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SETTANTOTTESIMA

 

 

 

 

 

 

 

INSEGNAMENTI

Introduzione

PARTE SETTANTOTTESIMA

NOI vediamo la marcia degli eventi predestinati e notiamo la comparsa di figure quiete, distaccate dalla vita, che pure Noi apprezziamo per i loro conseguimenti, Ma la loro esistenza scorre fra una sorta di distacco e una vittoria, che appare come un lampo nelle tenebre. Gli eventi si succedono del tutto inosservati come quelli che li hanno preceduti. Il trono, o una cella di convento, o il desco del ciabattino, non hanno importanza; l’aura accumulata in precedenza accompagna quest’ultimo tratto di sentiero.

Naturalmente l’aura si espande e, per così dire, protegge una sensibilità fuori del comune; ma la sua qualità non muta più, e fin dai loro primi anni si possono distinguere quei fanciulli singolari, che portano un loro mondo di manifestazioni dello spirito. Rarissimamente, quasi mai, essi si limitano a una singola specialità. Invero, l’assenza di specialità è proprio una loro caratteristica; le mani sembrano protese verso il calice.

Guardando fra le vite passate, si vedono tipici esponenti della religione, del governo, della scienza, delle arti e delle meccaniche, che attendono e si preparano al viaggio, pronti a partire senza rimpianti in qualunque momento. La giusta valutazione della bellezza della materia, congiunta alla prontezza a scandagliare le conquiste dello spirito, maturano la vittoria finale.

Il turbinio dell’esistenza non attrae più, e si comprende che non potrà continuare nello stesso modo. Il conseguimento può essere, o relativamente transitorio, o istantaneo. La comprensione della necessità di esprimere un’azione definitiva giunge da lontano, e la si compie con la stessa semplicità di un qualsiasi atto quotidiano. E dunque la cosa più ardua è comprendere sia l’estasi della materia che le manifestazioni dello spirito.

 Quante ricerche mirabili sono state differite da un rimpianto per la materia, o dall’isolamento spirituale. Talvolta l’affinità fra spirito e materia si raggiunge facilmente; la causa è da cercarsi allora nelle migliori vite del passato.  L’asceta rigidissimo che impreca alla bellezza del mondo, chiude le Porte davanti a sé. Così lo scienziato, che scorda la Sorgente, impedisce a se stesso di volare negli spazi delle conquiste supreme.

Questa semplice condizione può essere compresa anche dai fanciulli, ma molti adulti la rifiuteranno come insensata. Chi è sul punto di giungere alla meta procede solo per vie di comunicazione speciali. E attendere l’ora giusta di ciò che lo spirito considera e sa, diviene penoso, come se il tempo si fosse fermato e qualche sorta di esplosione avesse distrutto i beni accumulati. Il Cristo disse in verità: “Non sapete né il giorno né l’ora”. E rivelò un’altra verità dicendo: “Signore, perché mi hai abbandonato?”. Ciò si riferisce alla conoscenza dello spirito. All’ultimo istante, prima della consumazione del ciclo terreno, sprofondiamo in un vuoto apparente, sì che tutti i fuochi accumulati possano accendersi all’istante. Si salta oltre l’abisso raffrenando la coscienza del passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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