IL SERVIZIO COME STRUMENTO DELL’UNITÀ DELLA VITA CARLO SETZU
PARTE PRIMA DI DUE
Fate ogni cosa per benevolenza; che l’idea di servizio accompagni ogni vostra mossa; che il comando del bene si estenda su tutto. Però attestare non implica ancora che la coscienza sia stabile, perciò, bisogna osservare e scrutare le manifestazioni della propria vita con molta assiduità. Sovente si è circondati da segni importanti, che chiariscono il senso del futuro, ma per carenza di attenzione non si discerne la realtà. Soccorriamo col servizio la struttura del mondo, perché esso è in pericolo. La mano che offre non resta mai vuota; i cuori oscurati non possono capire la grandezza del servizio reso agli altri quando si dice: ama il tuo prossimo più di te stesso. Il servizio è anche nell’amore cordiale, quando brilla una lacrima di abnegazione; è lì che si trova l’impresa dell’eroe, che moltiplica le sue forze nel nome del genere umano; come nella pazienza del giardiniere mentre pondera sul mistero racchiuso nel seme; nel coraggio che penetra le tenebre; nel sorriso del bimbo affascinato da un raggio di sole. Non serve a niente cercare la beatitudine se non si vive in maniera altruistica, praticando la compassione e l’amore. La beatitudine verrà da sé quando la mente sarà pura e disinteressata.
(Agni Yoga)
L’opera dell’aspirante consiste nell’utilizzare le proprie risorse al servizio della razza umana, dimostrando in tal modo di aver qualcosa da dare. Deve mostrare che il suo unico desiderio è di beneficiare e servire, anziché prendere e trattenere per se stesso.
La vita spesa per acquisire, allo scopo di offrire, deve avere per incentivo gli ideali realizzati in meditazione e per ispirazione, ciò che fluisce dai livelli Superiori, come risultato della meditazione.
Il servizio è di tante specie, chi serve saggiamente, chi cerca di trovare la sfera che più gli si addice, e, trovatala, fatica lietamente per il bene del tutto, è un uomo che si sviluppa individualmente in modo costante. In ogni caso però la mira del progresso personale è di secondaria importanza.
Nel servizio, prima e sopra ogni cosa, deve esserci la facoltà di discriminare. Chi crede di poter fare ogni cosa; chi non indietreggia qualunque cosa accada; chi corre dove altri più saggi procedono con cautela; chi pensa di avere le capacità richieste per fare ciò; chi ha tanto zelo e usa poco il cervello per pensare al problema del servizio e chi sperpera energie, questi sovente altro non fa che un’azione distruttiva, e sciupa il tempo di altri più saggi e più grandi, che dovranno correggere i suoi errori commessi a fin di bene e non serve altro scopo che i suoi desideri. Potrà ricavarne la ricompensa che spetta alle buone intenzioni, ma spesso questa è annullata dagli effetti di un modo di agire privo di senno.
Serve con discriminazione chi si rende conto del posto, grande o piccolo che sia, che occupa nello schema generale delle cose; chi valuta con prudenza le proprie risorse mentali e intellettuali, il proprio calibro emotivo, e le forze fisiche e si pone, poi con la totalità delle sue energie a compiere la sua parte.
Serve con discriminazione chi giudica della natura e della misura del problema da risolvere con l’aiuto del proprio Sé Superiore; chi si rende conto del fattore tempo nell’azione, e sapendo che ogni giorno non ha che ventiquattro ore e che le sue risorse gli permettono giusto quel tanto, e non di più, adatta con saggezza le sue capacità ed il tempo disponibile.
Un buon servitore non procura “ansietà” al Maestro a cagione del suo fisico e ci si può fidare che sappia conservare e risparmiare le sue forze fisiche in modo da essere sempre disponibile per eseguire ciò che il Maestro richiede. Non viene meno a causa d’infermità fisica. Bada a che il suo veicolo inferiore abbia riposo sufficiente e le giuste ore di sonno; si alza presto e si corica a un’ora conveniente; si rilassa non appena lo possa fare; si ciba di alimenti sani e adatti e si astiene dal mangiare troppo. Poco cibo, ben scelto e ben masticato è assai meglio di un pasto abbondante.
Sospende il lavoro quando il suo corpo reagisce all’azione e chiede che l’attenzione gli sia rivolta; allora egli riposa, dorme, usa precauzioni dietetiche e le necessarie cure mediche, obbedisce a ogni saggia istruzione e si concede il tempo necessario per recuperare le forze.
Altro passo è poi quello di curare e controllare il corpo emozionale. Questo, come sapete, è il più difficile di ogni veicolo da disciplinare. Non deve essere permessa alcuna emozione violenta, ma forti correnti d’amore per ogni cosa che respira.
L’amore, poi è la legge del sistema, è costruttivo, stabilizzante e armonizza ogni cosa. Chi aspira a essere un servitore non permette che il proprio corpo emotivo sia scosso da alcun timore, ansietà o preoccupazione. Coltiva la serenità, la stabilità e un senso di sicura fiducia nelle leggi naturali. Una gioiosa confidenza caratterizza la sua attitudine abituale. In lui non alberga alcuna gelosia, nessuno stato di grigia e cupa depressione, né avidità o compassione di sé, ma, realizzando che tutti gli uomini sono fratelli e che tutto ciò che è esiste per tutti, procede con calma per la sua via.
