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SERVIZIO (PRIMA PARTE)

     

 

 

 

 

SERVIZIO

 

(prima parte)

 

 

       L’opera dell’aspirante consiste nell’utilizzare le proprie risorse al servizio della  razza umana, dimostrando in tal modo di aver qualcosa da dare. Deve mostrare che il suo unico desiderio è quello di beneficiare e servire, anziché prendere e trattenere per se stesso.

 

       La vita spesa per acquisire, allo scopo di offrire, deve avere per incentivo gli ideali realizzati in meditazione  e per ispirazione, ciò che fluisce dai livelli Superiori, come risultato della meditazione.

 

       Il servizio è di tante specie, chi serve saggiamente, chi cerca di trovare la sfera che più gli si addice, e , trovatala, fatica lietamente per il bene del tutto, è un uomo che si sviluppa individualmente in modo costante. In ogni caso però la mira del progresso personale è di secondaria importanza.

 

       Nel servizio, prima e sopra ogni cosa, deve esserci la facoltà di discriminare . Chi crede di poter fare ogni cosa; chi non indietreggia qualunque cosa accada; chi corre dove altri più saggi procedono con cautela; chi pensa di avere le capacità richieste per fare ciò; chi ha tanto zelo e usa poco il cervello per pensare al problema del servizio e chi sperpera energie; questi sovente altro non fa che una azione distruttiva, e sciupa il tempo di altri più saggi e più grandi, che dovranno correggere i suoi errori commessi a fin di bene e non serve altro scopo che i suoi desideri. Potrà ricavarne la ricompensa che spetta alle buone intenzioni, ma spesso questa è annullata dagli effetti di un modo di agire privo di senno.

 

       Serve con discriminazione chi si rende conto del posto, grande o piccolo che sia, che occupa nello schema generale delle cose; chi valuta con prudenza le proprie risorse mentali ed intellettuali, il proprio calibro emotivo, e le forze fisiche e si pone poi con la totalità delle sue energie a compiere la sua parte.

 

Serve con discriminazione chi giudica della natura e della misura del problema da risolvere con l’aiuto del proprio Sé Superiore ;  chi si rende conto del fattore tempo nell’azione, e sapendo che ogni giorno non ha che ventiquattro ore e che le sue risorse gli permettono giusto quel tanto, e non più, adatta con saggezza le sue capacità ed il tempo disponibile.

 

       Un buon servitore non procura “ansietà” al Maestro  a cagione del suo fisico e ci si può fidare che sappia conservare e risparmiare le sue forze fisiche in modo da essere sempre disponibile per eseguire ciò che il Maestro richiede. Non viene meno a causa di infermità fisica. Bada a che il suo veicolo inferiore abbia riposo sufficiente e le giuste ore di sonno; si alza presto e si corica ad un’ora conveniente; si rilassa non appena lo possa fare; si ciba di alimenti sani e adatti e si astiene dal mangiare troppo. Poco cibo, ben scelto e ben masticato è assai meglio di un pasto abbondante.

 

Sospende il lavoro quando il suo corpo reagisce all’azione e chiede che l’attenzione gli sia rivolta; allora egli riposa, dorme, usa precauzioni dietetiche e le necessarie cure mediche, obbedisce ad ogni saggia istruzione e si concede il tempo necessario per recuperare le forze.

 

Altro passo è poi quello di curare e controllare il corpo emotivo.  Questo, come sapete, è il più difficile di ogni veicolo da disciplinare. Non deve essere permessa alcuna emozione violenta, ma forti correnti d’amore  per ogni cosa che respira.

 

       L’amore, poi, è la legge del sistema, è costruttivo, stabilizzante e armonizza ogni cosa. Chi aspira ad essere un servitore non permette che il proprio corpo emozionale  sia scosso da alcun timore, ansietà o preoccupazione. Coltiva la serenità, la stabilità e un senso di sicura fiducia nelle leggi naturali. Una gioiosa confidenza caratterizza la sua attitudine abituale. In lui non alberga alcuna gelosia, nessuno stato di grigia e cupa depressione, né avidità o compassione di sé, ma — realizzando che tutti gli uomini sono fratelli e che tutto ciò che è esiste per tutti —procede con calma per la sua via.

 

Segue poi lo sviluppo del veicolo  mentale. Controllando il corpo emotivo, il servitore elimina tutte le impurità. Sua meta è di addestrarlo in modo che sia privo di colore, che abbia una vibrazione quieta, sia chiaro, placido e limpido come un piccolo lago in un calmo giorno estivo.

 

       Nel preparare il corpo mentale per il servizio, egli usa la cosa opposta dell’eliminazione; cerca di fornirlo di informazioni, di ammassare conoscenza e fatti, di addestrarlo in modo intellettuale e scientifico, si che possa dimostrarsi, con il passare del tempo, come una base stabile per la saggezza  divina.

 

Si deve ricordare che il servitore deve passare nell’Aula dell’Apprendimento prima di entrare nell’Aula  della Saggezza. Addestrando il corpo mentale egli tende quindi ad una ordinata acquisizione di conoscenza, a fornirlo di quanto può scarseggiare, alla comprensione sequenziale delle innate facoltà mentali accumulate in vite precedenti, ed infine a rendere stabile la mente inferiore in modo che quella superiore possa avere il sopravvento e la facoltà creativa del pensiero possa proiettarsi in quella quiete.

 

 

 

 

 

 


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