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GRATITUDINE
(Prima parte di tre)
Carlo Setzu 

Gratitudine, umiltà, accettazione, disponibilità, responsabilità, servizio. 

       “L’unità di scopo, il desiderio di servire, il riconoscimento dell’attuale intenzione focalizzata della Gerarchia (sotto la guida del Cristo) diventa uno stato invocativo e magnetico della coscienza del gruppo; questo evoca dal Cristo e dai suoi Maestri informati l’identificazione del loro pensiero unito con l’aspirazione di gruppo”. 

      Nelle cinque meditazioni di accostamento bisogna assumere un atteggiamento interiore e uno stato di coscienza di raccoglimento equilibrato. Ciò permette di avanzare e di penetrare, col gruppo di discepoli e iniziati, in nuove sfere di coscienza divina e di entrare come se fossimo in un più stretto rapporto con la Mente del Signore del Mondo

       In profonda meditazione la sensazione è di concorrere a creare quel filo di luce che collega i tre Centri planetari (Shamballa, Gerarchia e Umanità), dove scorre precipitando sul piano fisico il Proposito e il Piano divino, che contengono l’energia dinamica, lo sviluppo e la crescita evolutiva del Pianeta. Questo avviene mediante i Giusti Rapporti Umani resi possibili dal gran numero di discepoli e iniziati che lavorano nei tre mondi

       In profonda meditazione l’atteggiamento deve essere un riconoscimento (sentirsi parte) di partecipazione attiva nel servizio mondiale e di una vita d’impegno mentale e spirituale molto intenso. In silenzio meditativo attendere che affiori l’attività creativa dell’immaginazione, con la speranza che possa osservare qualche percezione che affiori nel cervello. 

       Al momento dell’accostamento è l’immaginazione che ci mette nello splendore, nell’amore, nella saggezza e nella forza dell’Ashram: questo da certezza, fiducia e ferma determinazione. In quel momento le miserie terrene perdono d’importanza, ciò nonostante è nostro dovere entrare nuovamente nel mondo, spinto dalla necessità di servire i nostri fratelli, sapendo che il Maestro ha bisogno di noi. 

In profonda meditazione: la radiosità del gruppo si fonde con la radiosità dell’Ashram. Noi traiamo da questo centro di potere nuove forze per il servizio nei tre mondi e potenziamo la forma-pensiero di luce, amore e volontà da riversare, in qualità d’intermediari, sull’umanità intera. 

       Tutti gli Ashram formano il grande Ashram. La luce di ognuno si fonde nella radiosità della Gerarchia, compresa la nostra luce che concorre, nel suo piccolo, a questo insieme; perciò, sentiamo la responsabilità di non ostacolare il perfetto funzionamento e la sua armonia. 

     Lo stato di coscienza buddhico, l’intuizione e la comprensione del Piano sono facilitate dalla comune intenzione. La parte che svolgiamo per la realizzazione del Piano, in ultima analisi, è l’espressione dell’amore buddhico o del quinto Regno delle Anime.

       Il quinto Regno è già iniziato; esso è formato dagli iniziati e dai discepoli che lavorano per la redenzione di un più grande numero possibile di esseri umani, ognuno nel proprio campo con più o meno competenza, ma che tutti concorrono per la conquista della “Terra promessa dal Signore”. Questa consapevolezza ci carica di vitalità spirituale, di certezza e di determinazione per portare avanti il nostro comune servizio. 

       In perfetta comunanza d’intenti, immersi nella luce blu dell’Ashram del nostro Maestro, l’intenzione corre verso l’umanità bisognevole del nostro impegno, diretto a creare un nuovo modo di vivere e un nuovo modo di vedere la civiltà, portando così il genere umano verso la concordia e l’armonia. 

       Siamo consapevole dell’antahkarana di gruppo, quale canale, dove fluisce l’energia dell’Ashram, collegando il flusso di volontà intelligente dei tre Centri planetari che impressiona gli iniziati, i discepoli, il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, gli uomini e donne di buona volontà, favorendo, ognuno nel proprio ambiente, il servizio. Dobbiamo mettere in comune ogni qualità (parola, denaro, capacità, conoscenza, saggezza, sacrificio) per realizzare il Piano. 

      La semplicità dello Spirito si esprime quando si consegue il distacco dalle complicazioni della vita quotidiana, senza cancellarle ma guardandole, come osservatore impersonale, come strumenti utili per il servizio e per l’inevitabile conseguente conseguimento spirituale. 

       L’aura magnetica nella testa ci fa “sentire” l’energia del gruppo unificata e in sintonia con quella della Gerarchia, che fluisce nel canale attivato dal Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, che stimola l’umanità, in particolar modo quelli che hanno la capacità di rendere concrete le impressioni o le idee evocate. 

       Il suono del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, quando si fonde con quello dell’umanità, vivifica quest’ultima elevandola alla propria frequenza, permettendo alla Gerarchia d’inondare il genere umano dell’energia di Shamballa. 

       Alla Grande sinfonia del Sistema solare partecipano tutti gli esseri senzienti: Ora, essa è una cacofonica prova d’orchestra, ma in seguito, col nostro fattivo concorso e in questo ciclo, diverrà una perfetta sinfonia o un moto ritmico o vita sattvica

        In profonda meditazione e in contatto col Maestro sappiamo che il gruppo è ispirato da Lui mediante le nostre anime e la Triade spirituale. Perciò abbiamo la certezza che il nostro servizio, scevro da interessi personali, è ispirato dall’Ashram. Da questo possiamo dedurre che almeno un tenue filo dell’antahkarana è già stato costruito, e che possiamo considerarci discepoli che servono con la necessaria perseveranza, entusiasmo equilibrio, umiltà e prudenza. 

       La sensazione di poter contare sulla partecipazione ashramica per l’afflusso di energia superiore, moltiplica le nostre forze e la saggezza; così il nostro utile contributo è diretto a portare avanti il lavoro originato nell’Ashram. 

Avviciniamoci al Maestro, all’unisono come gruppo, come quelli che comprendono e agiscono coerentemente con la conoscenza acquisita e alla luce del fuoco della comprensione, sapendo che la coscienza dell’Ashram è anche la nostra coscienza; ma ciò che ci interessa maggiormente è la precipitazione dell’impressione proveniente dai livelli sottili, che potrebbe aiutarci ad aumentare la nostra utilità nell’Ashram, nel formulare il programma, fare gli adattamenti necessari e impartire la giusta direzione ai membri delle “unità di Servizio”, per il lavoro e l’insegnamento

       I valori spirituali non possono essere imposti, perciò dobbiamo fare dei compromessi fra la comprensione degli allievi e il Piano, che dobbiamo presentare e far conoscere da tutti. Dobbiamo inoltre raggiungere la capacità di “vedere” congiuntamente l’intenzione ashramica, comprendere bene come realizzare il Piano o quel tanto di piano che ci spetta svolgere, in aderenza all’ambiente in cui lavoriamo e alla Civiltà e Cultura di cui facciamo parte. 

Segue nella seconda parte...

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