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CENTOQUATTORDICI

 

 

 

 

 

 

INVOCAZIONE

Introduzione

PARTE CENTOQUATTORDICESIMA

 

    Avendo invocato tre aspetti o poteri della Mente, dell’Amore e della Volontà, le tre righe della quarta strofa della Grande Invocazione indicano l’ancoraggio di questi poteri nell’umanità stessa, “nel Centro che è detto il genere umano”. Qui e solamente qui sta la promessa del futuro, la sua speranza e opportunità. Qui e solamente qui possono esprimersi e perfezionarsi tutte le qualità divine, nel tempo e nello spazio; qui e solamente qui può veramente nascere l’amore, l’intelligenza può funzionare correttamente, e la Volontà di Dio dimostrare la sua effettiva buona volontà. Per mezzo dell’umanità, sola e senza aiuto (eccetto per lo Spirito divino che esiste in ogni essere umano) può essere “sbarrata la porta dietro cui il male risiede”.

 

    Non è Sanat Kumara che chiude questa porta; non è la Gerarchia che costringe il male a retrocedere nel luogo dal quale viene. È all’umanità che lotta, aspira e soffre, cui è affidato il compito e, fratelli miei, l’umanità è idonea a questo compito.

Quest’affermazione è tenuta sempre presente da Coloro che usano l’Invocazione nel modo più potente: essa serve a focalizzare e ancorare nel regno umano le energie invocate. Tale è il Loro compito. Da quel punto in avanti è l’umanità che si assume la responsabilità.

 

     Questa Invocazione è unica anche in quanto invoca tutti e tre gli aspetti divini. Essa sintetizza questo contatto. Ciò avviene per la prima volta nella storia umana. Finora il livello di sviluppo dell’umanità non giustificava questo modo di esprimersi. Ai tempi della Lemuria, fu invocato dall’appello di massa dell’uomo-animale istintivo il terzo aspetto divino, quello dell’Intelligenza; quell’uomo ignorava ciò che quell’appello rudimentale avrebbe invocato. La luce apparve sulla Terra e permise una vera illuminazione progressiva. Non mi riferisco qui alla luce fisica, ma alla luce dell’intelletto.  Ai tempi di Atlantide, come risultato del conflitto fra i Signori della Luce o dal Volto Risplendente e i Signori dalla Faccia Scura (come vengono chiamati nelle Scritture Antiche e nella Dottrina Segreta) ebbe luogo un’altra “era di Invocazione” e il secondo aspetto divino dell’Amore ebbe la possibilità di svilupparsi, anche se era ancora solamente una qualità embrionale del genere umano. L’appello di massa fu allora espresso in maniera più intelligente, benché persistesse ancora l’appello istintivo. Non era ancora intelligenza, così come lo interpretiamo. Nel nostro ciclo Ariana, sale un altro grande grido invocativo. Questa volta è triplice. È un grido che chiede luce, che rischiari la nostra via e penetri nei luoghi oscuri della Terra; è anche un grido degli uomini di buona volontà e di tendenze umanitarie che chiede più amore nel mondo. È infine, l’appello intuitivo degli aspiranti e dei discepoli del mondo per la piena espressione, nel tempo e nello spazio, della volontà-di-bene, la Volontà di Dio.

 

    L’umanità media istintiva, gli uomini e le donne di buona volontà e i discepoli del mondo sono tutti implicati in questa Invocazione, portandovi gli attributi dell’istinto, dell’intelligenza e dell’intuizione. Tutti e tre sono mescolati in questa grande Invocazione. Abbiate sempre presente questa fusione fondamentale, che trova ora un’espressione verbale, e siate incoraggiati dall’accostamento di massa alla Sorgente della Vita, dell’Amore e della Luce. Nulla può resistere alla richiesta congiunta degli uomini di ogni dove, in ranghi compatti secondo i gradi.

    L’intera Invocazione si riferisce esotericamente alla “nuvola carica di cose conoscibili” di cui parla Patanjali. È appunto quel serbatoio di energia incombente, adombrante e rivelatore la causa immediata di tutti gli eventi sulla Terra, indice dell’apparizione di ciò che è nuovo, migliore e progressivamente giusto.

 

 

 

 

 

 

 

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