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LA COSCIENZA

 

Carlo Setzu

 

Quinta parte di sette

 

 

L’antahkarana

 

            L’Antahkarana è il canale d’energia che collega le forme e le loro forze con le loro sorgenti originarie e che il filo di vita attraversa necessariamente il piano mentale, con i suoi tre aspetti, collegando monade, anima e personalità in un tutto vivente.

            Il compito di costruire l’antahkarana è in verità lo sforzo programmato e cosciente di proiettare il pensiero focalizzato dell’uomo spirituale dal piano mentale inferiore nelle aree di consapevolezza che sono state sentite ma con le quali non si è stabilito un contatto; esso implica l’impiego della totalità della consapevolezza già sviluppata ed “illuminata” dell’anima e lo sforzo deliberato di accrescere sempre più la sua sensibilità all’attività focalizzata del mondo delle realtà spirituali superiori; questo consiste nel dirigere la corrente del pensiero cosciente verso il mondo presentito e teoricamente riconosciuto dai Maestri, della Triade spirituale e infine di Shamballa.

 

Vita. Primo aspetto, Volontà

 

            “Le scuole di illuminazione prossime e future daranno importanza all’aspetto vita e non al contatto con l’anima”.

 

“Noi consideriamo la Vita come la Forma Una dell’Esistenza, che si manifesta in ciò che chiamiamo materia; o in ciò che, separandoli a torto, chiamiamo nell’uomo Spirito, Anima e Materia. “La materia è il veicolo che manifesta l’anima in questo piano, l’anima è il veicolo, a livello superiore, per manifestare lo spirito e questi sono una Trinità manifestata dalla Vita, che tutti li pervade”.

Esiste l’essere che è la Vita del Pianeta, Colui in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, questo insieme di vite organizzate è talvolta chiamato Logos planetario, talora l’Antico dei Giorni o Dio o la Vita Una.

Il Principio Vita è la Volontà dirigente, il proposito, l’incentivo fondamentale.

L’accesso alla Vita è dato se si subordina ciò che è personale, esercitando la magia della Fratellanza Bianca, operando sempre alla luce dell’anima e con l’anima di tutte le forme, senza curare le mire ambiziose del sé minore.

Per vivere l’aspetto Vita nel discepolo deve affluire non solo la coscienza - o energia senziente - ma anche l’energia spirituale, ciò lo renderà strumento della Vita divina, custode di forze da trattenere e usare a beneficio degli altri regni naturali ed interiori.

Si comprenderà l’aspetto Vita quando si sarà perso ogni senso di separazione e - identificati con la Vita, appunto, e non con la forma - penetrati alquanto nella coscienza del Logos planetario, tanto da sentirne il destino e vederne, a barlumi, la meraviglia della gloria finale.

Per penetrare nella Vita il discepolo deve perfezionare l’attenzione mentale, e, usando bene la mente, realizzare lo sviluppo della facoltà superiore che è l’intuizione. Essa “è quella specie di simpatia intellettuale per cui ci si trasporta nell’interno dell’oggetto, per coincidere con ciò che ha di unico e di conseguenza d’inesprimibile”.

 

            Ecco la progressione:

 

  1. L’attività mentale rivela il dualismo e tende a realizzare che, qui e ora, sono una cosa sola. Il suo scopo è di unificare il al non-sé. Egli cessa di identificarsi con la forma.
  2. La mente, usata a dovere, registra il mondo dei fenomeni e quello dell’anima, due aspetti della Vita Una. La mente si fa sensibile anche al mondo egoico.
  3. In seguito l’anima e il suo strumento si fondono così bene che il dualismo scompare e l’Ego si riconosce come tutto ciò che è, è stato e che sarà. 

            Una della prime lezioni che il discepolo deve apprendere mentre si dedica alla natura e all’uso della mente, è forse quella che l’opinione pubblica deve lasciare il posto alla coscienza del diritto individuale, usata e concentrata in modo da rilevarsi poi nelle sue debite proporzioni come germe vivente capace di sbocciare nel fiore divino del figlio della mente, il Manasaputra, e come quel filo sottile che riporta nel reame della Mente Universale. Se seguito, questo filo di coscienza conduce all’Aula del Consiglio dove si custodiscono il proposito e il piano della Vita maggiore, dove gli egoismi umani svaniscono nella luce trasparente della Volontà divina. La vera comprensione e il retto uso e controllo della natura astrale e senziente guidano l’uomo nel cuore stesso del divino, ad apprendervi che tutto è bene perché tutto è Amore. L’uso giusto della mente e l’esatta conoscenza dell’intelletto lo conducono nella mente divina ove apprende che tutto è bene poiché tutto è previsto e le mete sono tutte conseguite.

