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CENTOQUINDICI

 

 

 

 

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PARTE CENTOQUINDICESIMA

 

Civiltà e cultura.

Civiltà è la reazione dell’umanità al proposito di un determinato periodo. Oggi si considera civile una nazione se è desta ai valori mentali e nello stesso tempo ricerca i beni materiali… purtroppo! La civiltà o meglio le civiltà sono relative perché inerenti a determinati periodi di tempo dell’evoluzione umana.

La méta della civiltà attuale è stata il benessere fisico le scienze e le arti, ma esse sono state prostituite perché subordinate alla forma. Scopo di tutta l’educazione è produrre qualche forma di cultura e di civiltà.

La cultura è l’avvicinarsi delle due vie: sentimento e mente; di due mondi: sensibilità e pensiero; dì attitudini correlative in un mondo fisico tangibile. L’uomo di cultura pone in relazione il mondo delle apparenze con quello del significato e nella propria mente li considera (riconoscendoli con il cervello, il che è indice di un rapporto in atto) come un solo mondo in due aspetti. Agisce in eguale libertà in entrambi ed anche in tempi simultanei, per quanto concerne la sua coscienza o la sua consapevolezza.

La vera cultura si otterrà quando i giovani di domani saranno educati, acculturati e sensibili alla cittadinanza mondiale, così avremo uomini svegli, creativi, in possesso di un genuino senso dei valori e di una visione sana e costruttiva degli eventi. Tra loro ci saranno anche quelli che alla civiltà e alla cultura uniscono la capacità di vivere come anime, non solo nei tre mondi della vita istintiva e intelligente, ma anche nella sfera dei valori spirituali, perché dotati di perfetta triplice integrazione.

 

Nella civiltà moderna ci sono dei sintomi che un certo risveglio spirituale sia già in atto e che decreterà la fine della civiltà materialista salvando soltanto alcuni fattori da tramandare alla nuova era futura, come:

1.    L’idea della democrazia nella quale il popolo, consenziente, governa e il Governo rappresenta la volontà del popolo.

2.    L’agglomerarsi di nazioni, preludio di un Governo mondiale, perché comincia a farsi strada l’idea dell’unità nella diversità.

3.   La maggior parte dei gruppi hanno latenti in loro molta bellezza, forza e sapienza; per la società ciò è un contributo profondo da tramandare.

4.  La capacità delle masse di far udire la propria voce, oggi è   visibile nell’attività orizzontale della mente che abbraccia enormi masse di popolo.

5.   Lo spirito di costruzione e lo sviluppo della coscienza perché la mente umana comincia a concentrarsi sulle cose che contano e ad esprimersi in modo vivo.

6.  Il lavoro scientifico per la creazione di forme nuove.

7.  La collaborazione di molti "bene intenzionati" che sempre meglio rispondono al bene generale e non a quello del singolo.

8.  La riscoperta del vero Cristo vivente.

9.  La legge della comprensione amorevole nello spirito internazionale che comincia ad imporsi.

10.      L’idea dei gruppi di volontariato.

11.      Una nuova cultura, in embrione, che porterà a cambiamenti fondamen­tali di qualità.

12.      La tendenza verso l’unità dei principi.

13. Il riavvicinamento tra l’occidente e l’oriente sul concetto dell’uomo.

 

La caratteristica preminente dell’attuale civiltà è, in altissima percentuale, l’egoismo. Un intenso spirito di nazionalismo – assertivo e orgoglioso - distingue la maggior parte dei paesi, specialmente nelle relazioni reciproche; ciò è dovuto all’accresciuto sviluppo mentale che porta, in un primo tempo, a prendere e non a dare, ad accettare senza condividere, ad afferrare e non distribuire. Le guerre sono il tremendo tributo che il genere umano ha dovuto pagare per questa separatività. L’umanità non è stata all’altezza dell’insegna­mento che le è stato dato e non vive sui livelli di quel che già sa. Grandi problemi come le relazioni fra i popoli, gli scambi commerciali e le relazioni con le forze di lavoro non sono stati del tutto risolti.

Grazie però ai conseguimenti scientifici (a causa dello sviluppo dell’intelletto) adesso si pensa in termini assai più ampi, con prospettive più giuste. La famiglia è ora vista in relazione alla comunità e questa come parte integrante ed effettiva della città, dello stato e della nazione. Confusamente, e per ora con scarsa effi­cacia, proiettiamo questo medesimo concetto nel campo delle relazioni internazionali.

I pensatori sono internazionali, perché solo quando l’uomo saprà pensare in termini più ampi, saranno possibili la fusione generale e la fratellanza, e l’umanità sarà una realtà nelle coscienze.

 

 

 

 

 

 

 

 


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