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CENTOSEDICI

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

PARTE CENTOSEDICESIMA

 

Il problema dei fanciulli nel mondo d’oggi

L’educazione fino ad oggi è stata tutta presa dall’arte di sintetizzare la storia del passato, di ciò che nel passato il pensiero umano ha raggiunto in ogni campo e delle acquisizioni at­tuali della conoscenza umana. Si è occupata di quelle forme di scien­za che sono state prodotte dal passato. E’ stata soprattutto rivolta all’indietro.

L’educazione si è curata soprattutto di organizzare la mente inferiore ed un bambino è stato giudicato, in quanto ad educazione, dalla capacità di reagire ad un cumulo di informazioni, a elementi collazionati e raccolti, a lui sottoposti in debita successione, compilati e disposti in modo da fornirgli i mezzi per competere con le informazioni possedute da altri.

Finora l’educazione è stata in gran parte niente altro che un allenamento della memoria, per quanto stia facendo strada il ricono­scimento che ciò debba cessare. Il bambino deve assimilare quei fatti che l’umanità crede siano veri, che ha saggiato in passato e trovato sufficienti. Ma ogni età ha una sua propria misura di questa sufficienza.

Educare implica qualcosa di più che indagare semplicemente un soggetto e formulare conclusioni che adducono a ipotesi che a loro volta aprono la via ad altre ricerche e conclusioni. E’ più che uno sforzo sincero di fare di un bimbo, col tempo, di un adulto un genitore intelligente o un buon cittadino che non sia di peso allo stato. Deve tendere a ben altro che produrre un essere umano che sia una forza piuttosto che un intralcio commerciale. Ha altri scopi che quelli di rendere piacevole la vita e fornire una cultura che consenta di partecipare con interesse a quanto accade nei tre mondi delle vicende umane. E’ tutto questo, ma dovrebbe essere anche molto di più.

  Dal punto di vista dello sviluppo umano, l’educazione ha tre obiettivi principali: per prima cosa — come molti hanno compreso — deve fare dell’uomo un cittadino intelligente, un genitore saggio, una personalità controllata; deve metterlo in grado di compiere la sua parte nel lavoro del mondo e farne un essere che sappia vivere in pace, in armonia con il suo prossimo e disposto ad aiutarlo. In secondo luogo deve metterlo in grado di colmare le lacune esistenti tra i vari aspetti della sua natura mentale e questo è il punto più importante. In terzo luogo l’educazione deve permettere di colmare la lacuna esistente tra la mente e l’anima e, strano a dirsi, l’umanità l’ha sempre compreso e si è parlato quindi di “raggiungere l’unità”, o “compiere l’unificazione” (una sola mente), o “ottenere “l’allineamento”. Sono tutti tentativi di esprimere la verità appresa per intuizione.

            La vera educazione è la scienza di collegare le parti integranti dell’uomo e di collegarlo a sua volta con l’ambiente e con quel “tutto” più grande nel quale deve compiere la sua parte. Ogni aspetto considerato come inferiore, può sempre essere semplicemente l’espressione di quello immediatamente superiore.

La prima funzione di ogni educatore è duplice:

1.    Addestrare il cervello a risponde con intelligenza alle impressioni che gli giungono dall’apparato sensoriale e recano informazioni sul mondo tangibile esterno.

2.    Esercitare la mente in modo che possa adempiere tre compiti:

       a)     Occuparsi con intelligenza delle informazioni trasmesse dal cervello

        b)     Creare forma-pensiero in risposta agli impulsi provenienti dal piano fisico, alle reazioni emotive poste in moto dalla natura emotivo - senziente, a quel mondo di pensiero nel quale si trova l’ambiente dell’uomo.

        c)     orientarsi verso il Sé spirituale soggettivo sì che questi possa, emergendo da una condizione potenziale, assumere attivamente il governo… Continua.

 

 

 

 

 

 


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