            Dio è volere perciò l’uomo spirituale agisce sull’intelletto per sottoporlo a controllo, subordinare gli altri aspetti della mente e con questa rivelare all’uomo la visione di ciò che è e che sarà. Con ciò lo allineano con il centro esoterico della testa della Vita Una.

            Ciò dicendo mi riferisco specialmente alla vita che si esprime nel nostro pianeta, voglio dire al Logos planetario, ma lo stesso concetto, è ovvio, può estendersi anche alla grande Vita di cui Egli non è che un riflesso o una manifestazione.

            È necessario comprendere alquanto il ruolo svolto dal quarto regno, l'umano, nel complesso e lo scopo per cui esiste quell’aggregato di forme che è il genere umano. Si deve insomma considerare il rapporto fra questo e il tutto e non limitarsi allo sviluppo dell’individuo e alla parte che esso compie nell’insieme circoscritto dell’umanità. L’umanità dunque, nel cosmo, è un centro di energia spirituale che promana dal cosmo; quest’energia emana da Dio Padre e giunge all’umanità da quel livello che tecnicamente è chiamato “monadico”, cioè dalla sfera degli archetipi, fonte suprema di cui l’uomo possa avere coscienza. Con “Dio Padre” intendo la Vita Una, auto - esistente e l’Assoluto.

 

L’evoluzione della coscienza dall’uomo medio, polarizzato nel triplice veicolo, a quello dell’Iniziato.

 

            Nell’universo si esprime un’energia o vita, causa responsabile delle diverse forme e della vasta gerarchia di esseri senzienti che compongono la totalità di tutto ciò che è. Dio è uno. Una sola vita prevede tutte le forme, espressione, nel tempo e nello spazio, dell’energia centrale universale.

            La vita una, manifestandosi tramite la materia, produce un terzo fattore, che è la coscienza. Essa anima tutte le cose; permea tutta la sostanza. Tutte le vite di cui è formata la Vita Una, assumono forme per mezzo delle quali realizzano il loro specifico stato di coscienza.

            Nell’uomo la coscienza si manifesta mediante caratteristiche, come reazione cosciente alla materia, poiché la pone in essere tramite la coppia degli opposti. Questa, appunto, è la base della coscienza.

            L’anima è l’elemento coscienza in tutte le forme d’ogni regno. L’anima è quell’aspetto che percepisce, che denota coscienza, che attrae e respinge, risponde o rifiuta di reagire e mantiene le forme in stato di costante attività vibratoria. L’anima nell’uomo produce consapevolezza dell’ambiente e della società, e consente di vivere nei tre mondi della sua evoluzione come spettatore, come percipiente, come attore.

            Le molteplici energie che agiscono sull’essere umano e lo sviluppano ne sono il campo d’esperienza. Sviluppo ed esperienza sono infatti termini interconnessi, poiché l’uno produce l’altro e così la coscienza evolve.

             La coscienza può essere accentrata nell’uno o nell’altro dei corpi della personalità e può identificarsi con l’anima o con la forma.

            L’uomo ordinario si trova a suo agio nei corpi fisico e astrale, ove si polarizza la sua energia. L’uomo intelligente ed evoluto aggiunge a ciò il controllo consapevole dell’apparato pensante (memoria e analisi). L’aspirante percepisce già qualcosa del principio pensante che anima la personalità.  Il discepolo dispone di tutti e tre, in quanto ha coordinato o allineato anima, mente e cervello e comincia ad impiegare l’apparato soggettivo, cioè l’energia.

            Gli uomini di levatura relativamente notevole, affrancati da ciò che è puramente fisico, e consci della natura fisica della natura astrale, hanno imparato a mantenere un’attività costante, basata sull’autodisciplina e sul servizio. Utilizzano scientemente i cicli e ne comprendono al quanto la natura. Conoscono l’arte divina di astrarre la coscienza nell’anima nel mondo degli uomini. Questa capacità contrassegna le opere degli iniziati.

            Approfondendo ancor più il concetto, possiamo dire che l’energia delle cellule del corpo (fuoco d’attrito) può essere fusa col fuoco della coscienza. Questo fuoco è l’energia presente nella materia che sorregge il sistema nervoso, e pertanto produce sensibilità e consapevolezza. È ciò che causa la reazione al contatto e conferisce la facoltà di registrare e ricordare l’impressione. Il fuoco solare quando si fonde con il fuoco d’attrito della materia e con il fuoco elettrico (massimo aspetto divino), l’uomo si manifesta in pienezza. Questa triplice fusione può effettuarsi quando la personalità è già molto organizzata ed equilibrata. Ciò implica di saper ritrarre la coscienza letteralmente, nel corpo eterico e nello stesso tempo conservare, piena coscienza, un punto concentrato nella testa, da cui dirigere automaticamente il corpo fisico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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