
INSEGNAMENTI
Introduzione
PARTE CENTOSETTESIMA
Quanto all’uso delle Mie medicine, tutte le forze del regno vegetale si devono dirigere all’unico scopo per cui esistono — l’aumento di vitalità. È possibile curare qualsiasi malanno ricreando un equilibrio di vitalità.
Esistono piante che sono come serbatoi di prana. I pini lo raccolgono con i loro aghi elettrici. E come legami fra il cielo e le profondità della terra, il pianeta è coperto di antenne viventi che afferrano e serbano il vero elemento capace di rinnovare il tessuto spirituale.
Una malattia può essere nascosta dall’ignoranza, ma è meglio consumarla col fuoco della vita. Non con uno stimolante artificiale, che finisce per esaurire, ma con la forza vitale che ristabilisce l’equilibrio.
Non la si cerchi fra i minerali, da lungo ormai privi degli effetti del prana. Il loro impiego è diverso. Ma la manifestazione del sole è vivificante.
Invero, il suolo minerale fornisce un apparente sostegno alla vita; ma non è che un pedale, inutile senza corde. E pertanto, la Mia Farmacia è diretta all’essenza che è comune al genere umano. Essa afferma la vitalità senza uccisioni, poiché le piante passano con facilità nello stato successivo.
Le vaccinazioni giovano se la qualità vitale è la stessa, altrimenti agiscono come un impiastro distruttivo. Chi è pervaso di vitalità non ha bisogno di vaccinarsi; gode di quella che è detta immunità solare.
La vitalità dei villaggi è scarsa, perché il prana giova solo se assorbito coscientemente. Lo spirito può essere nutrito solo in modo cosciente.
A queste nozioni sulle medicine si aggiunga che le pelli degli animali muschiati erano preziose in Lemuria. E un calice di resina di cedro figurava nei riti che consacravano i re dell’antica Khorassan. Anche i Druidi chiamavano la coppa di resina di cedro, calice di vita. Fu solo più tardi, smarrita la comprensione dello spirito, che la resina di cedro fu sostituita dal sangue.
Il fuoco di Zoroastro era resina di cedro che ardeva nel calice.
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