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CINQUANTAQUATTRESIMA

 

MEDITAZIONE
PARTE CINQUANTAQUATTRESIMA

 La telepatia 

         In telepatia si usa la forza della sostanza mentale che è sempre in movimento e con la quale si generano forme pensiero individuali e di gruppo. Nel vero lavoro telepatico una certa corrente di sostanza mentale è messa in moto dalla volontà e dà un’idea formulata ed espressa dal trasmittente che li plasma in una forma e la trasmette al ricevente. Anche il Maestro agisce lanciando un’idea nella mente e nel cervello dei Suoi discepoli, stabilendo così un rapporto con loro e fra loro.

          La capacità di ricezione e di risposta all’impressione può essere immediata oppure protratta nel tempo; ciò dipende dall’intensità o meno dell’allineamento e dalla sensibilità soggettiva alla vibrazione del Maestro che è un valore permanente da acquisire, specialmente nel periodo del plenilunio. Questa luce deve irradiare all’esterno e non soltanto all’interno, se vogliamo che abbia un’utilità per l’umanità. 

       In profonda meditazione, quando allineiamo anima, mente e cervello, si entra in contemplazione e si sa di vivere come anima nel suo mondo, si aspetta allora che le idee percepite dall’anima, affiorino nella mente, e il processo creativo della forma pensiero creata all’unisono da tutto il gruppo. 

       Il processo è ben descritto nella regola numero undici di Magia Bianca, dove spiega come “manipolare” l’idea presentata, formulata ed esternata. 

       Lo scopo immediato del Piano e l’applicazione della Legge dei Giusti Rapporti umani e del Principio della Buona Volontà, cioè la fratellanza o meglio la realizzazione della comunione di tutti gli esseri, con un’ispirata e precisa attività costruttiva, affinché questa sia proficua, occorre il distacco, vedendoci come appartenenti a un grande esercito che opera per la Gerarchia. Distacco che non deve essere separativo ma lavoro di gruppo con la coesione di gruppo. 

       In pratica il discepolo deve percepire il piano soggettivo in costante sviluppo e presentarlo con chiarezza in termini appropriati, impressionando certe menti con dei suggerimenti, in modo che gli uomini che sanno pensare mutino le vecchie tendenze mentali e possano illuminare il mondo. È il risultato del processo iniziatico che rivela al discepolo iniziato, membro dell’ashram, la natura del Piano e la relativa cooperazione con la Gerarchia. 

       Un vero discepolo può essere impressionato e registrare nella mente astratta non solo il contenuto delle menti dei membri dell’ashram e del Maestro, ma anche l’intento gerarchico, o l’aspetto proposito del piano, e in modo crescente anche le impressioni provenienti da Shamballa, anche se quest’ultima attività interessa principalmente il Maestro.

       Il Tibetano ci dice di: coltivare la sensibilità superiore, di renderci così puri e altruisti, che la mente rimanga indisturbata dagli avvenimenti nei tre mondi, di cercare quel senso spirituale di attenzione che ci metterà in grado di essere impressionati e di interpretare poi correttamente le impressioni ricevute.

 


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