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UNIONE MEDIANTE IDENTIFICAZIONE CON IL TUTTO

Carlo Setzu

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     I discepoli iniziati sono coloro che sollevano tutti gli esseri dall’oceano del divenire e li portano al di sopra delle passioni malvagie, destando in loro il desiderio della conoscenza e l’amore verso tutto il genere umano.

    Essi compiono sforzi instancabili fino alla fine del ciclo, non conoscono ostacoli, perché non c’è nulla che non possano percepire chiaramente. Anche se lavorano in mezzo alla maya; escogitano mezzi di salvezza basati sulla saggezza trascendentale, che poggiano sulla assoluta unità.

    I loro cuori compassionevoli sono sempre all’opera per il bene del mondo, liberando gli uomini dalla trappola della trasmigrazione, per mezzo dell’emancipazione. Essi provano una gioia che non ha limiti, liberi da ogni idea individualistica, da ogni ostacolo e da ogni sbalordimento.

    Gli insegnamenti devono contenere: carità, moralità, pazienza, coraggio, meditazione, conoscenza trascendentale, accettazione, tranquillità, concentrazione, scienza, perspicacia intellettuale, verità, conoscenza, emancipazione, giusti sforzi, ecc…

    Allora il Maestro viene dove dimora un amore che abbraccia tutte le cose, un cuore pieno di compassione, perché desidera proteggere tutti gli esseri dalle sofferenze; egli è ricercato dovunque per compiacere gli altri.

    In quanto all’inter/penetrazione e all’inter/comunicabilità, è scritto in un Manoscritto della Royal Asiatic Society che: “gli oggetti sono disposti in tal modo che la loro reciproca separazione non esiste più, come se fossero tutti fusi, ma ogni oggetto, per questo, non perde la sua individualità, perché la sua immagine si riflette in ciascuno degli oggetti, e questo non solo in parti specifiche bensì ovunque, così che vi è completa reciproca inter/riflessioni di immagini”

    Durante la contemplazione si sente come se il corpo e la mente si liquefacessero e che tutti i pensieri si allontanassero dalla coscienza. Nella mente non vi sono più impedimenti e tutte le intossicazioni svaniscono.

    L’intuizione si può conseguire trascendendo il dualismo dell’essere, e del non essere, e perciò, quando sono rimosse tutte le tracce di “causazione”, allora l’inter/penetrazione viene percepita direttamente, senza alcuna mediazione di concetti o nozioni intellettuali, come un vuoto, non nato e senza natura in sé. Ciò, per l’appunto, rende possibile l’intuizione , perché siamo in assenza di ostacoli.

    Il “vuoto” è una percezione della Realtà stessa, però quando viene ricostruito concettualmente, il significato della percezione viene completamente eliminato. Il fatto in se stesso non ha nulla a che fare con l’analisi, perché l’analisi può soddisfare l’intelletto; però l’intelletto non è certo tutto il nostro essere.

 

    Jnana è un termine difficile da tradurre, perché la parola conoscenza non ne rende compiutamente il senso. Essa è l’impulso innato dell’uomo verso la discriminazione, la sua inclinazione costituzionale al dualismo, in forza della quale vengono separati soggetto e oggetto, chi vede e la cosa vista; ed è questo che rende possibile un mondo di molteplicità; perciò, quando si dice che ciò che proviene per mezzo di jnana, la frase non ha altro significato che questo: il mondo si evolve dalla costituzione stessa della nostra mente , che è il contenuto della nostra coscienza, ed è simultaneo al destarsi di una mente che discrimina, e viene e va  misteriosamente come la nostra coscienza.

     In realtà non è giusto chiedere da dove viene e dove va il mondo. La domanda stessa deriva dalla fonte di tutti i misteri e di tutti gli inconcepibili; formularla significa frustrare il proprio fine, è possibile rispondere soltanto quando ci scostiamo dalla condizione in cui siamo. Si può rispondere solo quando non viene più formulata. È come se il fuoco chiedesse: “che cosa sono?”. “Da dove vengo?”. “Dove vado?”. “Perché ardo?”. Dal momento che riflette non sarebbe più fuoco, perché conoscere se stesso è cessare di essere se stesso. Le negazioni, in apparenza, non ci portano a nulla, ed è naturale che sia così, perché la vera risposta sta dove la domanda non è stata ancora formulata.

    Ora dobbiamo prendere in considerazione il “potere”, “forza della Volontà”,  “Potere spirituale”, appartenente ad una grande personalità umana o divina. Finché restiamo nel piano della “Jnana”, il mondo non sembra molto reale, come la sua esistenza simile alla “Maya”, in cui si presenta alla “Jnana”, troppo vaporoso; ma quando veniamo alla condizione di un iniziato, abbiamo la sensazione di avere afferrato qualcosa di solido che ci sostiene.  La volontà di sostenere significa l’amore e il desiderio “inesauribile” di salvare il mondo dalle sue illusioni e dai suoi legami.

   Per mezzo della conoscenza (Jnana), osserviamo il mondo sottostante e le sue attività come se fossero nuvole in movimento sotto i nostri piedi; sono le “masse verticali” dello sconvolgimento, che non ci toccano perché il mondo della conoscenza è trasparente, luminoso ed eternamente sereno; però, non bisogna rimanere in questo stato di contemplazione, ma accedere nella tempesta dell’esistenza e compiere ogni sforzo per innalzare quanti brancolano nelle tenebre.

 

 

 

 

 

 

 

 

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