INSEGNAMENTI
PARTE CENTUNESIMA
L’emozione dev’essere governata e diretta da una ragione sana, per poter produrre del bene. L’emozione dovrebbe essere un impulso all’azione ma non dirigerla; ciò spetta all’intelligenza e questa sua prerogativa non dovrebbe mai venirle usurpata. Quando la coscienza agisce in tal modo, con una forte emozione per movente, ed una sana ragione per guida, si ha una persona veramente compassionevole e saggia, utile al suo simile. L’emozione dà il movimento, l’intelligenza lo governa e guida e così il Sé userà l’attività con il maggior profitto, trasformandosi da schiavo in padrone delle emozioni.
La nostra aura che ci circonda dovrebbe essere diafana, in modo da permettere agli oggetti del mondo esterno di giungere a noi nella loro propria forma e nel loro colore; ma se l’aura vibra d’emozione non può rispondere a tali condizioni e tutto ciò che l’attraversa v’è ritratto e giunge a noi alterato.
L’intelletto tende sempre a giudicare favorevolmente ciò che a noi piace e sfavorevolmente ciò che non ci piace. Gli argomenti in favore di un dato modo d’agire vengono fortemente illuminati dal nostro desiderio d’adottarlo e quelli contrari vengono lasciati nell’ombra. Gli uni ci sembrano molto chiari ed imperiosi, gli altri molto dubbi e deboli. E per la nostra mente che vede attraverso l’emozione è così evidente che la ragione è nostra e che chiunque non veda come noi è schiavo di pregiudizi o deliberatamente ostile. A questo pericolo costante possiamo solamente opporre uno sforzo tenace e sostenuto e non possiamo liberarcene definitivamente finché non abbiamo trasceso le emozioni ed imparato a dominarle in modo assoluto.
Il primo e più potente metodo per acquistare padronanza sulle emozioni è - come per tutto quello che riguarda la coscienza - la MEDITAZIONE.
Quand’è possibile è bene prevedere i problemi che sorgeranno probabilmente durante il giorno e venire a conclusioni sul modo di riguardarli e di comportarci.
Un altro mezzo per dominare le emozioni è di pensare a ciò che si sta per dire prima di parlare, ossia di mettere un freno alla lingua. Colui che non pronuncia mai una parola pungente o inconsiderata è a buon punto sul sentiero del dominio dell’emozione. La verità innanzi tutto poiché nulla può scusare la menzogna; molto spesso, sotto l’impulso dell’emozione si dice il falso, sia esagerando sia svisando i fatti. Si può dare un’idea assolutamente sbagliata d’una grande verità se non si tiene presente il modo di pensare di chi l’ascolta; è necessario simpatizzare, saper condividere il punto di vista altrui, poiché solo così la verità può essere utile e valida. Si fa più male che bene con il fare troppa pressione sugli altri per fare accettare certi tesori. Un precetto aureo potrebbe essere: “non dire mai ciò che non è vero, non dire mai ciò che è spiacevole”. È molto meglio tacere. Temere il silenzio è segno di debolezza mentale. Nel silenzio le emozioni si sviluppano e prendono forza, pur restando dominate e in tal modo il potere movente s’accresce ma viene sottomesso. Colui il quale ha imparato ad osservare il silenzio deve aver cura che ciò non abbia a menomare la cortesia e che non gli capiti, con un silenzio inopportuno, di infondere fra chi lo circonda un senso di freddezza e di disagio.
Ma ci si può chiedere: non si deve seguire l’intuizione? Si confonde troppo spesso impulso ed intuizione, nonostante la loro origine e le caratteristiche radicalmente diverse. L’impulso nasce dalla natura del desiderio, dalla coscienza attiva del corpo astrale ed è un’energia che erompe in risposta ad uno stimolo esterno, indipendente dall’intelligenza, precipitosa, inconsiderata e violenta. L’intuizione invece nasce dall’Ego spirituale ed è un’energia che irradia in risposta ad un appello interno, diretta dall’Ego spirituale, forte, calma e determinata. Per distinguere l’una dall’altra, finché la natura non sia completamente equilibrata, è necessaria una serena considerazione ed è indispensabile ritardare l’azione; un impulso svanisce a tale considerazione e ritardo; l’intuizione invece diventa sempre più chiara e forte.
Quindi: meditazione giornaliera, accurata riflessione prima di parlare, rifiuto a cedere all’impulso, tali sono i metodi essenziali per trasformare le emozioni da pericolosi padroni in utili servi.
Soltanto colui che padroneggia l’emozione può farne uso poiché non si identifica con le emozioni ma sa che esse agiscono sui veicoli in cui egli abita e sono dovute all’interrelazione fra il Sé ed il non-sé.
Fintanto che il piacere solleva ed il dolore paralizza, in modo da ostacolare ed impedire l’adempimento del dovere, l’uomo è schiavo non padrone delle proprie azioni. Quand’egli ha imparato a dominarle, può provare la maggiore felicità ed il più profondo dolore, conservando imperturbabile la mente e seguitando a dedicarsi serenamente al suo lavoro. Allora tutto ciò che capita viene utilizzato. Dal dolore si acquista forza come dal piacere vitalità e coraggio. Tutte le forze diventano aiuti, invece che ostacoli ed impedimenti.
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