Sei in: INSEGNAMENTI > 2018

INVIA AD UN AMICO STAMPA QUESTA PAGINA

OTTANTASEI

 

 

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

PARTE OTTANTASEIESIMA

 

 

L’amore è la forza dominante dell’anima; con essa e per essa questa si pone in rapporto con tutte le anime. Mediante il corpo emotivo, può comunicare con tutte le entità subumane; mediante l’opera che svolge sul suo piano, con le anime meditanti di tutti gli uomini e, per mezzo del principio buddhi, il secondo aspetto della Monade.

La mente separa, l’amore attrae. La mente erige barriere, l’amore le travolge. La mente con una vibrazione forte e potente respinge e allontana, l’amore invece trae a sé, raccoglie e fonde parti separate in un tutto compatto e omogeneo. La mente repelle con la calura intensa e brucia e secca ciò che s’approssima, l’amore lenisce e risana perché il suo calore è simile a quello di ciò che tocca e unisce la sua fiamma a quella delle altre vite che evolvono. La mente disgrega e distrugge, mentre l’amore aggrega e guarisce.

L’amore è l’unico rimedio per evitare maggiore impenetrabilità o rigidità nella percezione, è la grande lezione per tutti i discepoli, è amore sempre più, fino a che “il giorno sia con noi”.

Il vero amore scorge con perfetta saggezza le mancanze insite in ogni forma, e volge ogni sforzo ad aiutare la vita entrostante a liberarsi da ciò che l’impaccia. Riconosce saggiamente coloro che han bisogno d’aiuto e coloro che non hanno bisogno di cure. Ode con precisione e vede il pensiero del cuore e cerca sempre di fondere in un tutto coloro che lavorano nel mondo. Il che lo ottiene non per cecità ma per discriminazione e saggezza, separando le vibrazioni che si contrastano, situandole in posizione diversa. Troppo si è insistito su ciò che si chiama amore e poco sulla saggezza, che è amore esprimentesi in servizio.

L’amore non è sentimento, né emozione, né desiderio o movente egoistico di retta condotta quotidiana. L’amore è la forza che guida i mondi e li conduce all’integrazione, all’unità e all’inclusività costringendo la divinità stessa all’azione. È difficile da coltivare, è difficile da applicare alle condizioni di vita e per esprimerlo occorre dare il massimo delle proprie capacità e ripudiare le attività egoiste personali.

I discepoli nel gruppo devono amarsi reciprocamente con intelligenza e forza costante originando così luce e potere che un giorno faranno prezioso quel gruppo nel mondo.

L’amore è la comprensione e l’atteggiamento inclusivi, non critici e magnetici che (nel lavoro in comune) mantengono l’integrità del gruppo, ne alimentano il ritmo e non permettono che avvenimenti secondari o atteggiamenti personali ne turbino l’azione: contatto, impersonalità, amore appunto sono gli obiettivi.

L’amore è l’incentivo dell’aspirazione sul sentiero, la sostanza dell’esistenza nel mondo, la luce di libertà per tutte le creature, la coscienza della Divinità, e pulsa nell’universo con ritmo divino.

Se si vuole essere amorevoli, ne derivano certi atteggiamenti naturali e propri della personalità sviluppata o imposti per osservanza del precetto dell’anima.

Quando manca l’amore è perché il discepolo si vede isolato e non identificato col prossimo, che lo irrita; critica i fratelli perché si sente superiore o li osserva e pensa: “qui hanno torto e io ho ragione; qui non comprendono ed io si; io li conosco ma loro non mi conoscono; devo avere pazienza con loro” ecc. Questo atteggiamento è congiunto al netto riconoscimento degli ostacoli all’amore creati dal prossimo e dalle proprie abitudini di pensiero. È una forma di egocentrismo. La vera via dell’amore sta nel riflettere e meditazione profondamente e sempre sul significato, sull’intento, sull’origine, sulle qualità, mete, obiettivi dell’amore, espressi dall’anima. Quando il discepolo si identifica con se stesso ed è focalizzato nella personalità, non c’è vero amore. L’amore non è mai mosso dalla natura inferiore.

In seno al gruppo l’azione perseguita in comune, deve esplicarsi amando tutti gli esseri e comprendendone il significato. La potenza dell’amore, fra individuo e gruppo, aumenta vigilando con cura i pensieri reciproci, sopprimendo i sospetti, le critiche e sostenendosi a vicenda. L’amore reciproco avvicina ai grandi Esseri e alla Porta che si apre sulla Via illuminata. L’amore del Logos – in quanto agisce sul regno umano -  si focalizza tramite il gruppo soggettivo e interiore se questi sono centri d’amore divino, magnetici, costruttivi e puri.

Il fatto che i rapporti sono interamente di natura astrali e mentali e perciò vi mancano le limitazioni del corpo di forza eterica e del cervello fisico, facilita la comprensione e la mutua collaborazione purché si domini il desiderio e le emozioni.

Il discepolo deve elevare nella luce i propri compagni e vedere tutto il gruppo come una unità, tenuto insieme dall’amore, dalla comprensione reciproca, dalla visione collettiva e dal servizio prestato in comune. 

La massima forza liberatrice della vita è l’amore. Quando ci si consacra all’anima l’amore fluisce e scorre attraverso il sé inferiore inondando coloro che hanno bisogno d’amore. L’uomo coraggioso, saggio e amorevole può fare qualsiasi cosa e gli effetti saranno innocui e benefici.

Una semplice regola potrebbe essere questa: pensiamoci scambievolmente con amore. In questo modo il corpo eterico del gruppo sarà animato dall’energia dorata e dalla luce dell’amore, e così si formerà una rete di luce, un punto focale di energia nel corpo eterico dell’umanità stessa e col tempo anche in quello planetario.

In difesa del giusto che combatte c’è l’amore del Maestro e l’aura dell’ashram che lo protegge, perché sono una sola cosa con tutti gli uomini e identificate con l’umanità. Però la Gerarchia ha bisogno del saldo appoggio di tutti i discepoli, del loro amore costante, della lealtà, della risposta incondizionata alle necessità umane per portare più agevolmente il pesante fardello del karma umano che Essa porta volontariamente.

Tutti hanno bisogno d’amore e di comprensione, più che di verità occulte enunciate con esattezza, per quanto mirabili. Bisogna dimostrare loro che stiamo “nell’essere spirituale” e accostarci dolcemente a chi ci è vicino. Si avvicineranno se saremo capaci di mostrare amore e pazienza.

Irradiando più luce nel mondo con l’amore e la meditazione molti verranno a noi come verso “un faro nella notte oscura”. Amiamo più di quanto sia possibile, sì che molti – agghiacciati e tremanti per le circostanze della vita e per l’orrore dell’esistenza umana, si volgeranno a noi per ricevere calore e conforto.

Occorrono oggi discepoli capaci di vedere gli uomini nella loro realtà quali sono, e tuttavia capaci di amarli e servirli ugualmente; i discepoli, i cui cuori sono sensibili all’utilità di gruppo e al ruolo che una mente individuale può svolgere a favore dell’umanità, e che irradino amore, ma la cui testa sappia ciononostante valutare gli individui quali sono al loro particolare livello evolutivo, è colui che sa emanare la volontà di bene.

Radiazione amorevole e stima intelligente di chi si vuole aiutare, rendono efficienti più di qualsiasi altra qualità nel servizio al prossimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


<< TUTTI GLI ARTICOLI >>


Condividi/Salva/Aggiungi a preferiti