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SETTANTACINQUE

 

 

 

 

 

 

INVOCAZIONE

PARTE SETTANTACINQUESIMA

 

L’uomo medio vive ed esiste nel mondo del significato; l’iniziato e il Maestro hanno il loro punto focale nel mondo dell'Essere. Quindi Essi non sono altro che volontà, illuminata dall’amore che li collega al mondo del significato, e capaci d’attività intelligente che li collega al mondo della forma ed è indice di vita. Ma ora il desiderio dell’iniziato non è rivolto all’attività, e neppure ad esprimere l’amore. Queste qualità sono parte integrante della sua natura e della sua espressione, ma sono cadute sotto la soglia della coscienza (una corrispondenza superiore delle attività automatiche del corpo fisico, che continuano a svolgere la loro funzione senza che l’uomo ne sia cosciente).

Il suo sforzo è rivolto a qualcosa che per ora significa poco per voi che leggete queste parole; è teso a realizzare l’Essere, immobile, immutabile, vivente e di cui si può parlare soltanto in termini che incorporano il concetto “non è questo, non è quello”. Non è alcuna cosa; non è pensiero né desiderio. È vita, Essere, il tutto, l’Uno.

Non può essere espresso dalle parole “Io sono” o “Io non sono”. È espresso dalle parole “Io sono quello che sono”. Detto questo, sapete cosa intendo? È la volontà-di-essere che ha trovato se stessa tramite la volontà-di-bene. Perciò i diciotto fuochi si devono estinguere. Le vite minori (che incarnano il principio della forma, del desiderio e del pensiero, la totalità della creatività, basata sull’amore magnetico) devono ritornare al serbatoio di vita, e nulla deve rimanere all’infuori di ciò che causò la loro esistenza, la volontà centrale, conosciuta per gli effetti della sua radiazione, o respiro. Questa dispersione, morte o dissoluzione, è in realtà un grande effetto prodotto dalla Causa centrale, e di conseguenza l’ingiunzione è: Esso vi perverrà tramite l’evocazione della Volontà.

Questo tipo di morte è sempre determinato da un gruppo, perché fin dal primo momento esso è l’unica espressione inconfondibile dell’attività dell’anima — influenzata coscientemente dalla Monade o Padre — e quest’attività è un’attività di gruppo, che vuole il ritorno delle vite minori al serbatoio generale fin dal primo momento in cui è divenuto evidente che l’esperienza nella forma ha realizzato il suo scopo e che la forma ha raggiunto un grado di tale flessibilità e capacità, da poter essere considerata praticamente perfetta. Ciò si compie realmente alla quarta iniziazione. Ora, al termine del grande ciclo di vita dell’anima, durato per eoni, si approssima il momento in cui l’assunzione della forma e l’esperienza nei tre mondi dovranno cessare.

Il discepolo trova il suo gruppo nell’Ashram del Maestro, e coscientemente e con piena comprensione domina la morte, la nemica dell’esistenza a lungo temuta. Egli scopre che la morte è semplicemente un effetto prodotto dalla vita e dalla sua volontà cosciente, ed è un modo con cui egli dirige la sostanza e domina la materia. Diviene possibile far ciò coscientemente perché, avendo sviluppato la consapevolezza di due aspetti divini — attività creativa e amore — ora egli è focalizzato nell’aspetto più elevato e sa di essere la Volontà, la Vita, il Padre, la Monade, l’Uno.  Concludendo lo studio della quarta Regola dobbiamo considerare due fattori: Il metodo per evocare l’aspetto Volontà. Il processo di riconoscere l’aspetto Vita, la Monade, il Padre nei Cieli.

Le forze entranti, che operano secondo la legge, sono indirizzate anzitutto al centro della testa, da qui al centro ajna e poi al centro che ha governato ed è stato più attivo durante l’incarnazione del principio vita. Questo centro varia secondo il punto raggiunto sulla scala dell’evoluzione e secondo il raggio della personalità, cui più tardi si aggiunge il raggio dell’anima, producendo un condizionamento e un cambiamento maggiori. Nel lavoro dell’iniziato che usa coscientemente questa legge, il principio di astrazione (quando entra nel corpo) è mantenuto focalizzato nella testa ed ha una tale potenza magnetica che l’energia dei rimanenti centri viene rapidamente raccolta e ritirata. Ciò che è vero del processo individuale di astrazione del principio vita, secondo la legge dei Sette Supplementari, è altrettanto vero del processo in tutte le forme e tutti i gruppi di forme.

Il Cristo si riferiva a quest’opera d’astrazione in relazione al terzo grande centro planetario, l’umanità, quando disse (e parlava come rappresentante della Gerarchia, il secondo centro planetario nel quale vengono esotericamente “ritirati” tutti gli esseri umani che conseguono l’iniziazione): “Quando io sarò elevato dalla terra, trarrò tutti gli uomini a me”. Una parola diversa dalla Sua sarà pronunciata alla fine dell’età, quando il Signore del Mondo  parlerà da Shamballa, astrarrà il principio vita dalla Gerarchia, e tutta la vita e la coscienza si focalizzeranno allora nel centro planetario della testa: la grande Camera del Consiglio di Shamballa.  

La Legge richiede che i cambiamenti così effettuati rimuovano la forma, portino alla luce la qualità, e mettano l’accento sulla vita. Qui i tre grandi aspetti — forma, qualità e vita — sono messi in rapporto e il punto dell’obiettivo evolutivo è visto nella sua vera luce - VITA. Notate questa espressione. La forma o apparenza, avendo servito al suo scopo, scompare. La qualità, il principale attributo divino sviluppato in questo pianeta, diviene predominante ed è “cosciente di sé”, come dicono le scritture antiche. È identificata e individuale, ma non ha una forma che la esprima, tranne quella del più grande tutto in cui trova posto. Né la forma né la qualità (né il corpo né la coscienza) hanno capitale importanza nel nuovo stato d’Essere; soltanto l’aspetto vita, lo spirito sul suo piano, diventa il fattore dominante.

Potrete avere un’idea del significato di tutto questo se terrete presente che i nostri sette piani non sono che i sette sottopiani del piano fisico cosmico. In questa settemplice evoluzione ci si sottopone al processo di sviluppare la sensibilità alfine di permettere all’iniziato di operare sul piano astrale cosmico quando sarà ritirato o astratto dopo le iniziazioni superiori.

Egli si astrarrà completamente anche dalla nostra vita planetaria. Un solo fattore potrebbe impedirlo, e sarebbe il suo impegno a servire temporaneamente entro l’anello invalicabile planetario. Si afferma che i membri della Gerarchia che si consacrano a questo lavoro hanno coscienza buddhica, che la linea della Loro discendenza (intesa occultamente) procede dall’Eterno Pellegrino, dal Signore del Mondo, dal Buddha e quindi dal Cristo. Per libera scelta rimangono identificati con “la qualità vista entro la luce”, e per la durata del Loro servizio liberamente reso essi operano con l’aspetto coscienza al fine di mettere più tardi l’accento sull’aspetto vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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