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NOVANTOTTO

 

 

 

SERVIZIO

PARTE NOVANTOTTESIMA

 

Durante i primi dieci anni di vita, al fanciullo si deve insegnare a reagire in modo intelligente alle informazioni che giungono al cervello tramite i cinque sensi. Devono essere curate in modo particolare l’osservazione, la risposta rapida e la coordinazione fisica ottenuta intenzionalmente. Gli si deve insegnare a vedere e udire, ad avere contatti e a discernere; le sue dita debbono poi rispondere agli impulsi creativi per fare e produrre ciò che vede e sente. Si pongono poi in lui gli elementi delle arti e dei mestieri, del disegno e della musica.

Durante i dieci anni successivi la mente dev’essere addestrata in modo definito perché divenga fattore dominante. Si insegna all’allievo a razionalizzare i propri impulsi emotivi e i desideri, e a discriminare tra il giusto e l’errato, tra ciò che è desiderabile ed essenziale e ciò che non lo è. Questo può essere fatto per mezzo dello studio della storia e con il particolare esercizio intellettuale obbligatorio per legge nel paese nel quale vive. Sì stabiliscono così un certo senso dei valori ed una certa scala di modelli. Gli si mostra la differenza tra il semplice esercizio della memoria ed il pensare; tra un insieme di fatti, accertati dai pensatori ed elencati nei libri, e la loro applicazione agli eventi dell’esistenza oggettiva, e inoltre (e qui sta un concetto di vera importanza) la loro causa soggettiva ed il loro rapporto con quella realtà di cui il mondo fenomenico non è che il simbolo.

La psicologia sarà aggiunta al resto del curriculum di studio all’età di diciassette anni e sarà studiata la natura dell’anima e la sua relazione con l’Anima del Mondo. Farà parte di questi studi la meditazione, secondo direttrici opportune. É bene notare a questo punto che le implicazioni religiose della meditazione non sono affatto necessarie. Meditazione è quel processo per mezzo dal quale le tendenze oggettive e gli impulsi mentali diretti verso l’esterno vengono frustrati, e la mente comincia a farsi soggettiva, a focalizzarsi e a intuire. Ciò può essere insegnato addestrando l’allievo a pensare profondamente su qualsiasi argomento o soggetto matematico, biologico, e così via.

La tendenza della nuova educazione sarà quella di rendere il soggetto consapevole possessore del proprio apparato, metterlo in grado di guardare la vita con occhi aperti, spalancandogli le porte del mondo dei fenomeni e delle relazioni oggettive; dovrà averlo condotto a conoscere l’esistenza di un passaggio che immette nel mondo della realtà, che potrà attraversare a suo piacere, per assumere e svolgere i suoi rapporti con altre anime.

Ogni fanciullo dovrà essere studiato in tre direzioni. In primo luogo bisognerà accertare quali siano le sue tendenze naturali: forse per l’espressione fisica, o per il lavoro manuale — includendo qui una vasta serie di opportunità, dall’operaio meccanico all’esperto elettricista o forse esiste in lui una capacità latente per l’una o l’altra delle varie arti, una reazione al colore e alla forma, una risposta alla musica e al ritmo. O il suo calibro intellettuale è tale da essere meritevole di una precisa educazione mentale in analisi, deduzione, matematica o logica. Forse un giorno, con il procedere della vita, i nostri giovani saranno classificati e distinti in due gruppi: i mistici, coloro cioè che siano di ten­denze religiose, artistiche, ed in genere meno pratiche; e gli occultisti, tipi mentali intellettuali e rivolti alle scienze. L’insegnamento impartito all’allievo dovrà metterlo in grado, quando abbia raggiunto i diciassette anni, di emettere chiara la sua nota, e do­vrà aver indicato secondo quali linee con la più grande probabilità scorreranno gli impulsi della sua vita. Durante i primi quattordici anni dovrebbe essergli offerto il modo di fare esperienze in molti campi di opportunità. L’addestramento specializzato o di vocazione, dovrà essere riservato agli ultimi anni del procedimento educativo.  

 

 

 

 

 

 


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