Controllando il corpo emotivo il servitore elimina tutte le impurità. Sua meta è di addestrarlo in modo che sia privo di colore, che abbia una vibrazione quieta, sia chiaro, placido e limpido come un piccolo lago in un calmo giorno estivo.
Nel preparare il corpo mentale per il servizio, egli usa la cosa opposta dell’eliminazione; cerca di fornirlo d’informazioni, di ammassare conoscenza e fatti, di addestrarlo in modo intellettuale e scientifico, si che possa dimostrarsi, con il passare del tempo, come una base stabile per la saggezza divina.
Si deve ricordare che il servitore deve passare nell’Aula dell'apprendimento prima di entrare nell’Aula della saggezza. Addestrando il corpo mentale egli tende quindi a un’ordinata acquisizione di conoscenza, a fornirlo di quanto può scarseggiare, alla comprensione sequenziale delle innate facoltà mentali accumulate in vite precedenti, ed infine a rendere stabile la mente inferiore in modo che quella superiore possa avere il sopravvento e la facoltà creativa del pensiero possa proiettarsi in quella quiete.
Chi ama l’umanità cerca la perfezione nell’azione. La sua attenzione non è rivolta a sogni grandiosi di martirio e a chimere gloriose ma effimere di un servizio di natura spettacolare, ma la sua linea di condotta è l’applicazione immediata di tutte le sue potestà verso il dovere più prossimo. Sa che la perfezione è nei particolari dell’opera a lui più vicini. La vita procede per piccoli passi, ma ognuno di essi, compiuto opportunamente, in ogni momento e saggiamente utilizzato, fanno percorrere grandi distanze e determinano una vita ben spesa.
Quelli che guidano la famiglia umana usano esaminare coloro che aspirano al servizio nei piccoli dettagli della loro vita quotidiana, e chi di essi mostra i segni di un’agire costante nelle cose apparentemente non essenziali, viene promosso a una sfera di maggiore importanza. Come potrebbero, in tempo di emergenza e di crisi, fidarsi di chi compie le faccende della sua vita d’ogni giorno in modo sbadato e senza cura?
Altro metodo di servizio consiste nell’adattabilità. Ciò comporta la prontezza a ritirarsi quando altre o più importanti persone sono inviate a occupare il nostro posto o la capacità di lasciare le proprie funzioni per assumerne altre di portata maggiore, quando qualche operatore meno competente sia in grado di svolgere le nostre mansioni con altrettanta facilità e discernimento.
La facoltà di lavorare con dei gruppi è di estrema importanza. Sul piano fisico essi sono:
- Il gruppo della famiglia, cui il soggetto è affiliato di solito per due ragioni: per smaltire il Karma a e pagare i propri debiti, e di disporre di un certo tipo di veicolo fisico necessario all’Ego per la sua adeguata espressione.
- Gli amici e le persone associate, la gente che il suo ambiente gli dispone intorno; quelli che gli sono soci negli affari; compagni spirituali; le conoscenze e gli amici casuali; la gente con la quale ha contatto per un breve momento e più non incontra. Anche qui l’opera è duplice, si tratta di pagare un debito, quando questo è stato contratto e di dimostrare la sua capacità di influenzare per il bene quelli che lo attorniano e di accollarsi le responsabilità. Le Guide dell’umanità guardano le azioni e le reazioni dell’uomo, la sua capacità di servire e la rispondenza alle necessità circostanti.
- La congregazione cui è associato nel servizio, il gruppo sotto la direzione di qualche Grande, che sia raccolto in modo definito per opere di natura soggettiva, occulta o spirituale, oppure di opera sociale svolta fra i movimenti di volontariato, ecc.
Sul piano emotivo essi sono:
- Il gruppo che è suo, ancora più di quello della famiglia in cui è nato sul piano fisico. Vedrete dimostrato questo fatto molte volte quando membri di una famiglia spirituale si incontrano sul piano fisico; ne segue un immediato riconoscimento.
- La classe, entro l’Aula dell’Apprendimento, cui sia assegnato e in cui riceve molta istruzione.
- Il gruppo di Aiutattori invisibili con i quali sia all’opera.
Tutti questi gruppi implicano obblighi e lavoro e di tutti si deve tener conto nello studiare l’uso assennato della meditazione. Questa dovrebbe accrescere la capacità di scaricarsi dei debiti karmici, conferendo chiara visione, saggio giudizio e comprensione del lavoro dell’immediato momento. Ogni cosa contraria a ciò è pericolosa. Sul piano mentale questi gruppi possono essere così elencati:
- I gruppi di allievi di un qualche Maestro con il quale l’uomo sia affiliato e con il quale lavori, usualmente ciò avviene solo quando egli sta rapidamente consumando il suo Karma e si avvicina all’ingresso del sentiero; quindi la sua meditazione dovrebbe essere sotto la guida del suo Maestro.
- Il gruppo egoico cui l’uomo appartiene. È importantissimo poiché implica la considerazione del suo raggio nell’apprestare la meditazione.
CONTINUA…
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