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QUARANTAQUATTRO

 

 

 

 

 

 

INVOCAZIONE

PARTE OTTANTAQUATTRESIMA

 

Che i turbini e le trombe marine oscurino l’aria; ma nel mezzo del loro tumulto riluce l’argento generatore che spiritualizza i colori della Terra. Mentre preme il tumulto, possono verificarsi momenti assai penosi, poiché l’eruzione di tutta una parte del mondo è un potente vulcano.

Fin dai tempi antichi si è esortato il popolo a recitare una breve invocazione nell’ora del tumulto, e a respingere l’onda dell’influsso con ripetizioni ritmiche. Più tardi quelle misure degenerarono nella replica insensata di formule religiose; ma il principio resta valido.

Talora lo spirito richiede certe reiterazioni o enumerazioni. Nei periodi migliori del potere sacerdotale le parole elette erano: “Adonai”, “Ishtar”, “Alleluia” e “Aum”. Ma si soleva anche ripetere l’alfabeto o una serie di numeri. Beninteso la potenza non sta nelle parole come tali, ma nella creazione di onde. Il fatto è che a volte si può creare un’onda benefica invocando lo spirito. Ma le abitudini sono come torpori, alla cui presenza anche un rimedio potente non ha efficacia.

Talvolta, quando infuria il vortice, si può creare una propria onda purificante. Quando un fiato velenoso sta per toccarci, è bene esalare. Possiamo del pari creare un velo protettivo con un atto della volontà.

Così, durante i riti dei Misteri, le sacerdotesse erano avvolte in un velo quasi invisibile, al punto che più non udivano né vedevano, come se il filo dell’esistenza fosse stato reciso. Era una sorta di purificazione, attuata in un’atmosfera in tumulto.

Vi rammento il mistero dell’onda protettiva perché è originaria dell’Asia. All’umanità occorrono vie nuove, e si deve aprire una finestra sul Mondo Astrale. Il saggio ha freddo sulla Terra devastata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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