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SETTANTASETTE

 

 

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

PARTE SETTANTASETTESIMA

 

Vita esoterica.

       La vita esoterica comincia ad esprimersi pienamente nel discepolo solo quando allo studio unisce la “meditazione senza seme”, che non fa uso razionale della mente e della facoltà di concretare. L’oggetto (presentato alla mente dalla memoria) non è più conside­rato, né si ode la parola che lo designa e ne esprime il potere. Solamente l’idea, di cui l'oggetto e la parola sono espressione, é rea­lizzata e il percipiente penetra nel mondo delle idee e delle cause.  È la contemplazione pura, senza forme né pensiero. Egli guarda nel mondo delle cause; vede con chiarezza gli impulsi divini; e avendo così contemplato le opere recondite del regno di Dio, riflette nella mente quieta ciò che ha visto e questa riversa la conoscenza al cervello

Il discepolo che ha raggiunto il dominio mentale può conseguire quanto segue: idee presentate dal mondo della vita e della cono­scenza spirituale e il regno di Dio nel suo vero senso. Con ciò conosce Dio quale è, e comprende la natura dello Spirito.

La mente serve allora ad un triplice scopo:

1.    Con essa guarda nel regno delle cause, il regno spirituale.

2.    Per suo mezzo il mondo delle cause può essere interpretato in termini di intelletto.

3.    Se ben usata, trasmette al cervello ciò che l’anima vede e sa.

 

            Tutto ciò che vediamo è modificazione della sostanza pensiero che il Pensatore crea nel proprio mondo. Quando mediante la meditazio­ne (scienza che sopprime le attività del principio pensante) si ha pieno dominio sulla sostanza mentale e si è liberi dalla schiavitù di quelle forme che tengono la maggioranza prigioniera dei tre mondi: si è allora oltre la grande illusione; i corpi non ci incate­nano più; le grandi correnti di idee, pensieri e desideri originate dalle “modificazioni del principio pensante” degli uomini schiavi nei tre mondi, non ci influenzano ne governano più; le miriadi di forme - pensiero, risultato di quelle correnti nei mondi fisico, emotivo e mentale, non impediscono più di scorgere la realtà, il vero mondo delle cause e le forze che emana; non si è più illusi e si discrimina fra reale e irreale, fra vero e falso, fra vita dello spirito e mondo fenomenico. Si è invece sensibili alle corren­ti di pensiero e alle idee emesse dalle possenti entità spirituali.

Il      mondo delle idee è quello dell’anima e della mente superiore. Le correnti dei pensieri e delle opinioni umane sono il mondo della coscienza collettiva e della mente inferiore. Bisogna vivere libe­ramente in entrambi, non nel senso di scorrazzare a proprio piacere, ma come agenti indipendenti. La meditazione regolare e quotidiana consente di penetrare nel primo. Con le letture vaste e svariate, l’interesse, la simpatia e la comprensione si visita il secondo. 

Captata un’idea bisogna esternarla tramite una forma pensiero caratterizzata da quattro attributi:

1.     E’ posta in essere con l’uso deliberato della Legge di Attrazione.

2.     E’ composta da innumerevoli entità viventi attratte dalla mente divina del creatore e quindi in reciproco contatto.

3.      E’ l’esternazione di qualcosa che il Creatore ha:

a.   Visualizzato.

b.  Edificato con intelligenza, “colorato” o “qualificato” per adeguarla allo scopo prefissato.

c.    Vivificato con il potere del suo desiderio, e del suo pensiero vivente.

d.    Conservato quanto necessario per adempiere lo scopo.

e.   Connesso a sé con un filo magnetico, in cui scorrono il suo Proposito vivente e la sua volontà dominatrice.

4.      Ha un proposito interiore, rivestito di sostanza mentale, astrale ed eterica, che è potente a livello fisico sin tanto che:

a.    E’ presente nel pensiero esaltato del suo creatore.

b.    “Sta a debita distanza” da lui. Molte forme pensiero sono futili perché troppo   accostate al loro creatore.

                La forma inoltre, può essere rivolta in qualsiasi direzione e, secondo la legge della minor resistenza, trova il posto che le compete, dove svolgere la sua missione e assolvere lo scopo per cui fu creata.

Pertanto la “formula” può essere considerata come l’idea del Pensatore divino; può essere definita come il proposito dinamico, come la “cosa” vista ed esternata nella sua mente, visualizzata come portatrice del suo intento. Le espressioni matematiche alla base del progetto di un ponte o di qualsiasi altra costruzione e con­quista umana, dicono nulla al profano, ma per chi sa e comprende sono il ponte stesso, ridotto all’essenza. Esse contengono il proposito, le qualità e la forma della sua struttura ultima e della sua utilità. Lo stesso può dirsi dei concetti e dello idee che danno nascita a una forma pensiero. Queste formule occulte esistono a livello archetipo che per l’aspirante è quello dell’intuizione, anche se in realtà è uno stato di coscienza ben più elevato. Sono il substrato di un mondo di forme, e devono essere conosciute da chi è degno di operare agli ordini del Grande Architetto dell’Universo.

Per accedere alla “nube gravida di cose conoscibili”, di cui l’anima è consapevole, bisogna:

I.       Apprendere il vero senso della meditazione.

2.       Allineare con facilità anima, mente e cervello.

3.      Contemplare, cioè vivere come l’anima nel suo mondo. Questa può allora mediare fra il piano delle idee divine e il mentale. Partecipare al processo creativo divino è dunque lo scopo di ogni vera meditazione.

4.       Percepire l’idea colta per intuizione dall’anima e accertare quale forma dovrebbe assumere.

5.       Ridurre l’idea, ancora vaga e nebbiosa, all’essenziale, eliminando il vago immaginare e le formule della mente inferiore, preparandosi in tal modo all’azione rapida e, fermamente contemplando, indagare con esattezza la struttura interiore e lo scheletro della forma futura.

6.       Questa, impressa coscientemente dall’anima nella mente, è per­cepita da quest’ultima in modo altrettanto consapevole, si può dire allora che sia ridotta allo schema fondamentale. Non è la formula stessa, ma il processo secondario. Dipende dalla forza, dalla semplicità e dalla chiarezza di tale schema che incorpora la formula con una struttura ben delineata, la definizione ultima dell’idea.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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