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CENTODICIASSETTE

 

 

 

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PARTE CENTODICIASSETTESIMA

 

Il problema delle Chiese

Nulla giustifica la contestazione della religiosità: essa esiste ed è essenziale per una vita terrena piena e vera. É bene, inoltre, affermare che la presentazione della verità evolve, varia e si adegua alle necessità umane di ogni periodo storico.

Una grande occasione è oggi offerta alle Chiese: il clero deve ricordare che lo spirito umano è più grande delle chiese e del loro inse­gnamento. A lungo termine le sconfiggerà ed accederà trionfante al Regno di Dio lasciandole indietro, a meno che esse non vi entrino come umile porzione dell’umanità. Prelati e curie non hanno posto in quel regno. E il Cristo non ne ha bisogno. Gli occorrono umili insegnanti della verità, capaci di dare esempio di vita spirituale.

Il Cristo non ha fallito. É l’elemento umano che ha fallito, defor­mato le sue intenzioni e prostituito la sua verità. Teologia, dogma, dottrina, materialismo, politica e denaro hanno creato una vasta nube nera fra le chiese e Dio ed hanno escluso la visione dell’amore di Dio ed è appunto alla visione di una realtà amorevole e di ciò che implica che bisogna tornare.

 

L’umanità non è mai stata così incline allo spirito e così ben orientata verso le rivalutazioni e le rivelazioni trascendenti. Piut­tosto dovrebbero essere rivolti appelli ai capi e al clero di tutte le fedi e ai loro seguaci; sono questi che dovrebbero tornare alla semplicità della fede qual è nel Cristo. Sono questi che hanno bisogno di essere rigenerati.

In ogni paese i teologi hanno imposto ai fedeli le loro personali interpretazioni religiose delle verità, delle scritture e di Dio. Hanno preso le sacre scritture e le hanno spiegate, ma attraverso il filtro deformante delle loro menti e dei loro cervelli, con danno inevitabile per il significato. I loro seguaci hanno poi imposto queste interpretazioni alle moltitudini non pensanti. Ogni religione ha gene­rato uno stormo d’intelletti preminenti che hanno cercato (in genere con sincerità) di interpretare ciò che ritenevano Dio avesse detto, formulando dottrine e dogmi; le loro parole sono divenute precetti religiosi e verità irrefutabili per milioni di uomini. In ultima anali­si, si tratta di idee di pochi — relative anche al periodo, alla tradi­zione e all’ambiente — che nel corso dei secoli hanno subito deforma­zioni ed errori accidentali dovuti alla stessa trasmissione continua, basata sovente sull’insegnamento orale.

Le piccole menti degli uomini, nel passato e nel presente dell’evoluzione, non possono capire gli scopi di Colui in cui viviamo, muoviamo e siamo (il Logos Planetario). L’uomo ha interpretato Dio in termini di se stesso: quando accetta un dogma senza riflettere, non fa che accogliere l’opinione di un altro uomo altrettanto fallibile e non la realtà divina. É questa verità che i seminari devono insegnare, abituando ognuno a pensare da sè e a cercare la chiave della verità nel potere unificante dello studio delle religioni comparate. Solo i principi e le verità ricono­sciuti universalmente e che compaiono in ogni religione sono imprescindibili per la salvezza.

            In quanto al Cristo, Egli intendeva semplicemente che tutti ricono­scessero che Dio è amore; che tutti gli uomini sono figli di un solo Padre e pertanto fratelli; che lo spirito è eterno e la morte non esiste;  che il Cristo in ogni uomo fiorisce in tutta la sua gloria; che il servizio è il fondamento della vita spirituale e che la volontà di Dio verrà rivelata.

Esistono uomini profondamente spirituali confinati fra le mura anchilosanti del clericalismo; sono molti in tutte le chiese e di tutte le fedi. La loro vita è ardua, sono consapevoli delle condizioni in cui si trovano e lottano per offrire idee religiose sane e cristiane a un mondo sofferente che le cerca. Sono i veri figli di Dio sono in ambienti difficili, sanno che un tarlo rode la struttura ecclesiastica, conoscono il bigottismo, l’egoismo, la cupidigia e la ristrettezza men­tale che li circonda. Sanno che nessuno è mai stato salvato dalla teologia, ma solo dal Cristo vivente e dal risveglio della coscienza che è in ogni cuore umano. Uomini si fatti sono in ogni istituto reli­gioso, tanto in oriente che in occidente e in tutte le comunità che tendono a scopi elevati. Sono uomini semplici e santi che non chiedono nulla per sè, che rappresentano Dio con la vita e la verità e non fanno parte, in realtà, della Chiesa in cui operano: il loro esempio spirituale dà luce e forza al popolo.

 

 

 

 

 

 

 


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