
MEDITAZIONE Introduzione PARTE QUARANTADUESIMA
… Sul sentiero del ritorno, la rinuncia è legge, contrapposta al metodo precedente. La vita entro stante rinuncia alle forme, fino allora considerate (necessariamente) come essenziali. Usando allora l’intelligenza che ha collegato quelle due paia di opposti spirito e materia, coscienza e forma, quest’ultima, composta di materia con l’aiuto dell’intelligenza, sono ripudiate una dopo l’altra, con l’aiuto della stessa facoltà raziocinante tramutata in saggezza. Le forme scompaiono, ma la vita permane. I colori gradualmente sono assorbiti, ma le virtù divine persistono, stabili e perduranti a causa dell’esperienza. Questi divini attributi non sono potenziali, ma sviluppati in potenze d’uso. Le facoltà inerenti sono divenute attive caratteristiche elevate all’ennesima potenza. I veli sono rimossi ad uno a uno; gli involucri sono lasciati cadere e sono abbandonati; i veicoli non sono indispensabili e le forme non più necessarie, ma la vita sempre rimane, e torna al raggio che l’ha generata. Si risolve nel suo primario, arricchita d’attività ed espressione, d’esperienza e di capacità di manifestarsi; e di tutto ciò che differenzia il selvaggio ignorante dal Logos solare. Tutto ciò è giunto a compimento perché la vita si è servita delle molteplici forme, usando l’intelligenza come mezzo per adoperarle come modo d’apprendere. Essendosi manifestato come un aspetto di quel Raggio primario, e dopo averlo differenziato, tramite molte incarnazioni, nelle sue molteplici parti costituenti, e dopo averlo velato con tutti i sette colori che lo compongono, Il jiva reincarnantesi prende la via del ritorno e dai sette diviene il tre e dal tre di nuovo l’Uno.
Lettere sulla meditazione occulta. (A.A.Bailey)
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