UNIONE MEDIANTE IDENTIFICAZIONE CON IL TUTTO
Carlo Setzu
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Chi rinuncia al sé, lotta con estremo vigore per il bene comune, è leale in battaglia e lavora con gioia, consegue l’illuminazione dell’Arahat (il perfetto Illuminato, uno che conosce, che è diventato tutto, completo in sé, uno in cui tutte le facoltà spirituali e psichiche devono pervenire alla perfezione, alla maturità, a uno stato di perfetta armonia e la cui consapevolezza racchiude l’infinità dell’universo). È una realizzazione che si potrebbe definire conoscenza - diretta. La conoscenza dell’Arhat esige responsabilità completa, bisogna avere il coraggio di considerare se stesso come Lui che combatte senza aiuto e resiste agli assalti degli elementi con comprensione e volontà.
L’azione di gruppo moltiplica le forze. Un gruppo di dodici uomini, uniti in modo sistematico, può controllare persino eventi cosmici, però un gruppo numeroso, può indebolirlo, distruggendo la dinamica della sua struttura. Ecco perché è importante costruire piccoli gruppi. Può capitare che individui (per motivi karmici) siano attratti dal gruppo, non bisogna espellerli a forza, ma sicuramente si elimineranno da soli. È dovere di ogni membro progredito individuare gli allievi non ancora pronti, ed esercitare ogni potere della volontà per saldare i vecchi conti karmici. Talvolta avviene che aderiscano elementi indegni, anche per motivi non cattivi, ma il discepolo avanzato deve saper discernere la qualità del neofito. È importante evitare con cura di fare promesse. Riconosciamo pure i meriti di chi vale, ma senza appesantirlo di promesse. Un gruppo ben unito deve essere libero da promesse reciproche.
Brahmavidya: la conoscenza, la scienza esoterica concernente i due Brahma e la loro natura. (Brahma neutro e Brahma il creatore maschile del pantheon indiano). Solo con gli occhi si percepisce il suo fuoco e non con le parole o gli scritti, infatti, la sua fiamma brucia con il pensiero astratto; per scindere a occhio nudo il raggio cosmico nelle scintille di Fohat occorre il fuoco di Brahmavidya. La parola umana è impotente a descriverne la natura, si può capire solo con la vista spirituale. L’accrescersi del fuoco di Brahmavidya consente di percepire apertamente quei loro componenti, invisibili con altri mezzi. Essa sfolgora improvvisa, come tutte le illuminazioni della coscienza, non obbedisce a uno sviluppo coato, ma sopravviene quando la sensibilità dell’organismo è adeguata. Il Maestro non può forzarla, ma si rallegra quando quella vista passa dalle tenebre alla luce.
Un seminatore può cambiare il campo ove lavora senza per questo essere meno utile. Quando esiste vera cooperazione, ognuno deve sapere che gli sono proposte le occasioni migliori, ciò deve sorreggerlo in qualsiasi difficoltà. Questa è la legge della Comunità. L’uomo incarnato non può sapere da sé quando e perché ciò ebbe inizio, anche perché essendo nel corpo fisico, è impossibile conoscere tutto di se stessi. Occorrono molte vite, perciò si lasci ai Fratelli maggiori stabilire l’ora in cui il Loto dovrà sbocciare. Essi possono valutare l’adeguatezza necessaria, e questo volere, unito alla profondità della fiducia, è una vittoria del karma.
Le nuove occasioni sono sempre le migliori, e così un’energia novella pervade lo spazio. Distruggere è un atto creativo, quando abbia in sé coscienza del futuro, è importante generare moto, sia nel pensiero, sia negli atti. Senza influire sul precedente, ciascuno può aprire porte nuove alla conoscenza, e applicarla alla vita, solo in tal modo si può creare un flusso d’energia.
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