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CENTODODICI

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

PARTE CENTODODICESIMA

 

Retta auto/concentrazione

            Nella concentrazione il successo dipende dalla capacità di raggruppare le forze: appena l’allineamento è raggiunto, occorre concentrare la coscienza fra le sopracciglia (ghiandola pituitaria) continuando a tenere gli occhi chiusi e le mascelle rilassate. In questo stadio l’ego assume il controllo della mente, soggiogandone le fluttuazioni ed eliminando qualsiasi pensiero, fino ad ottenere il silenzio interiore e concentrare l’attenzione sopra un determinato soggetto, sia esso di natura occulta, devozionale, filosofica, religiosa, scientifica, letteraria o un’immagine qualsiasi. Nessun altro pensiero deve essere accolto nella mente.

            La mente concentrata si comporta come un riflettore; essa riesce a penetrare nelle parti più occulte di un soggetto in esame e ad ottenere una profonda coscienza dell’oggetto stesso. Durante la concentrazione l’immagine viene formata nel corpo mentale, ossia visualizzata, e a mano a mano vengono ad aggiungersi i dettagli. E’ così che la coscienza viene a contatto con l’oggetto.

            La concentrazione costituisce perciò un mezzo e un fine: essa forma l’organo per la meditazione. La retta auto/concentrazione è la capacità di tenere la mente fissa sull’oggetto prescelto e implica di riportare la mente, senza mai desistere, sull’oggetto.

            Gli stadi della concentrazione sono:

·         Scelta dell’oggetto.

·         Ritiro della coscienza mentale dalla periferia del corpo al fine di acquietare i sensi.

·         Coscienza concentrata e fissata nella testa (Ajna).

·         Fissazione della mente e dell’attenzione sull’oggetto scelto.

·         Visualizzazione e percezione figurata di esso, con un ragionare logico.

·         Estensione dei concetti formulati dallo specifico e particolare al generale o universale o cosmico.

·         Proposito di percepire ciò che sta dentro la forma scelta, ossia l’idea che l’ha prodotta.

 

            Si parte sempre dalla forma o dalle “cose”, perché non si può fissare l’attenzione senza un supporto. Questi sono di quattro specie: oggetti esterni, interni, qualità o concetti. Le quattro specie di oggetti sopra menzionati, gradatamente rivolgono colui che medita all’interno e lo rendono capace di trasferire la coscienza dal mondo fisico all’eterico, quindi al mondo del desiderio o delle emozioni ed infine a quello mentale delle idee e dei concetti. Tale procedimento, che si effettua nel cervello, porta l’intero uomo inferiore alla coerente attenzione concentrata, perché tutte le parti della sua natura sono dirette a conseguire la fissità o la concentrazione di tutte le facoltà mentali. Allora la mente non divaga più, ne è instabile e rivolta all’esterno, ma completamente “fissa e attenta”.

            Quando si è capaci di dominare i propri organi di percezione sensoria in modo che non trasmettono più alla mente le loro reazioni a quanto percepiscono, si ottiene che:

·         Il cervello si calma ed è tranquillo.

·         Il corpo mentale cessa di manifestarsi in vario modo e resta tranquillo.

 

            Per ottenere un’efficace concentrazione è necessaria la purificazione della personalità (fisica, emotiva e mentale). Con essa si ottiene:

 

  • Controllo degli organi … corpo fisico
  • Calma interiore … corpo emotivo
  • Concentrazione … corpo mentale inferiore
  • Capacità di "vedere" il Sé … effetto sintetico della triplice condizione dei corpi

             La concentrazione è un atto di volontà con la quale la forma è negata dai sensi e il “conoscitore” perviene a ciò che in essa vibra all’unisono con la sua anima. Così egli conosce ciò che la forma (o campo di conoscenza) cerca di esprimere: l’anima che essa racchiude, il tono o la qualità.

 

 

 

 

 


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