenuto a sua volta obsoleto. 

            Il sistema monetario mondiale ha subito quella riforma di cui si aveva tanto bisogno a tutti i livelli: globale, regionale e locale. Il più grande mutamento è che oggi il denaro non è più emesso in base al debito, ma è speso o è messo in circolazione: questo rende la vita economica molto più stabile perché la quantità di denaro che passa da una mano all’altra non diminuisce più se le aziende (o i consumatori) decidono di non fare prestiti quest’anno nella stessa misura in cui lo avevano fatto dodici mesi fa. 

            Un altro cambiamento è che oggi non si usano più valute nazionali come se fossero globali: l’OPRU ha, infatti, emesso una valuta mondiale, la Gaia, distribuendola in ogni continente in base alla sua popolazione e non in base alla sua forza economica. La quantità di Gaia in circolazione è regolata in modo che il totale ammontare di attività economica che circola per il globo sia compatibile con la capacità dell’ambiente di esserne all’altezza. Per essere più chiari: se immettiamo un volume troppo grande di gas nell’atmosfera, rischiamo attraverso l’effetto serra un mutamento nel clima, diminuiamo il numero di Gaia in modo tale che il commercio globale operi a un livello più basso. Questo non vuol dire che le federazioni regionali economiche e sociali siano limitate nel loro volume di attività economiche: il massiccio spostamento verso l’energia rinnovabile ci ha invece condotto a un boon Economico di lunga durata e le federazioni trovano la maniera di stimolare ancora di più le loro economie usando meno carburante fossile. 

            Le federazioni mantengono le loro valute che spendono immettendole in circolazione e che si riprendono con le tasse. Le loro valute sono usate per il commercio tra gli stati membri della federazione; la Gaia è riservata ai trasferimenti interfederali. A loro volta, i conglomerati urbani hanno le loro valute, come anche molti paesi e villaggi: queste ultime vengono di solito amministrate dalla comunità invece che dal governo locale. Il grosso vantaggio del sistema è la sua flessibilità – quando ci si sposta, è facile scambiare una valuta con un’altra al cambio concordato - mentre a livello locale la gente ha sempre abbastanza contanti da poter compiere degli scambi reciproci, anche se non può comprare beni di lusso provenienti da fuori. 

            Un’ultima considerazione: ormai abbiamo capito che ciò che pensiamo e il modo in cui viviamo plasma il nostro presente e decide il nostro futuro. L’alternativa a un mondo di miseria, di conflitto e di violenza è un mondo sostenibile ed equo che ispiri pace nei cuori delle persone, precondizione fondamentale per una pace duratura sulla Terra.  

 


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