INSEGNAMENTI
PARTE CONTOQUATTRESIMA
INTUIZIONE
L’intuizione ha la facoltà di cogliere direttamente l’essenza, l’immutabile, la forma in sé, allo stesso modo in cui l’intuizione empirica percepisce intellettualmente gli oggetti individuali.
Platone parlava di “idee visibili alla mente e oggetto di vera scienza”, di visione immediata e di presenza a priori di archetipi nella nostra mente, per cui, ad esempio, non posso percepire l’uguale nella sua imperfezione concreta se prima non posseggo l’archetipo dell’uguale, nella sua perfezione assolutezza e così il vero e così il bene e il bello, il giusto, il santo e così via. Queste idee o valori assoluti non potrò mai cavarli dall’esperienza nella sua limitatezza, mutevolezza e imperfezione.
In realtà, l’intuizione è la percezione mentale di certi fattori, di certe leggi del creato, di certi aspetti della verità noti all’anima, emananti dal mondo delle idee e della stessa natura di quelle energie che causano tutto ciò che si vede e si conosce. Sono verità sempre presenti, sono leggi sempre attive, ma riconosciute, comprese e quindi adattate alle esigenze del tempo e del periodo solo quando la mente è esercitata, concentrata ed aperta.
L’intuizione è la “facoltà conoscitiva” del nostro pratico e intelligente, il quale – relegato sentimenti ed emozioni al giusto posto - usa la mente come una lente, attraverso cui esplora il mondo dell’anima.
Chi ha superato la terza iniziazione studia e indaga lo spirito, la sua natura, la sua energia, la frequenza delle sue vibrazioni, le sue modificazioni cosmiche fondamentali. Lo assistono l’intuizione perfettamente sviluppata e quella capacità mentale di interpretare che ha perfezionato nel ciclo delle sue reincarnazioni. La luce interiore dell’anima del tutto ridesta, gli consente di interpretare e comprendere quella vita che (avulsa dal mondo delle forma) persiste su livelli superiori di coscienza e penetra nel sistema solare dal piano dell’intuizione, proietta questa luce (che è in lui e che egli sa adoperare) in due distinte direzioni:
· nel mondo della forma e vi conosce tutte le cose, poiché le interpreta con esattezza;
· nei tre livelli superiori aformali (tali almeno per l’uomo cosciente dei tre mondi inferiori dell’intuito), e cerca di comprendere, con espansione continua, la natura e il proposito di ciò che non è né anima né corpo, né forza né materia ma la causa universale di entrambi.
È necessario che i discepoli sviluppino l’intuito, la discriminazione e la facoltà di percepire la visione superiore, nonché la coscienza di quei livelli più elevati, con sacrificio dell’inferiore. Devono sapere che le mete minori, perché più prossime, paiono più attraenti e ciò deve essere superato a carissimo prezzo.
Essi devono progredire dall’idealismo all’intuizione pura: allora si attinge la verità direttamente alla fonte. Si entra nella mente di Dio. Si intuiscono, idealizzano e percepiscono i pensieri divini che fertilizzano la mente. In seguito chiamerà quelle intuizioni idee o ideali, su cui baserà ogni condotta e ogni azione.
I discepoli, sino alla terza iniziazione, invece, devono operare solo con energia mentale, nello sforzo di dominarla, farsene padroni e quindi adoperarla. Essi si concentrano nel trasmettere (dai livelli dell’Ego) la volontà dell’anima, che deve essere imposta sulla personalità finchè questa non le obbedisca come un automa. Allora l’intuizione governa e sulla forma, cioè sulla personalità, agiscono energie provenienti dal piano buddhico.
Dove si realizza che esistono mondi da conoscere, verità da apprendere, conquiste o desideri da realizzare, conoscenze da padroneggiare, il senso di limitazione sprona a rinnovare lo sforzo e procedere sulla via evolutiva. L’istinto, che governa i regni vegetale e animale, si sviluppa nell’intelletto del genere umano che a sua volta muta in intuito e poi in illuminazione. Questi due, evocata che sia la coscienza super-umana, costituiscono sia l’istinto che l’intelligenza. Dove conduce a sua volta l’illuminazione? Dritto alla massima conquista, al compiersi ultimo del destino periodico, alla gloria radiante, alla saggezza, al potere, alla coscienza divina. Ma tutti questi termini dicono poco o nulla, se paragonati alla Realtà percepita dall’uomo intuitivo e dalla mente illuminata.
A proposito dell’intervento liberatore del genere umano nei riguardi delle unità di cui è costituito e nei confronti dei prigionieri del regno animale e vegetale, propongo due considerazioni:
- Per scarcerare quei “prigionieri del pianeta” che sono sub-umani, l’uomo deve impiegare l’intuizione; per affrancare i suoi simili deve invece poter ricorrere all’illuminazione. Quando si saprà la vera natura del Servizio, lo si intenderà come un aspetto di quella divina energia che obbedisce al distruttore, in quanto demolisce le forme per ridare libertà. Esso è una manifestazione del principio di Liberazione, che si palesa come morte e come servizio. Entrambi, infatti, salvano, liberano e affrancano, a vario livello, le entità imprigionate. Ma se lo si compie senza comprendere per intuizione tutti gli elementi in gioco, se non lo si interpreta con intelligenza per applicarlo con amore, il servizio non è efficace come potrebbe.
- Preparatevi al servizio, rinnovando lo sforzo di sviluppare in sé in modo cosciente e deliberato l’intuito e di pervenire all’illuminazione. Chiunque consegue luce e saggezza si crea automaticamente un campo di influenza che agisce in alto e in basso; all’interno verso la sorgente di luce e all’esterno nelle “tenebre”. In tal modo diventa un centro cosciente di forza vivificante, senza sforzo alcuno. Stimola, eccita ed infonde vita in tutto ciò con cui ha rapporto: compagni, animali, fiori. Trasmette luce nelle tenebre; disperde l’illusione dell’ambiente e irradia la realtà.
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