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CENTODICIASETTE

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

PARTE CENTODICIASETTESIMA

… La vera educazione è la scienza di collegare le parti integranti dell’uomo e di collegarlo a sua volta con l’ambiente e con quel “tutto” più grande nel quale deve compiere la sua parte. Ogni aspetto considerato come inferiore, può sempre essere semplicemente l’espressione di quello immediatamente superiore.

La prima funzione di ogni educatore è duplice:

        1.  Addestrare il cervello a risponde con intelligenza alle im­pressioni che gli giungono dall’apparato sensoriale e recano informazioni sul mondo tangibile esterno.

        2. Esercitare la mente in modo che possa adempiere tre compiti:

       a)     Occuparsi con intelligenza delle informazioni trasmesse dal cervello

        b)     Creare forme-pensiero in risposta agli impulsi provenienti dal piano fisico, alle reazioni emotive poste in moto dalla natura emotivo - senziente, a quel mondo di pensiero nel quale si trova l’ambiente dell’uomo.

        c)     Orientarsi verso il Sé Superiore soggettivo sì che questi possa, emergendo da una condizione potenziale, assumere attivamente il governo.

Durante i primi dieci anni di vita, al fanciullo si deve insegnare a reagire in modo intelligente alle informazioni che giungono al cervello tramite i cinque sensi. Devono essere curate in modo particolare l’osservazione, la risposta rapida e la coordinazione fisica ottenuta intenzionalmente. Gli si deve insegnare a vedere e udire, ad avere contatti e a discernere; le sue dita debbono poi rispondere agli impulsi creativi per fare e produrre ciò che vede e sente. Si pongono poi in lui gli elementi delle arti e dei mestieri, del disegno e della musica.

Durante i dieci anni successivi la mente dev’essere addestrata in modo definito perché divenga fattore dominante. Si insegna all’allievo a razionalizzare i propri impulsi emotivi e i desideri, e a discriminare tra il giusto e l’errato, tra ciò che è desiderabile ed essenziale e ciò che non lo è. Questo può essere fatto per mezzo dello studio della storia e con il particolare esercizio intellettuale obbligatorio per legge nel paese nel quale vive. Sì stabiliscono così un certo senso dei valori ed una certa scala di modelli. Gli si mostra la differenza tra il semplice esercizio della memoria ed il pensare; tra un insieme di fatti, accertati dai pensatori ed elencati nei libri, e la loro applicazione agli eventi dell’esistenza oggettiva, e inoltre (e qui sta un concetto di vera importanza) la loro causa soggettiva ed il loro rapporto con quella realtà di cui il mondo fenomenico non è che il simbolo.

La psicologia sarà aggiunta al resto del curriculum di studio all’età di diciassette anni e sarà studiata la natura dell’anima e la sua relazione con l’Anima del Mondo. Farà parte di questi studi la meditazione, secondo direttrici opportune. E’ bene notare a questo punto che le implicazioni religiose della meditazione non sono affatto necessarie. meditazione è quel processo per mezzo del quale le tendenze oggettive e gli impulsi mentali diretti verso l’esterno vengono frustrati, e la mente comincia a farsi soggettiva, a focalizzarsi e a intuire. Ciò può essere insegnato addestrando l’allievo a pensare profondamente su qualsiasi argomento o soggetto matematico, biologico, e così via.

La tendenza della nuova educazione sarà quella di rendere il soggetto consapevole possessore del proprio apparato, metterlo in grado di guardare la vita con occhi aperti, spalancandogli le porte del mondo dei fenomeni e delle relazioni oggettive; dovrà averlo condotto a conoscere l’esistenza di un passaggio che immette nel mondo della realtà, che potrà attraversare a suo piacere, per assumere e svolgere i suoi rapporti con altre anime.

 

 

 

 

 

 


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