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CENTODIECI

 

 

 

 

SERVIZIO

PARTE CENTODECIMA

 

Le minoranze

Uno dei problemi più gravi e più urgenti da risolvere è la persecuzione sistematica, nella stragrande maggioranza delle nazioni, dei membri di una qualsiasi ideologia mondiale che vivono in paesi nei quali quell’ideologia è ripudiata.

Pochissime nazioni rispettano i diritti umani quantunque abbiano firmato e ratificato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.

Dopo l’invasione del Kuwait, il mondo ha assistito stupefatto a sette mesi di arresti segreti, torture ed uccisioni da parte dei soldati iracheni. Ma mentre l’attenzione mondiale era concentrata quasi esclusivamente sul Kuwait, Amnesty International continuava a denunciare lo stesso tipo di violazioni in molte altre parti del mondo: bambini fucilati in Brasile, attivisti democratici imprigionati dopo processi—farsa in Cina, appartenenti all’etnia nera uccisi sommariamente in Mauritania. Ovunque nel Medio Oriente ed in altri paesi coinvolti nella guerra del golfo, i diritti umani erano sotto tiro: centinaia di persone venivano arrestate, condannate o torturate in Arabia Saudita, Egitto, Barain, Gran Bretagna, Stati Uniti, spesso solo perché erano contrari alla guerra.

Nel periodo della crisi Mediorientale, Amnesty International ha pubblicato più di 100 rapporti e denunciato torture, sparizioni ed esecuzioni in ogni parte del mondo. Ha lanciato una grande campagna internazionale di pressione sullo Sri Lanka, su Myannmar, sull’Iran chiedendo ai rispettivi governi di interrompere i gravissimi abusi in corso da anni. Ha inviato appelli urgenti a decine di altri governi chiedendo loro di agire in favore di oltre 2.600 prigionieri bisognosi di cure mediche, sottoposti a torture o in attesa dell’esecuzione della condanna a morte. Durante la crisi mediorientale, e particolarmente nel corso della guerra, c’era un pericolo assai reale, che i diritti umani venissero considerati unicamente un tema da sfruttare o da minimizzare, qualunque fosse il governo che ne parlava. Siamo rimasti indignati per il fatto che la libertà degli esseri umani potesse essere ridotta ad argomento di bassa politica.

Ogni anno migliaia di persone vengono arrestate solo a causa della loro nazionalità, religione od opposizione politica al proprio Governo, e vengono condannate spesso dopo processi ingiusti. Altre semplicemente spariscono dopo essere state arrestate dalla polizia, o vengono fucilate da soldati protetti dalle autorità. In più di un terzo dei paesi del mondo i prigionieri vengono sottoposti a maltrattamenti e torture, in più della metà di essi é prevista la pena di morte per svariati reati.

          Solo nel 1990 A.I. ha denunciato violazioni quali l’uccisione dei bambini di strada in Brasile e in Guatemala, la tortura in Senegal, gli arresti politici di massa in Ciad, l’uccisione dei palestinesi nei territori occupati, le centinaia di condanne a morte in Iran. E ancora, i maltrat­tamenti inflitti dalla polizia in Austria e le atrocità subite dalle donne in oltre 40 paesi.

Il primo metodo di lavoro di A.I. per cercare di ottenere la libe­razione dei prigionieri fu l’invio di lettere direttamente alle autorità di governo, e tale sistema è ancora oggi il motore dell’organizzazione. Ma questa tecnica si è evoluta nel tempo, adattandosi a sempre più nuove necessità: in casi di emergenza in cui la tempestività di un intervento può essere decisiva, quando ad esempio sta per essere eseguita un condanna a morte, in sole 24 ore i soci di Amnesty riescono a spedire migliaia di telex o fax chiedendo che sia risparmia­ta la vita del prigioniero. Quando un prigioniero ha bisogno di immediate cure mediche, vengono invitati a spedire appelli urgenti i medici e gli esperti legali.

Molti prigionieri ci hanno detto che questo modo di lavorare direttamente sui loro casi ha fatto, come si dice, la differenza, da quando sono arrivate le lettere in loro favore, sono stati trattati in modo più umano o addirittura subito liberati. Altri ancora hanno detto che il solo fatto di sapere che qualcuno si stava occupando di loro li faceva sentire ancora vivi e ancora in contatto col mondo esterno… Continua.

 

 

 

 

 

 

 

 


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