GRATITUDINE (Terza parte di tre)
In profonda meditazione affiora, sotto forma di pensiero astratto, l’ingiunzione dell’anima di governare sempre meglio la personalità, quale strumento per il servizio ashramico, eliminando ogni introspezione personale. Sappiamo anche che la mente universale ci raggiunge attraverso l’ashram con la telepatia e la nostra sensibilità all’impressione del Maestro. Perciò ci dobbiamo rendere conto che è indispensabile inserirci in uno schema di servizio mondiale congiunto e organizzato, quale unità dell’ashram e avamposto della Gerarchia.
La nostra vita individuale diminuisce sempre più, mentre la consapevolezza e la sensibilità di gruppo aumentano i valori spirituali con chiaro pensiero astratto, trascendente e contemplativo, sorgente d’ispirazione e d’illuminazione, da cui registriamo solamente le impressioni che si riferiscono al servizio e che riguardano in special modo il prossimo passo avanti che deve compiere l’umanità.
Questa registrazione, dovuta alla tecnica di penetrazione e al processo di polarizzazione, implica la precipitazione, nel campo di servizio umano, di forme pensiero create dal gruppo nel suo complesso.
Noi dobbiamo cercare di raggiungere un livello più alto di contemplazione, come suggerito dal seguente punto di rivelazione: “Il Proposito stesso è solamente un’energia liberata nella Camera di Consiglio a Shamballa”. “Lì deve assumere forma, senza preoccuparci troppo del livello raggiunto”.
Più andiamo avanti e più ci rendiamo conto di costruire una base per una nuova e successiva comprensione e di incamminarci verso un raggiungimento di un “anello invalicabile” di coscienza nuova e più grande. Parimenti ci rendiamo conto che tutto è provvisorio e che dobbiamo solo avanzare verso i Sacri Piedi del Grande iniziatore.
In profonda meditazione affiora insistentemente il pensiero: come sarà il mondo quando la maggioranza degli esseri umani si occuperà del bene degli altri e non dei propri fini egoistici? Anche senza risolvere l’arcano, ciò rafforza la nostra intenzione di continuare a illuminare la via agli altri, convinti di essere sulla giusta strada per rispondere, col nostro “piccolo” contributo, a questa domanda. La gioia ci invade perché sentiamo di essere nel posto e nel momento giusto.
Riflettendo sul Piano divino attraverso i secoli vediamo un flusso continuo, inarrestabile e in crescita esponenziale che sarebbe impossibile inseguire se non ci mettessimo al centro della corrente e ci lasciassimo andare, equipaggiato però di “barca, vela e timone”, considerando la sua ineluttabilità non ci resta che sviluppare la volontà e inserirci in esso, adeguandoci a una saggia e programmata attività di un obiettivo immediato.
In profonda meditazione sappiamo di essere immersi, come anima, con i nostri compagni di gruppo, nella coscienza del Maestro, e perciò ci assumiamo la responsabilità della comprensione e realizzazione dei progetti dell’Ashram al quale apparteniamo o siamo affiliati e del Centro spirituale di appartenenza e di concorrere tutti insieme alla costruzione e funzione del Canale per l’afflusso del Fuoco dello spirito liberato a Shamballa che, attraverso la Gerarchia, scorre verso l’umanità.
Questo accade sicuramente se ognuno di noi abbia coltivato lo sviluppo della sensibilità spirituale, l’espansione della coscienza e la scienza dell’impressione, che portano alla comprensione della “Realtà dell’Essere”.
È di capitale importanza però, dopo la penetrazione, la polarizzazione e l’accettazione, ciò che precipita deve essere afferrato, assimilato e usato nel campo di servizio umano. In pratica è la luce che affluendo porta rivelazione, trasmette informazione e suscita intuizione nella coscienza dell’iniziato. Il suo destino, con quello della Gerarchia, è di attestare, in ogni ciclo nascente, le nuove verità e le più ampie prospettive spirituali.
La fusione e la realizzazione si promuovono e si completano a vicenda con l’atteggiamento di riconoscere la propria divinità nell’espressione quotidiana. La fusione comporta di essere tutt’uno con l’anima attraverso un canale che la unisca al cervello tramite la mente: dobbiamo considerare questa come un potente riflettore della luce dell’anima che illumina l’area in cui deve essere costruito l’antahkarana.
L’esercizio della volontà è uno sforzo che produce la personalità infusa d'anima e che innesca un flusso costante di forze e di energie fra la personalità integrata e l’anima, permettendo così la costruzione dell’antahkarana superiore, per il contatto con la Triade spirituale. Si crea la personalità infusa d’anima quando si mescolano le tre forze della personalità con le tre energie dell’anima.
In tutte le nostre attività è insita la seguente sequenza: consapevolezza, coscienza, riconoscimento e realizzazione che porta a un’espansione di coscienza. Ogni nuova espansione di coscienza è il risultato di esperienze in nuovi campi di attività prodotta dal tirocinio disciplinare della vita. Con il lavoro di meditazione si entra in nuovi campi, conseguendo nuove realizzazioni man mano che la coscienza registra nuove zone di consapevolezza.
Il ritmo fra personalità e anima appare quando le cinque energie (fisica, eterica, emotiva, mentale concreta, mentale astratta) cominciano a essere impiegate coscientemente e saggiamente nel servizio; ciò stabilisce stabilmente una via di contatto, che diviene la linea di minor resistenza.
L’unificazione avviene quando tutte le scissioni sono colmate, le crisi superate e le fusioni necessarie effettuate. In altre parole, quando i vari aspetti umani sono collegati con l’anima.
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