
MEDITAZIONE (Parte terza) introduzione
Finché l’uomo è polarizzato in senso puramente fisico o puramente emotivo, non sente alcun bisogna di meditare.
Anche quando il corpo mentale è attivo nessun impulso sorge finché l’uomo non sia passato attraverso molti cambiamenti e molte vite; abbia gustato il calice del dolore e della gioia in molte incarnazioni ; abbia scandagliato la profondità dell’esistenza solo per il sè inferiore , e l’abbia trovata insoddisfacente.
Allora comincia a rivolgere il pensiero ad altre cose, ad aspirare a ciò che è ignoto, a realizzare e sentire entro di sé le paia degli opposti, e toccare nella sua coscienza possibilità ed ideali fino ad allora insperati.
E’ pervenuto al successo, alla popolarità, ed è molto dotato, ma non sa che farsene; l’anelito interiore persiste sempre finché il dolore è così insostenibile che il desiderio di espandersi ed estendersi, di accertarsi di qualcosa e di qualcuno che stanno oltre, la ragione di ogni ostacolo.
L’uomo prende a volgersi verso l’interno e a creare la sorgente da cui è emanato. Allora comincia a meditare, a ponderare, a intensificare la sua vibrazione finché con il passare del tempo raccoglie i frutti del suo meditare.
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